Inter Torino: una festa con sciarpa e salamella, gli occhi dei bimbi e Pazza Inter Amala
Indice dei contenuti
1 Inter Torino, finalmente “a casa”2 Il fascino della salamella3 Guardiamo i bambini4 Ricordi meravigliosi che segnano una vita5 La vecchia sciarpa è prontaInter Torino, finalmente “a casa”
Manco da San Siro da un po’ di tempo.
Lavoro, famiglia, De Boer e Pioli mi hanno tenuto lontano da “casa mia” per un po’.
Non lo nascondo, ha giocato la sua sporca parte anche l’effetto magnetico che la micidiale coppia Sky più divano esercitano su un tifoso non più ventenne che abita lontano da Milano.
Ma domani no, domani non ce n’è per nessuno, domani c’è solo l’Inter. Lì, con i ragazzi, ticket pronto e pazza Inter amala a palla.
So già che arrivare e trovarsi gli occhi di nuovo riempiti dal catino enorme del Meazza mi darà il primo stranguglione allo stomaco.
Se Giove pluvio ci risparmia le sue ire (ma non pare proprio) è d’obbligo un giro tra le bancarelle di magliette più o meno taroccate, sciape e panini con la salamella.
Il fascino della salamella
L’odore del panino con la salamella è una sensazione strana e bellissima. Un’emozione legata indissolubilmente ai primi gol visti da ragazzo dal vivo a San Siro, quelli di Altobelli, Rummenigge, Muraro, Beccalossi e Serena.
I rivenditori di panini non sanno quanto siano importanti per me, probabilmente per tanti altri come me. Salamella uguale gol dell’Inter, salamella uguale gioventù, ci sarebbe da scriverci un’ode.
Se c’è una cosa bella del pre partita è, proprio questa: l’attesa, come recitava una nota pubblicità.
Chi cerca il bello del calcio al di fuori di 90 minuti, non vada direttamente sulle tribune.
Si fermi fuori, in questo souk che ti inebria di nerazzurro e di profumi. Si fermi e guardi i bambini.
Guardiamo i bambini
Pargoli innocenti, che si avvicinano all’Inter senza sapere quale pazzia stiano facendo. Creature innocenti tenute per mano, rectius, istigate da papà assatanati , pronti a dichiararsi felicemente colpevoli di “dolosa trasmissione di malattia incurabile” ai figli.
Guardate gli occhi di un bimbo alla bancarella, indeciso tra la maglietta di Skriniar e quella di Icardi. O tra la sciarpa e il bandierone da esibire orgogliosamente agli amici il giorno dopo (se le cose vanno come devono andare).
Guardateli gli occhi di quel bimbo, perchè sono il ritratto della felicità. Perché solo un gol di Icardi alla Juve dà più luce di quello sguardo.
E poi salire quella rampa… quante volte, quanti ricordi, di entrate piene di speranza e di uscite cantando a squarciagola oppure pronti per mesti avvii verso un’autostrada che non finisce più.
Ricordi meravigliosi che segnano una vita
E arrivato a casa, il ricordo struggente di un altro sguardo, quello di un babbo calcisticamente “ateo”, uno sguardo silente ma benevolmente paraculistico che diceva “ben ti sta, la prossima volta vieni a caccia con me che ti diverti di più”.
Si arriccia la pelle a pensare alla prima volta a San Siro, al battesimo, un derby del novembre ’78 risolto da una zuccata di Maldera e con la zucca del mio tutore severamente compromessa da una candeletta di un motorino piovuta dal secondo anello.
Degno antipasto del resto dello scooter piovuto qualche anno dopo.
E si arriccia ancor di più al ricordo più bello di una vita a San Siro. Ognuno ha il suo e guai a chi glielo tocca.
Il 3 a 1 di Milito al Barca è ancora un raggio di sole che illumina domeniche uggiose, è una dose di stupefacente perfettamente legale e dunque assumibile tutti i giorni, anche più volte al giorno.
Tanta era l’adrenalina, gli amici lo ricordano bene, che le ginocchia si piegarono e per un attimo mi dovetti sedere.
La vecchia sciarpa è pronta
Ma non si può non ricordare che i sediolini di San Siro dovettero ospitare le chiappe del sottoscritto, strette e deluse tante volte, come il giorno dei due gol di De Vecchi negli ultimi 5 minuti di un derby beffardo e decisivo (per loro), oppure, per restare nell’era moderna, la notte delle 5 pere rimediate dallo Shalcke l’anno dopo il Triplete.
Ricordi belli e brutti che si aggrovigliano e ne generano altri. Con l’unico risultato di farmi capire quanto sto invecchiando.
Ma chi se ne frega, domani c’è l’Inter, c’è solo l’Inter, con gli amici e con la sciarpa lisa da tante trasferte ma che è come una vecchia amica fedele che ti guarda e ti dice “ehi, amico mio, andiamo, la senti, è Pazza Inter Amala a palla”.