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1 Inter, pareggio deludente2 Centrocampo non pervenuto, alternative pure3 Quando non va con la tattica dovrebbe sopperire la furbizia4 Nessuno intoni il “de profundis”5 Una tappa obbligata, basta che non lasci ferite profondeInter, pareggio deludente
Parleranno di un pareggio sporco, di un pareggio incolore, o immeritato.
C’è un qualcosa di vero in ognuno di questi aggettivi.
Abbiamo fatto felici chi aveva parlato di vittoria casuale a Crotone e anche quelli che temevano un filotto prolungato.
Stasera dormiranno tutti sonni più tranquilli.
L’Inter non è poi la brutta bestia che voleva far sembrare, Spalletti non è il mago di Oz che fa splendere tutto ciò che tocca con la sua pelata e i giocatori continuano ad avere gli stessi difetti di sempre.
Centrocampo non pervenuto, alternative pure
Lenti, compassati, disattenti.
Un centrocampo che è stato sovrastato dalla dinamicità degli omologhi rossoblu.
Borja Valero e Vecino hanno certo nei piedi tanta qualità, ma quando ti trovi pressato a qualsiasi altezza del campo, soprattutto lo spagnolo dimostra i suoi limiti.
E se l’azione non riesce a ripartire come il libro del calcio comanda, ci sono solo due alternative.
O allarghi sulle fasce o cerchi la tua punta centrale, se ne hai una che dà profondità alla squadra e riesce a fare a sportellate.
L’Inter di stasera non è riuscita né nello sviluppo principale dell’azione in ripartenza né in nessuna delle due alternative.
Joao Mario è stato l’emblema di questa difficoltà.
Palloni persi l’uno su l’altro, ciondolando per il campo senza riuscire ad interpretare né un ruolo di sostegno a Icardi né un supporto alla manovra.
Quando non va con la tattica dovrebbe sopperire la furbizia
Commentando per Sky, Marocchi nel secondo tempo dopo una serie di palloni persi per errori di misura e superficialità , si è lasciato andare ad una considerazione amara: una squadra che non ha voglia di sporcarsi le mani ed i calzettoni, questa più o meno la sua riflessione.
Dura da digerire, ma almeno in parte condivisibile.
Occorre essere intellettualmente onesti.
Dopo Crotone chi ha parlato di vittoria casuale lo ha fatto per puro spirito critico.
Due tiri in porta subiti in una gara in trasferta sarebbero una media da firmare per tuto il campionato.
Ma stasera è inutile girarci attorno, il Bologna ha dominato in dinamismo, lucidità, nei duelli singoli, nella voglia di aggredire la gara.
Nessuno intoni il “de profundis”
Diamo inizio al funerale dunque?
Neanche per idea.
Fin dal ritiro di Riscone tutti sapevamo delle difficoltà che la squadra poteva avere, scontando una rifondazione tattica e soprattutto psicologica.
L’inizio di campionato esaltante ha forse un po’ nascosto le difficoltà che c’erano e rimangono tuttora.
Ci sarebbero state se stasera avessimo 7/8 punti, ci sono a 13 punti.
Chi se le era dimenticate dopo le quattro vittorie era volato troppo in alto.
Sappiamo quali sono i limiti della squadra, Spalletti assai meglio di noi.
Sappiamo anche quali sono le qualità.
Il miracolo del mister di Certaldo fino a stasera era stato quello di riuscire a far emergere le seconde a scapito delle prime.
Una tappa obbligata, basta che non lasci ferite profonde
Stasera non è andata così, ma nessuno è autorizzato ad iniziare le drammaturgie cui siamo abituati.
Non dovevamo volare alti dopo Crotone e neanche se la squadra avesse portato via i tre punti dal Dall’Ara.
Non dobbiamo scavarci la fossa dopo questo pareggio.
E’ un passaggio obbligato, che prima o poi sarebbe arrivato. Come arrivava con regolarità gli anni scorsi.
Solo che in passato il primo passaggio a vuoto segnava l’inizio del precipizio (ricordare il Mancini del 2015 o il Pioli dello scorso anno dopo Torino, please).
Il pareggio di stasera dovrà essere una semplice tappa nell’ambito di un processo di crescita che potrà prevedere altri alti e bassi.
Ma bassi così fanno male ai tifosi.