Joel Obi, ex di turno parla della sfida di San Siro
Domani alle 12:30 ci sarà la sfida di San Siro contro il Torino per la 12esima giornata di campionato, in un intervista alla “Gazzetta dello sport” parla Joel Obi. Obi, ex di turn della sfida si sofferma sulla situazione del Torino e sulla sua storia in nerazzurro. Momento non facile per i granata e domani la sfida con l’Inter può rappresentare un vero e proprio spartiacque per la stagione.
Queste le parole di Obi
Crede ancora in questo Torino?
«Credo che sia giunto il momento di dare continuità al nostro campionato. A partire da domani contro l’Inter. Abbiamo avuto momenti negativi, ma c’è tempo per rimediare. Il campionato non è finito e i nostri obiettivi sono ancora alla portata. Conosciamo bene le nostre qualità, per questo dico che l’Europa si può raggiungere ancora».
Lei definirebbe la stagione soddisfacente se…?
«Se raggiungessimo l’obiettivo. Siamo i primi a crederci». La proprietà ha investito proprio per l’Europa… «La proprietà e la città meriterebbero l’Europa League. Ci sono ancora tanti punti in palio. Abbiamo una grande squadra e uno spirito eccezionale. In più, tifosi che non fanno mancare mai il sostegno». Cosa deve aspettarsi l’Inter?
«Un Torino voglioso di punti. Giocheremo a viso aperto, siamo tosti e arrabbiati». E’ sempre interista? «Lo sono da quando avevo 9 anni, poi sono cresciuto con la loro maglia. Ma se vinceremo sarò felicissimo. L’Inter ricomincerà a vincere dalla prossima». I nerazzurri possono lottare con Juve e Napoli? «Stanno facendo un grande campionato, auguro loro di vincere lo scudetto. Se la giocheranno fino alla fine». Ci saranno oltre 70 mila persone allo stadio…«Sarà un motivo in più per dimostrare che ce la possiamo giocare con tutti. E poi ci saranno anche i nostri tifosi». Per lei e per Sinisa Mihajlovic sarà un tuffo nel passato. Come procede con l’allenatore?
«Ha una personalità forte, non accetta gente che si abbatta o che molli. A lui piace vedere giocatori orgogliosi e che credono nei suoi progetti. Altrimenti si arrabbia».
L’Inter la prelevò a 14 anni dal Parma, ha segnato il gol decisivo per la vittoria del campionato Allievi contro l’Empoli. Cosa fa la differenza tra farcela e non farcela tra i grandi?
«La testa più delle gambe e dei piedi. Quando passi dalla Primavera alla prima squadra tutto cambia, devi essere uomo all’improvviso. Ho sempre creduto nei miei mezzi, sapevo che lavorando e facendo sacrifici sarei arrivato. Magari non subito, ma sarei arrivato». Quale allenatore nerazzurro le viene subito in mente?
«Rafa Benitez, mi ha fatto esordire in A e in Champions». In passato si è mai sentito sottovalutato? «Togliendo gli infortuni ho sempre giocato. Quindi credo di essere sempre stato stimato dagli allenatori che ho avuto. Mi davano fiducia perché anche per pochi minuti davo il massimo». Ci parli del suo arrivo in Italia.
«Avevo 9 anni, mamma non voleva che giocassi a calcio. Ma me la cavavo nel palleggiare e così fui coinvolto dagli amici. In casa ho rotto un sacco di soprammobili. Mio fratello più piccolo invece ha la passione dei motori, aggiusta tutto. Ho anche una sorella più grande che si è trasferita a Londra». Il razzismo è sempre presente? «Temo che sarà dura da frenare. Sembra che negli stadi sia usato come una valvola di sfogo. L’indifferenza è la miglior risposta. Certo, se esagerano ci sta la sospensione della partita».