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Inter Torino: un genio che non ha mai sudato, un anarchico meraviglioso…ma se oggi lo avesse Spalletti?

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1 Recoba non giocava a calcio, lo disegnava2 Gioie e dolori per tutti3 Senza regole4 Se fosse nell’Inter di oggiRecoba non giocava a calcio, lo disegnava

Dopo gli 8 anni passati in nerazzurro, prima di tornare nel suo Uruguay, il Chino Recoba giocò un anno nel Torino. Forse molti non lo ricordano. Ma anche per questo oggi ci sembra doveroso ripensare a questo genio sprecato del calcio mondiale. Recoba aveva un sinistro che non giocava a calcio, lo disegnava, lo trasformava in poesia.
Moratti se ne era innamorato vedendolo in una videocassetta, lo portò in Italia e ne fece il giocatore più pagato al mondo. Il talento c’era tutto, in relazione allo stipendio percepito, l’impegno e la resa in campo no. Ma al Presidente nerazzurro importava poco. Qualcuno ha scritto che in fondo lo aveva comprato più per vederlo giocare nel giardino di casa sua che non a San Siro. Fu l’espressione più alta della concezione calcistica di Moratti di quegli anni, l’esaltazione dell’estetica pura ma improduttiva applicata al gioco del pallone.

Gioie e dolori per tutti

Dai due gol all’esordio con il Brescia nella domenica in cui tutti aspettavano il gol di Ronnie alla sua overture in nerazzurro, al gol da centrocampo all’Empoli, a quello al 94mo con la Samp, quel poco che decideva di fare somigliava a vera magia. Era quando si dimenticava le doti di Mago Merlino che iniziavano dolori per i nerazzurri. Chi non ricorda Recoba con l’Helsingborg nel preliminare di Champions del 2000, quando al 90mo sbagliò il rigore decisivo per andare ai supplementari. O quel triste 5 maggio 2002, in cui la leggenda narra che gli stessi compagni avrebbero chiesto la sua sostituzione. Al che Cooper, sull’orlo della disperazione , avrebbe risposto di non avere nessuna voglia di litigare con il Presidente.

Senza regole

Le regole, la disciplina in campo erano concetti sconosciuti al Chino Recoba, per questo era gioia e disperazione per tutti gli allenatori che lo hanno avuto a disposizione. 72 gol in 262 partite in nerazzurro raccontano tutto il rammarico per una quantità enorme di talento sperperata dal diretto interessato. Ma la gente nerazzurra gli voleva bene a prescindere. Sapeva che ogni domenica Recoba avrebbe regalato al suo pubblico una lotteria. I premi erano due, fissi, sempre quelli. O quantità industriali di eresie a tutti i Santi del Paradiso o una effimera felicità per aver speso come meglio non si poteva i soldi del biglietto. Ci sarebbe piaciuto da matti vederlo nell’Inter di oggi con Spalletti.

Se fosse nell’Inter di oggi

Sarebbe stato da scommettere alla Snai che il Mister di Certaldo sarebbe riuscito a farlo correre per 80 minuti su 90. E che lo avrebbe messo dove non lo ha fatto giocare quasi mai nessuno, 10 metri dietro Icardi. Pensiamoci solo un attimo: Perisic, Recoba, Candreva e Icardi. San Siro sarebbe diventato piccolo in più di una occasione. Ci sarebbe stato da divertirsi come poche altre volte. “Quando smetterò di giocare di sicuro mi dirò: che stupido sono stato”. L’affermazione è dello stesso Recoba, qualche tempo prima di appendere le scarpette al chiodo. Lo pensano tutti i tifosi nerazzurri. Ma insieme ripensano sempre e immancabilmente a quelle opere d’arte regalate in quegli anni a quel popolo di sognatori. Provare per credere: se chiediamo chi è stato Recoba a 100 tifosi nerazzurri, 99 risponderanno “magari un po’ vagabondo… ma quel gol di Empoli…”. Forse non sarà giusto, ma è bello così.