Inter: un altro flop o un incompreso? Dubbi e perplessità si moltiplicano
Inter: proprio lui, che doveva risolvere mille problemi
Un “tuttocampista” lo avevano definito in molti quando sbarcò a Milano lo scorso anno.
Una definizione che può suonare benissimo se si ricorda gente come Stankovic, come il Cholo Simeone.
Ma che può trarre anche in inganno, come succede all’aspirante manager che al colloquio di selezione racconta di saper fare di tutto.
Saper fare tutto, almeno nel calcio ed in una zona limitata di campo, è prerogativa di pochi grandissimi.
Arrivato dopo l’ ottimo Europeo vinto con la sua nazionale, Joao Mario sembrava dovesse essere il toccasana per quella zona del campo nerazzurro che da tempo cercava un protagonista.
Quei 20/30 metri che vanno tra la parte alta del nostro centrocampo e la linea difensiva avversaria.
Magari svariandoci da destra verso il centro come aveva fatto splendidamente con i lusitani campioni d’Europa.
Le caratteristiche ci sono e le ha già dimostrate: sa andare in profondità, conosce alla perfezione i tempi di inserimento.
Le qualità ci sono, il rendimento latita
Possiamo dire che ogni tanto (quasi sempre a Bologna) si astrae e vaga tra le linee come un personaggio in cerca d’autore, mentre l’autore dovrebbe essere lui.
Quando ci sarebbe bisogno di lui 20 metri indietro per supportare l’azione è spesso alto sulla difesa avversaria, quando la sua padronanza tecnica servirebbe subito dietro Icardi magari sta a ridosso della nostra mediana.
La sua accelerazione in ripartenza può spaccare, all’Olimpico ne ha dato prova tangibile, ma non sempre l’atteggiamento della squadra può privilegiare il gioco di rimessa.
Faccia quello che sa fare meglio
La timidezza, la scarsa convinzione, l’intermittenza delle giocate stanno facendo discutere sulla sua effettiva caratura.
Certo, chi si aspettava il clone di Nainggolan nella nuova Inter di Spalletti ha ragione di sentirsi deluso.
Nessuno può chiedere a Joao di fare il Ninjia, ma tutti gli chiedono di fare ciò che sa fare.
Essere determinante in quei 30 metri di campo per verticalizzare l’azione, per mettere Icardi in condizione di andare in porta, per andare a rimorchio sui tanti palloni che Candreva e Perisic mettono dal fondo.
E magari senza ciccare come un dopolavorista un rigore in movimento come a Bologna.
Se è solo un momento di confusione se lo faccia passare velocemente.
L’Inter ha bisogno di Joao Mario quello vero, non della controfigura svogliata e confusionaria vista a Bologna.