Internews: Spalletti, il Vangelo per gli interisti

Indice dei contenuti

1 Internews: Spalletti riscrive l’Interismo2 Senza tregua3 La nostra scelta4 Il tifo per l’Inter come la vita5 Noi interisti6 Nessuno come lui primaInternews: Spalletti riscrive l’Interismo

Non ci sarà mai tregua per quelli che hanno fatto la nostra scelta. Noi interisti siamo obbligati a cercare la vittoria sempre”. La frase di Spalletti nell’intervista del dopo Inter Samp potrebbe passare alla storia come una delle frasi più belle e significative della storia nerazzurra, di quelle da mettere sui post nei decenni a venire. I giornali l’hanno riportata tra le affermazioni del mister dopo una vittoria importante. Ma in quelle 22 parole c’è la storia ed il futuro dell’Interismo più vero, quello che solo chi vive con l’Inter nel cuore può comprendere fino in fondo.

Senza tregua

Il primo concetto da mettere in rilievo è quello della tregua. Non andiamo troppo indietro nel tempo, fermiamoci all’ultimo decennio.
Quando mai c’è stato un periodo privo dell’adrenalina sportiva in casa nerazzurra? Nel 2006 Calciopoli, che finalmente ci restituisce una piccola parte di quello che ci meritavamo di vincere negli anni passati. Poi i cinque scudetti, vissuti in mezzo a polemiche furiose perché i competitor o erano in serie B o si stavano ricostruendo dopo le sentenze. Il Triplete segna la fine di quella era, lo zenith dell’epopea Massimomorattiana, ma anche l’inizio di un periodo caratterizzato dalla profezia di Josè Mourinho “quello che abbiamo fatto ve lo faranno pagare”. Risultati sportivi in caduta libera, crisi societaria alle porte. Tre proprietà diverse in quattro anni. Per ritornare a vedere la luce solo in queste ultime settimane.10 anni vissuti col coltello tra i denti, nella gioia per le vittorie e nei tracolli successivi, 10 anni senza sfumature di grigio, in una montagna russa di sensazioni che avrebbero ammazzato, sportivamente s’intende, i caratteri più forti e tenaci. Davvero senza tregua alcuna.

La nostra scelta

Il secondo concetto da tramandare sta nelle parole “la nostra scelta”. Sul concetto di scelta, di scegliere di diventare interisti qualcuno ci ha scritto libri o pagine indimenticabili. Uno su tutti Beppe Severgnini. Prendiamo in prestito qualche parola da lui. Scegliere di diventare interisti “è come iscriversi ad un corso di malinconia. Amiamo una squadra di sadici interessanti, che possono aiutarci nella formazione del carattere. Gli adulti in genere sono irrecuperabili, penso al carattere dei nostri figli, ai quali non possiamo mostrare una disperazione diseducativa, ma dobbiamo dire una cosa: il tifo calcistico può servire. E’ la prova generale della vita . Nella vita bisogna saper perdere quando non ce l’aspettiamo, perché un giorno vinceremo quando non speriamo più (forse). Occorre ricordare che ad un bel primo tempo può seguire una brutta ripresa. Ma ci sarà comunque un altro secondo tempo e poi un’altra partita e poi un nuovo campionato”.

Il tifo per l’Inter come la vita

Poche memorabili parole di un interista agli interisti, in un momento nero (Beppe le scrive dopo il 5 maggio infausto), ma dalle quali traspare un grande insegnamento per la tifoseria nerazzurra. Il calcio è come la vita e scegliere l’Inter è un modo per prepararsi alle avversità che la vita metterà davanti a ciascuno di noi quotidianamente. Avversità da affrontare a testa alta, da uomini veri.Perché oltre il buio c’è sempre la speranza. E Dio solo sa quante avversità hanno affrontato gli interisti negli ultimi anni e quali e quanto grandi siano le loro speranze.
Chi sceglie l’Inter (consapevolmente o meno) sceglie il periglio, sceglie la consapevolezza di poter perdere per esaltarsi di più nelle vittorie. Le scelte comode consiglierebbero altri colori delle strisce delle maglie. Ma la vita comoda è per i sonnacchiosi, per i privi di stimoli, per quelli che si divertono a vincere facile. E noi non siamo di questa razza.

Noi interisti

E infine occorre porre l’attenzione su quel “noi interisti” detto da Spalletti. “Noi” perché Lucianone non sa solo allenare, ha imparato anche a comunicare alla grandissima. In quel pronome personale c’è la condivisione di tutto, c’è l’affermazione rivolta a giocatori e tifosi “sono uno di voi”, c’è il mettere davanti a tutto e a tutti l’orgoglio, il senso di appartenenza. In quel noi c’è la consapevolezza dell’opera più importante da realizzare, di cui il Mister ha parlato nei giorni immediatamente successivi alla firma del contratto, quella di riportare l’Inter al posto che la sua storia gli assegna. C’è la consapevolezza della difficoltà del suo lavoro di rifondazione completa, del senso di condivisione di un obbiettivo comune tra tutte le componenti del mondo Inter, società, squadra, tifosi.

Nessuno come lui prima

Qualcuno, giustamente, potrebbe osservare che il mister è pagato, e anche profumatamente, per comportarsi così. Giusta riflessione. Ma anche i signori Benitez, Mazzarri, De Boer, Mancini non aspettavano certo pizza e fichi il 27 del mese, anzi! Ma nonostante ciò, qualcuno ha ricordanza di una intervista di uno di questi allenatori così coinvolgente, così interista ? Noi no. E se qualcuno pensa che le parole se le porta via il vento rispondiamo che per ora queste parole stanno dando il là ad una stagione incredibile. Questi sono i fatti, il resto è parva materia.