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L’importanza di essere Mauro Icardi

Di Matteo Gardelli

Potrebbe essere il titolo di un film di successo, è sicuramente il titolo della prima parte di stagione dell’attaccante (e non solo) dell’Inter. A poco più di 12 ore dalla vittoria contro la Sampdoria restano due certezze: Luciano Spalletti è finalmente l’allenatore che l’Inter stava aspettando da sette anni, Mauro Icardi è l’erede dei migliori attaccanti della storia nerazzurra. Non ha la velocità di Ronaldo, ma segna quanto (se non più) di lui. Non ha il dribbling secco di Milito, ma ha la sua capacità di far ballare i difensori (chiedere a Leonardo “spostatore di equilibri” Bonucci). Non ha l’esplosività di Eto’o, ma ha il suo istinto da killer (chiedere sempre a Bonucci). In un’era in cui qualcuno prova a costruire atleti in laboratorio, l’Argentina si conferma terra fertile di bomber. Peccato per loro, fortunatamente per noi, non lo è di Ct, altrimenti vincerebbe Mondiali a ripetizione.

L’importanza di essere Mauro Icardi risiede poi nella personalità del centravanti che, ieri sera contro la Sampdoria, ha trovato il centesimo gol in serie A. Icardi trasforma le critiche (specie quelle assurde) in energia vitale, trasforma i malumori in sorrisi e soprattutto adatta il suo carattere alle circostanze. Dopo i due gol incassati in pochi minuti dai blucerchiati, il capitano è andato davanti alle telecamere. Chi si aspettava una sviolinata per il primo provvisorio posto in classifica, è rimasto deluso: Icardi ha chiesto maggiore attenzione, ha tuonato che non si possono far riaprire partite in quel modo. Allo stesso tempo sa essere un ragazzo di soli 24 anni che, dopo una tripletta nel derby, ammette di essere andato a dormire con il pallone della partita.

L’importanza di essere Mauro Icardi aumenta giornata dopo giornata e trasmissione tv dopo trasmissione tv. Fra i mal di pancia di Massimo Mauro, i sorrisi tirati di Ciro Ferrara – è fra i 5 attaccanti del mondo è riuscito a dire – e qualche uscita a vuoto del solito Mariolone Sconcerti, si percepiscono due cose. La prima: come sempre Mourinho aveva e ha ragione. La seconda: Mauro Icardi è un personaggio scomodo per la fin troppa allineata critica tv. Se Dybala avesse i numeri di Maurito, oggi assisteremmo alla sua beatificazione. Siccome quei numeri li ha Maurito, sentiamo complimenti a denti stretti.

L’importanza di essere Mauro Icardi, infine, è la sua capacità di cristallizzare il tempo. Sembra da una vita in Italia, invece ha solo 24 anni. Sembra da una vita all’Inter, visti i record frantumati, invece indossa il neroazzurro da neanche un lustro. Ecco perché l’importanza di essere Mauro Icardi andrà avanti negli anni: perché un attaccante così completo, sotto ogni punto di vista, manca dai tempi di un certo Ronaldo. E non è poco.