Bonucci, un altro grande record: come mettere in crisi da solo due difese (e mezzo)

Indice dei contenuti

1 Bonucci, un ex mai rimpianto2 A Cardiff si spezza l’incantesimo3 Da sempre bandiera delle nostre rivali4 La profezia di SabatiniBonucci, un ex mai rimpianto

Leo Bonucci, si sa, è un ex interista.
Uno dei pochi per i quali i tifosi nerazzurri non hanno mai versato una lacrima di rimpianto.
Sono interista e, prima o poi, da quelle parti troveranno posto anche gli italiani», disse Bonucci il primo ottobre 2009″.
E nel mese di marzo 2010: «Io all’Inter? Da interista vi dico che mi piacerebbe. Se dovessi scegliere con il cuore, mi piacerebbe continuare la mia carriera da calciatore nell’Inter».
Poi, poche settimane dopo l’approdo alla Juve sul Corriere della Sera “Famiglia interista, io pecora nera.
A casa avevo un poster di Alessando Del Piero .Io sono sempre stato juventino.
Quando dissi che volevo tornare all’Inter era solo per gratitudine al club che mi ha lanciato, ma ricordo che al gol di Pedrag Mijatovic che ci fece perdere la Champions League del 1998 piansi.
Fu una notte di lacrime e rabbia.
Quando sono andato all’Inter ho dovuto portare la ‘‘croce’’.
E per la mia Cresima mi sono fatto regalare il completo della Juve blu con le stelle sulle maniche, quello della finale contro l’Ajax.
Lo conservo ancora se volete vedere per crederci
“.

A Cardiff si spezza l’incantesimo

Cosa c’è da rimpiangere di uno che parla così? Niente, grazie al Cielo!
Per anni ha fatto grandi cose nella Juventus, protetto da una grande squadra, da una grande società e dall’assenza del VAR.
Poi si rompe l’incantesimo, complice una Champions che a Torino è più difficile di un sei al superenalotto.
La magica notte di Cardiff lascia il segno, nell’intervallo il centrale si gioca l’ultimo atout.
Nemmeno in quello spogliatoio c’è il VAR , sarebbe stato interessante rivedere quei 15 minuti alla moviola.
Seguono polemiche, minacce di querele e l’addio.
Un addio tempestoso per la società, pieno di lacrime per i tifosi bianconeri, abituati a vedere Bonucci gladiatorio, quasi sempre più vicino all’arbitro a protestare che non al centravanti avversario.

Da sempre bandiera delle nostre rivali

Voglio il Milan, disse, e il Milan ebbe.
E figuriamoci se la coppia dei sogni Fassone Mirabelli si faceva sfuggire di mano l’occasione di portare in rossonero uno che sposta gli equilibri.
40 e passa milioni per un trentenne ricoperto d’oro con uno stipendio da favola.
Ma mica poteva bastare.
No, anche l’investitura di capitano diamogli al leader che sposta gli equilibri.
La fascia di capitano non è un segno formale è il segno distintivo dell’identità di un gruppo.
Una scelta difficile da capire per chi ha avuto capitani storici come Facchetti, Bergomi, Zanetti.
Ma forse anche per chi ha avuto gente come Franco Baresi o Ringhio Gattuso.
Chissà come l’hanno presa Montolivo, Abate e i pochi altri sopravvissuti nello spogliatoio rossonero allo tsunami di acquisti estivi.

La profezia di Sabatini

In quei giorni passarono quasi inosservate, anzi qualcuno addirittura ironizzò sulle parole di Walter Sabatini : «Bonucci al Milan indebolirà entrambe le squadre, questo è un trasferimento che toglierà certezze ad ognuna delle parti chiamate in causa».
Sbagliava di poco, e per difetto, il dirigente nerazzurro.
Le ultime prove di Bonucci hanno dimostrato che gli effetti perversi di questa operazione di mercato si ripercuotono anche sulla nazionale.
E pensare che c’era qualche tifoso nerazzurro che smoccolava per il passaggio di Bonucci al Milan.
Da ieri sera, per le informazioni del caso, chiedere a Mauro Icardi.
Auguriamo a Bonucci di conservare per sempre quel completino della Cresima e magari di metterci accanto anche quello del derby di ieri sera.
A fine carriera potranno ricordargli brividi per momenti che pochi hanno avuto la fortuna di vivere.