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1 Inter: una crescita continua2 Vecino immagine della nuova mentalità3 Non è Gerrard ma…4 Ora si esce palla al piede5 Le gare decisive saranno altreInter: una crescita continua
Inter: un pareggio che alla fine soddisfa tutti, ma l’Inter un po’ di più.
La sensazione prima del fischio d’avvio era che i due punti di distanza tra le due squadre non rispettassero i valori visti nelle prime otto giornate.
Alla fine sul campo non si è vista neanche la differenza relativa ai due punti.
L’Inter torna da Napoli più forte e questa è una certezza incontrovertibile.
Più forte perché ha retto l’urto di chi gioca il miglior calcio d’Europa, perché non è andata per difendersi ma si è sempre riproposta con intelligenza e la necessaria prudenza, perché torna a casa con la consapevolezza che nessun traguardo può esserle precluso.
Sono queste le partite che danno le certezze necessarie a far crescere il gruppo, la sua autostima.
E anche la continuità che l’Inter riesce a dare dopo la vittoria nel derby è un altro segnale fondamentale.
Vecino immagine della nuova mentalità
L’immagine di questa crescita è Vecino.
L’uruguaiano era arrivato tra qualche dubbio e le domande su cosa potesse apportare in più.
Al di là del gol all’Olimpico, partita dopo partita, Matias si sta rivelando anima e motore di un centrocampo ancora da scoprire nella sua effettiva dimensione.
Vecino riesce a fare, in maniera semplice e positiva, la costruzione anche partendo basso, la distruzione del gioco avversario, la copertura in situazioni difficili.
Non è Gerrard ma…
Anche stasera una giocata “alla Gerrard”, secondo la definizione di Lele Adani, che avrebbe potuto avere miglior fortuna.
Ma è stata l’episodio solo più visibile della sua partita.
Tutto il resto è stato concretezza, straordinaria presenza fisica, capacità di farsi punto di riferimento per i compagni sia davanti alla nostra area che 50 metri più avanti.
Vecino è uno dei nuovi, insieme a Skriniar e Borjia Valero, per restare ai presenti in campo stasera.
Due centrocampisti della Fiorentina arrivata dietro l’Inter e un centrale dalla Samp che non aveva acceso le fantasie di nessuno.
Ora si esce palla al piede
Spalletti ha il grande merito di aver responsabilizzato questi neoarrivati e pure chi già vestiva il nerazzurro dall’anno scorso.
Ha messo su dalle fondamenta un collettivo in cui ognuno sa cosa fare, ha riportato alla luce mentalità e atteggiamento da grande squadra.
Merce che mancava da diversi anni dalle nostre parti.
La fotografia di questo è rappresentata dalle uscite dall’area palla al piede, cercando sempre il fraseggio che porti a costruire le condizioni per uno sviluppo più efficace dell’azione offensiva.
Anche questa è una cosa che in casa Inter mancava da tempo.
Fino a pochi mesi fa, nel 90 per cento dei casi, si assisteva al rilancio lungo di Handanovic o di uno dei difensori, a saltare il centrocampo avversario e cercando Icardi.
Al San Paolo non si è assistito forse neanche in un caso ad un rilancio alla cieca.
Questa si chiama crescita, maturazione, responsabilità che i giocatori sentono di poter esercitare.
Le gare decisive saranno altre
Non era quella di Napoli la partita da vincere ad ogni costo, i partenopei e la Juventus restano con evidenza più attrezzati dei nerazzurri per la vittoria finale.
Ma dietro alle due protagoniste segnate, l’Inter ha dimostrato che può giocarsela con tutti.
Aspirare a qualcosa di più con questa rosa sarà difficile, per questo né Spalletti nè nessun altro parla o pensa allo scudetto ma alla qualificazione in Champions come massimo obbiettivo.
Se poi a gennaio la classifica parlasse come stasera e Mr Zhang volesse investire…