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Di Luciano Oggiano

Spesso si sorvola sulla sottile differenza che questi oggetti, immobili nella loro ferrea opposizione al pallone, possono imprimere al giudizio su una partita prima che sul risultato.

Differenza che si evince in situazioni dove una volta soffri l’avversario che ti martella e va più volte vicinissimo a metterti sotto, ma tu reagisci, ti inchini alla buona sorte, la ringrazi e mostri il tuo volto all’avversario: non colpisci i legni , ma la metti direttamente dentro, una, due, tre volte mortificando di frustrazione chi ti sta davanti. Altre volte invece, come nella partita (stupefacente metamorfosi nerazzurra) di ieri, Inter -Sampdoria, per un’ora abbiamo visto come i legni possono esaltare i protagonisti in campo, che invece di deprimersi spingono sull’acceleratore e colpiscono altri legni, si… ma ne mettono in rete almeno 3 sacrosanti, la vincono comunque con pieno merito senza VAR e se la somma dei legni, delle occasioni mancate per un soffio e dei goal fosse un pizzico più equilibrata, staremmo a parlare di punteggio più che tennistico. Unico peccato nerazzurro, non aver percepito per tempo il ritorno sampdoriano e concesso qualche azione di troppo a un Quagliarella, che non è uno di primo pelo e lo ha dimostrato spesso. Servisse da lezione, in futuro immediato si dovrà essere più spietati e precisi, chiudere una partita che anche sul 3-0 NON DEVI considerare blindata in virtù del noto concetto “partita finisce quando arbitro fischia”. Ma ieri, ragazzi, abbiamo davvero sognato ad occhi aperti, anche se c’era la Samp e non il Real, con tutto il rispetto…