Home » Juventus: Paratici dopo Agnelli, a Torino le regole sono come un cactus nelle mutande

Juventus: Paratici dopo Agnelli, a Torino le regole sono come un cactus nelle mutande

Indice dei contenuti

1 Juventus: Paratici un record imbattibile2 A Torino le regole non vanno di moda3 Le società, tutte, si fondano sulle regole4 Meglio le eccezioni?Juventus: Paratici un record imbattibile

Dopo la condanna di Agnelli per la vicenda biglietti/ultras, oggi arriva la notizia che il dirigente della Juventus Fabio Paratici è stato squalificato fino al 15 ottobre e multato di 20 mila euro, «per avere, al termine della gara, nel tunnel che adduce agli spogliatoi, proferito espressioni gravemente ingiuriose e insultanti nei confronti del VAR».
Con ciò, Paratici consegue un record che resterà ineguagliabile, quello di essere il primo dirigente squalificato per offese ad un monitor.
Al di là della facile ironia, l’atteggiamento della Juventus e del mondo che la supporta nei confronti del VAR è inquietante.
Che lo strumento sia perfezionabile non c’è dubbio.
Ma che abbia ridotto la possibilità di errori arbitrali è altrettanto certo.
Se le sviste rimangono è normale, naturale e in qualche maniera anche accettabile, rispetto all’andazzo del passato.

A Torino le regole non vanno di moda

Le dichiarazioni di Buffon, di Allegri, oltre a quelli di altri ex giocatori bianconeri (Tardelli, Mauro), lasciano trasparire un solo sentimento sul VAR.
Quello di ripulsa verso un sistema che toglie agli arbitri la discrezionalità che tanto amavano a Torino.
Al di là dell’aspetto meramente sportivo, ce n’è uno più generale e forse ancor più importante su cui occorre soffermarsi.
La squalifica di Paratici segue di pochi giorni quella di Andrea Agnelli.
Due sanzioni, emesse da organi di giustizia diversi, che disegnano alla perfezione una sensazione che pare dominare in casa bianconera.
Le regole che valgono per gli altri non dovrebbero valere per la maestà bianconera.
Non si può, il mondo non è mai andato così, come si permettono?
Questo traspare dalle parole e dagli atteggiamenti dei bianconeri, il rifiuto dei precetti che valgono per tutti gli altri.

Le società, tutte, si fondano sulle regole

A questi signori occorre ricordare che le società (tutte, nessuna esclusa) si organizzano su delle regole.
Senza di esse si tornerebbe ad una coesistenza regolata dal principio “homo hominis lupus” di Hobbes per il quale la natura umana è fondamentalmente egoistica, e a determinare le azioni dell’uomo è soltanto l’istinto di sopraffazione per sopravvivere.
Poi sono arrivati Montesquieu, con il suo “Spirito delle leggi”e Rousseau con il Contratto sociale.
Hanno insegnato all’umanità la necessità delle regole e del loro rispetto per la costruzione di una società positiva e per la civile convivenza.
Montesquieu, Voltaire, Rousseau non sono giocatori del massima serie francese, non giocano nel PSG o nel Lione.
Giocano nella storia del pensiero dell’uomo, e grazie a questa squadra oggi gran parte della civiltà vive su basi pacifiche e democratiche.

Meglio le eccezioni?

Ma in casa bianconera l’Illuminismo, padre delle regole, non deve andare molto di moda.
Se allo Juventus Stadium facessero votare su questi personaggi, Hobbes avrebbe una maggioranza bulgara.
Per restare in ambito francese, a casa Juventus si applica il principio descritto con mirabile sinteticità da un altro scrittore francese vissuto a cavallo dei secoli 18mo e 19mo, Charles Lemesle che scrisse che “si fanno le regole per gli altri e delle eccezioni per sé stessi”.