Indice dei contenuti
1 Agnelli, un anno di inibizione2 Un uomo dalle responsabilità eccezionali3 Un calcio convalescente in un paese ancora malato4 Un sistema che si sta riformando5 Per proseguire il cammino necessaria la massima trasparenza6 La richiesta al Presidente Agnelli: un passo indietro per continuare a crescereAgnelli, un anno di inibizione
La condanna del Presidente della Juventus Giovanni Agnelli da parte del Tribunale della FIGC ad un anno di inibizione per la vicenda dei biglietti apre un altro momento di riflessione nel calcio italiano.
Ci preme evidenziare innanzitutto che Agnelli non è stato ritenuto colpevole di frequentazioni con esponenti di clan malavitosi.
Di questo prendiamo atto con soddisfazione.
Se fosse stato appurato il contrario le conseguenze sarebbero state nefaste non solo per gli interessati ma per tutto il calcio nazionale.
Secondo il Tribunale Figc però, la difesa di Agnelli, basata sulla totale estraneità ai fatti, non può ritenersi comunque fondata.
Il presidente bianconero, in un contesto in cui la società puntava a ricucire i rapporti con gli ultras, «nulla ha fatto per evitare il perpetrarsi di tali gravissime condotte».
Questo il passo centrale e fondamentale della sentenza.
Un uomo dalle responsabilità eccezionali
Non ci permettiamo di entrare nel merito della sentenza ma una riflessione occorre pur farla.
Giovanni Agnelli è persona di grandissimo rilievo, sportivo, economico, mediatico.
Discendente della famiglia che incarna da sempre lo spirito imprenditoriale dell’Italia per eccellenza.
Presidente del club più prestigioso d’Italia (checchè se ne dica).
Da poco Presidente dell’ECA, organismo del calcio europeo che rappresenta gli interessi dei club calcistici.
Il suo nome evoca al contempo la Fiat e la Juventus, due realtà che hanno fatto grande l’Italia nel mondo e che tuttora portano il prestigio del tricolore in ogni angolo della terra.
Proprio per questo le responsabilità che gravano sulle sue spalle sono enormi.
Un calcio convalescente in un paese ancora malato
E sono ancor più amplificate perché esercitate in un paese che da anni vive una crisi economica ed etica che ha distrutto, in molti casi, alcune fondamenta della convivenza civile.
In questo clima, il calcio non è stato diverso dal resto del paese nei decenni scorsi.
Se le Istituzioni pullulano di inquisiti e condannati, se le cronache hanno ormai stancato con le vicende di corruzione più incredibile a tutti i livelli della vita pubblica, il calcio, sicuramente, non ha le responsabilità maggiori.
Si è colpevolmente adeguato a questo humus nazionale.
La vicenda di Calciopoli non può essere considerata estranea al clima di generale disgregazione dei valori nell’Italia dei nostri tempi.
Dopo le vicende della metà dello scorso decennio, il calcio italiano sta faticosamente cercando di ricostruire non solo la propria immagine, sconvolta da anni in cui si è parlato solo di processi, sentenze, intercettazioni invece che di quanto accade nel rettangolo di gioco e sugli spalti.
Un sistema che si sta riformando
Il calcio di oggi sta cercando di ricostruire il suo mondo vitale, quel fascino sano ed incredibile che solo un pallone che entra in porta può dare a milioni di ragazzini.
Il calcio sta cercando di tornare ad essere un grande dispensatore di sogni, in un’Italia che ha un maledetto bisogno di sognare .
Non il calcio “oppio del popolo” come tanti hanno sostenuto.
Il calcio come pratica sportiva sana per chi lo gioca
Ma anche il calcio come momento di passione straordinaria da condividere insieme agli altri.
Un momento da vivere con una rivalità priva di eccessi, sulle tribune non di novelli Colossei dove qualcuno debba per forza soggiacere alla forza dell’altro ma di teatri moderni, dove godere di uno spettacolo che non ha eguali.
Per proseguire il cammino necessaria la massima trasparenza
In questo disegno di rinascita del calcio italiano, la notizia della condanna di Giovanni Agnelli è una pessima notizia.
La prima ricchezza del calcio, la più preziosa, sono gli uomini e le donne che amano quello che alle origini era uno sport, poi è diventato un gioco e ora, con le logiche dei profitti da inseguire a tutti i costi, sta diventando uno spettacolo.
Da semplici innamorati di calcio, ci permettiamo di inviare una preghiera al Presidente Agnelli.
E’ possibile che i prossimi gradi del giudizio sportivo possano riconoscere l’assoluta estraneità di Agnelli alle vicende di causa di oggi.
La richiesta al Presidente Agnelli: un passo indietro per continuare a crescere
Fino a quel momento faccia un passo indietro, dagli incarichi nazionali e da quelli europei.
Sapere che ai vertici delle piramidi c’è una persona di altissimo livello ma che un tribunale dello sport ha sanzionato in maniera così pesante, incrina di nuovo la faticosa ricostruzione dell’afflato tra calcio e sportivi.
Non significa certo tornare al post 2006, ma è una nuova mina che esplode mentre si ricostruiscono i ponti.
Fare un passo indietro, in un certo momento, è una scelta che solo pochi grandi personaggi sono in grado di compiere.
Uomini di enorme spessore umano, che sanno mettere l’interesse della comunità che rappresentano innanzi alla loro stessa personalità.
Abbia questo coraggio Presidente Agnelli.
Tutto il mondo del calcio italiano non potrà che esserle vicino e riconoscente.