Indice dei contenuti
1 Internews, oggi è la giornata del Derby, ne abbiamo vissuti a migliaia e oggi proviamo a raccontarvi come2 La sveglia3 “Oh ma stasera c’è il Derby!”4 “Amore, ma quindi cosa facciamo oggi?”5 Il pomeriggio6 Lo Stadio.7 La fine.Internews, oggi è la giornata del Derby, ne abbiamo vissuti a migliaia e oggi proviamo a raccontarvi come
Internews, dalla sveglia al momento di andare a dormire il giorno del derby è speciale e noi di Interdipendenza vi raccontiamo come lo viviamo noi.
La sveglia
Per quelli, come me, appassionati di MotoGP la sveglia questa mattina suonava 6.50 e vista la vittoria di Dovizioso su Marquez si può dire che il mattino ha davvero l’oro in bocca.
Tutti coloro che, invece, di MotoGP non sono appassionati o hanno deciso di registrare la gara (in tal caso mi spiace per lo spoiler) almeno un paio di ore in più di sonno le hanno potute fare.
Appena svegli il primo pensiero va subito alla sera.
“Oh ma stasera c’è il Derby!”
E’ così che inizia la domenica più calda della Capitale Morale, una città che si alza e realizza che non è una domenica come tutte.
Allora si inizia: telefoni, tablet, televisioni e tutto ciò che possa raccontare l’attesa di questa sera pronto all’uso e vicino alle statuette voodoo rappresentanti i giocatori del Milan, non sia mai che davvero il misticismo possa funzionare.
Passata indenne la mattinata arrivano con calma le 12.30 e, mentre qualcuno già sta mettendo le gambe sotto il tavolo, tutti sintonizzati su Fiorentina – Udinese perché bisogna iniziare ad “annusare” il campo.
Nel mentre si inizia a mangiare, si controllano le schedine perse e il fantacalcio dove il tuo avversario aveva Strakosha mentre tu avevi Dzeko e Mandzukic.
Quando inizi a realizzare che mancano ormai poco meno di OTTO ore all’inizio del derby puntualmente arriva la domanda del giorno:
“Amore, ma quindi cosa facciamo oggi?”
Il momento più difficile della giornata.
La risposta che di getto vorremmo dare è “Stasera c’è il derby, sono in ansia, vivo il pre-partita da stamattina”
Consapevoli, però, che quella risposta comporterebbe tra le 12 e le 24 ore di “Ma è solo una partita, ma non giochi nemmeno tu, davvero per te l’Inter è più importante me?” così si prova a mediare e a trovare una soluzione.
Il pomeriggio
Chi con la fidanzata, chi con gli amici, chi da solo.
Il pomeriggio è forse il momento più difficile perché tutti vorremmo iniziasse subito questo “maledetto” match.
La nostra testa è già dentro San Siro, immersa nelle coreografie e pronta a sentire quel fischio d’inizio che detta il passare della nostra vita, una domenica alla volta.
Passano le ore e, in pieno stile inglese, dalle cinque in poi si riempiono i bar e i pub della città.
Tutti uniti dal sentimento che si sta vivendo, tutti uniti da una passione che corrode ma della quale non si può fare a meno.
Tra una birra, un amaro e una chiacchierata il tempo scorre inesorabile e quando si avvicinano le otto tutti già si stanno spostando verso lo stadio.
Lo Stadio.
Appena arrivati la prima cosa da fare è sempre una: assaltare uno dei camioncini e sfogare l’ansia di due settimane su un panino con la salamella bollente.
Le voci iniziano a rimbombare, lo stadio inizia a riempirsi.
Il momento è arrivato.
Entri a San Siro e c’è il solito ambiente delle grandissime occasioni, siamo ottantamila divisi in due fazioni che proviamo le stesse emozioni.
Siamo ottantamila che pagherebbero per poter essere loro in quel campo a decidere le sorti della nostra squadra del cuore.
Siamo ottantamila che per novanta minuti resteranno in apnea, nell’attesa che quella maledetta sfera gonfi quell’altrettanto maledetta porta.
Tagliavento parla ai due capitani, spiega le regole “di ingaggio” e poi con il fischietto in bocca fa partire le danze.
La fine.
Il match è finito e tutti si dirigono a casa: c’è chi esulta e chi invece piange.
Domani è lunedì e la vita di tutti i giorni ricomincia ma con una giornata da Derby alle spalle, una giornata di quelle che realmente vale la pena vivere.
Noi, che la vita la viviamo una domenica alla volta.