Gagliardini sembra non essere quello visto l’anno scorso prima con Gasperini e poi con Pioli. Ecco svelato il motivo
Gagliardini è il giovanissimo talento italiano che deve essere tutelato e soprattutto seguito passo dopo passo, in questo processo di crescita.
Visto il rendimento dell’anno scorso e in relazione a quanto mostrato con la gestione Spalletti, sembrerebbe che si tratti di due giocatori diversi. In realtà, pur essendo in parte vero, non starebbe avendo luogo alcuna involuzione tattica, bensì una maturazione che lo renderà ancora più utile per la squadra. È necessario però parlare prima delle caratteristiche tecnico-tattiche e fisiche del ragazzo.
È un centrocampista di 188 cm ben strutturato e molto potente. Il ruolo più adatto a lui è quello di mediano potendo garantire presenza fisica e buona visione di gioco. Prodotto al 100% del vivaio italiano, casa Atalanta, oggi è a tutti gli effetti uno dei giocatori su cui scommettere e creare un solido futuro.
Gasperini, Pioli e poi Spalletti
Debutta in serie A con mister Gasperini, dopo un annata non molto brillante in serie B. L’ex tecnico nerazzurro però, ha saputo valorizzarne da subito i punti forti, mettendolo nella posizione di campo a lui più congeniale: mediano nel 3-4-3. Con Kessie, fino a gennaio, ha costituito una cerniera di centrocampo ben salda, con meccanismi oleati, a testimonianza di un ottima organizzazione tattica. Con gli orobici, il suo compito era quello di essere anche motore della fase offensiva, dimostrando di avere doti da playmaker oltre a ottimi tempi di inserimento. Un gioco molto rapido e basato sulla ricerca continua della profondità, erano state le richieste nei suoi confronti.
Con il passaggio all’Inter nel Gennaio 2017, ha continuato a mostrare quel vigore e quella sicurezza nella gestione della palla, dando carattere alla squadra nonostante i suoi 23 anni. Con Pioli infatti, schierato con Kondogbia, ha perfezionato ancora la sua capacità di offendere, senza mai far scomporre l’assetto della squadra, in fase di non possesso. spesso lo si è visto al limite dell’area per tentare il tiro, oppure per inserirsi su azione per colpire di testa. Reja, proprio ex allenatore dell’Atalanta, lo ha paragonato a un ex calciatore per caratteristiche e movenze: si tratta di Dino Baggio, incontrista anche della nazionale italiana e che lo si ricorda bene per fisicità e determinazione. Prima quindi, Gagliardini aveva molta più liberà di agire, potendo svariare anche sul fronte offensivo potendo contare sulla copertura di Kondogbia, ormai partito per Valencia.
Spalletti e il nuovo compito
Con Spalletti, dall’esterno potrebbe sembrare che Gagliardini non sia più lo stesso e che il suo gioco non sia più spumeggiante come prima. Anche qui occorre fare due precisazioni: la prima sul ruolo che non permette in generale al mediano di essere “televisivo” nelle sue prestazioni; la seconda riguarda le specifiche richieste del tecnico.
Spalletti sta facendo di lui un cervello di centrocampo, chiedendo copertura e circolazione della palla. L’occupazione della zolla di campo, è la stessa ma l’ordine adesso è quello di schermare gli attacchi avversari, concedendo a Vecino le discese palle al piede, ma più in generale la fase offensiva.
Gagliardini ora gestisce meglio i tempi di gioco e non ha la stessa libertà né di arrivare al limite dell’area e né di inserirsi per correggere un cross, ma è uno scoglio fisico e tecnico per tutti quelli che vogliano oltrepassare la metà campo. In un tratto di un intervista, Spalletti ha detto Gagliardini? Quando mette il camion di traverso è difficile poter passare… >>. A conferma quindi che il ragazzo sia utilizzato dal tecnico di Certaldo, nel nuovo compito di guerriero a scudo della retroguardia.