Indice dei contenuti
1 Handanovic: uomo di poche parole2 La guerra lo ha sfiorato3 Leader silenzioso ma autorevole4 Non lo chiamate para rigori5 La Champions, il suo grande cruccio6 Una saracinesca che trasmette tranquillitàHandanovic: uomo di poche parole
Samir è un nome arabo che letteralmente significa: “compagno di una chiacchierata notturna”.
A giudicare da quello che si legge non dovrebbe essere poi così facile fare una lunga chiacchierata con lui, di giorno o di notte è indifferente.
Qualcuno ricorda una sua intervista clamorosa? O un gesto men che serio di Handanovic? Un selfie strano? O un’esultanza sfrenata dopo una paratona?
No, non sono da Samir questi atteggiamenti.
La guerra lo ha sfiorato
Come molti, quasi tutti i ragazzi della sua età nati nella ex Jugoslavia, ha conosciuto la guerra.
Per poco, e senza abbia lasciato tracce sanguinose su di lui.
La Slovenia infatti, tra le repubbliche della ex Jugoslavia, era quella con una base sociale più coesa, meno multietnica.
Il conflitto dalle sue parti durò solo pochi giorni e senza provocare tragedie disumane come in altre zone vicine.
Famiglia di origine bosniaca, musulmana.
Anche per questo “spesso Handanovic viene tirato in ballo come emblema di un presunto ‘Islam moderato’, ma per carattere e convenienza è sempre stato alla larga da queste strumentalizzazioni: di sicuro l’argomento non lo.
Con sua moglie Zoja, slovena per così dire pura, ha due figli, Alen e Ian, praticamente italiani”.
Leader silenzioso ma autorevole
Un leader silenzioso in campo, come i grandi leader devono essere.
Gente che sul rettangolo verde parla non con le parole ma con i fatti.
E Samir questi sei anni nerazzurri di fatti importanti ne ha compiuti, eccome.
211 presenze ad oggi, quest’anno supererà gente come Toldo e Pagliuca.
I libri di storia nerazzurra dicono che davanti a lui tra i pali, solo Zenga, Bordon e l’Acchiappasogni Julio Cesar hanno difeso la porta interista più a lungo.
Quest’anno ritrova Spalletti, che lo fece esordire a Udine in serie A nel 2005 soli 21 anni, che credette nelle possibilità di questo ragazzone straniero mentre aveva in porta uno come De Sanctis, non proprio l’ultimo arrivato.
Non lo chiamate para rigori
Non pensate nemmeno ad una chiacchierata sulla sua fama di para rigori, l’argomento non lo infastidisce ma neppure si entusiasma.
Ne ha parati 23 su 70, il 33% circa, ancora uno e raggiungerà proprio Pagliuca in vetta a questa particolare graduatoria.
Gli altri portieri vanno già alla grande se riescono a fermarne il 20%.
Ne parò sei di seguito alcuni anni fa a Larrondo, Cossu, Toni, Konoplyanka, Maxi Lopez, Cassano.
Ma come detto l’argomento gli scivola via come acqua sulla pietra.
Come tutti i leader silenziosi, le poche volte che parla lo fa con la necessaria autorevolezza e responsabilità.
Chi avesse dubbi vada a rileggersi le parole dopo Inter Fiorentina del 2015, con un suo erroraccio che costò un rigore per i viola dopo nemmeno due minuti di gioco.
Quasi tutti gli addetti ai lavori lo collocano stabilmente da anni tra i tre quattro portieri più forti d’Europa e del mondo.
Questo gli farà senz’,altro piacere, ma c’è il rovescio della medaglia.
La Champions, il suo grande cruccio
La sua professionalità ed il suo orgoglio vorrebbero misurarsi nella Champions, e l’Inter gli ha negato per ora questa possibilità.
Anche per questo, in tutte le finestre di mercato, ultima compresa, si rinnova la voce di Handanovic via dall’Inter per andare a inseguire questo suo (giusto) sogno in top club europeo.
Alla fine resta regolarmente a Milano, in attesa che la Champions ritrovi la strada del Meazza nerazzurro.
Una saracinesca che trasmette tranquillità
Serenità e sicurezza , queste le sue caratteristiche principali, ce l’ha e le trasmette agli altri.
La consapevolezza di avere una saracinesca chiusa dietro le spalle permette ai compagni di reparto di giocare meglio.
E quando non ci arrivano loro, ci arriva lui, con quella manona che troppe volte ormai sembra più l’istantanea di un miracolo.
Basti ricordare il volo di pochi giorni fa a Crotone sulla incornata di Rhoden.
Nel mondo dominato dai social, dall’apparire sempre e comunque, se un leader non si manifesta nella forme imposte dalla moderna comunicazione pare quasi scomparire, subissato dai messaggi dei sempre presenti.
A noi va bene così Samir, lontano dai riflettori fuori dal campo, presenza eccezionale tra i pali.
E dopo sei anni, speriamo di riuscire a regalargli la benedetta Champions.
Magari sarà questa l’occasione buona per vederlo in un selfie pazzo di gioia…
Fonti: Stefano Olivari “Riecco Handanovic, molto più di un pararigori” ritratto del 4.9.2015
Gazzetta dello Sport, Handanovic sempre più decisivo 22.9.2017