90 anni fa la prima maglia nerazzurra di Meazza
Il 25 settembre è una data che può passare inosservata per molti ma non nella storia dell’Inter.
90 anni fa Giuseppe Meazza esordiva in campionato con la maglia dell’Inter.
Chi è stato Meazza per l’Inter e per Milano dovrebbe essere abbastanza evidente dalla intitolazione a lui fatta dello stadio di San Siro.
Un monumento del calcio italiano e mondiale, un pezzo importante della milanesità dei decenni di inizio secolo scorso.
Arrivato dalla provincia, scartato dal Milan per il fisico mingherlino, a sedici anni il ragazzo fu aggregato in prima squadra.
Un anno dopo, il 25 settembre 1927 per l’appunto, Meazza esordiva nell’Inter, nella Coppa Volta.
“Balilla” per i compagni
Fu in quell’occasione che gli fu dato il soprannome di “Balilla”.
Quando l’allenatore Weisz lesse nello spogliatoio la formazione, annunciando la presenza in squadra di Meazza fin dal primo minuto, un anziano giocatore dell’Inter, Leopoldo Conti, esclamò sarcastico: «Adesso facciamo giocare anche i balilla!»
Non ci mise molto il ragazzino a far capire di che pasta era fatto .
In quella partita giocata contro la Dominante, segnò due gol, facendo capire a tutti che era nata una stella.
I numeri di Meazza in nerazzurro dicono tutto: 408 partite con 287 gol, Campione del Mondo nel 1934 e nel 1938.
Nel biennio 1940-42 vestì la maglia dei rivali rossoneri con 37 presenze e 9 gol.
Negli anni 50 fu anche allenatore dell’Inter.
Un rigore storico
L’episodio più famoso della sua carriera è legato ai mondiali di calcio del 1938
Semifinale in Francia con il Brasile, 1-0 per l’Italia, calcio di rigore.
Il divo Peppino s’avvia a tirarlo quando s’accorge che rischia di restare in mutande.
Non sa se andare a cambiarsi o calciare prima. Decide. Va a calciare. Gol.
Per anni il calcio italiano ha costruito intorno a quell’insignificante nastrino una storia da tramandare,
Gianni Brera nella sua “Storia critica del calcio italiano” descrisse così l’episodio:
“Al fischio dell’arbitro si fa avanti reggendosi i calzoncini con la mano sinistra.
Il piede destro fa pensare al portiere che tiri alla sua sinistra e vi si tuffa: la palla rotola beffardamente a sfiorare l’angolino del palo opposto e si adagia in rete.
Soltanto adesso Meazza sostituisce i calzoncini e torna in campo per bailar calcio a sua volta”.
Poesia di un calcio (e di un modo di raccontarlo) di altri tempi.