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Mazzola: leggenda nerazzurra, una storia infinita che dura più di una vita

Indice dei contenuti

1 Mazzola: buon compleanno, leggenda nerazzurra2 Un mito perduto e ritrovato3 Tecnica, velocità, estro4 Flash per i più giovani:al il gol Vasas5 6 palleggi con la Svizzera6 La Juve ci provò ma…7 Una storia infinitaMazzola: buon compleanno, leggenda nerazzurra

Quando si parla di Sandro Mazzola in casa Inter, signori per favore battere i tacchi.
Non si parla di un giocatore, si parla della leggenda.
Non si parla di un uomo qualsiasi, si parla un gigante che ha fatto la storia della nostra Inter.
Per ragioni anagrafiche, molti, forse la gran parte dei 71 mila presenti al Meazza domenica scorsa e dei tifosi nerazzurri in generale, non hanno avuto la fortuna di vederlo giocare.
E si sono persi tanto, ma proprio tanto.

Un mito perduto e ritrovato

Sarebbe stata la sua partita domenica scorsa. In Inter Torino c’è tutta la storia di Mazzola e dei Mazzola.
Da Valentino a Sandro, dal Grande Torino alla Grande Inter.
La notte dello schianto di Superga Sandro aveva 7 anni.
E’ cresciuto con un mito per papà, senza poterlo toccare, senza potergli parlare, senza potergli dare un bacio, la sera, prima di addormentarsi.
E stato così grande come uomo, Sandrino che quel mito che non ha potuto godersi come papà, lo ha impersonificato lui stesso crescendo, quasi a voler diventare un tutt’uno con quel genitore che lo aveva lasciato troppo presto.

Tecnica, velocità, estro

Mazzola, Mazzolino, come lo chiamava ogni tanto Niccolò Carosio, non aveva niente della fisicità dei giocatori di oggi. Magrino, segaligno, un fascio di nervi che faceva impazzire con cosette da niente: tecnica sopraffina, velocità e fantasia.
Il talento, marchio distintivo del Dna familiare, lo pone nell’olimpo del calcio mondiale di sempre. Ai suoi tempi brillava la luce abbagliante di Pelè. Sandrino stava nel gruppetto dei pochissimi che tallonava O Rey da vicino subito dietro.
Velocità di gamba e di pensiero; quanti marcatori che lo hanno incontrato sulla loro strada son tornati a casa con l’impressione di non averlo mai visto, e se lo vedevano era già troppo tardi, lui era già tre metri avanti.
La fantasia invece è quell’istinto naturale che non si coltiva, o ce l’hai o ti attacchi. La fantasia è quel dono del Cielo per cui si può diventare anche “immortali” nello sport.

Flash per i più giovani:al il gol Vasas

E nella storia dello sport italiano Mazzola sta nelle prime pagine.
Due flash, giusto per dare ai più giovani l’indirizzo di cosa andare a cercare su You tube per farsi un’idea.
Dicembre 1966, ottavi di finale Coppa dei Campioni. Contro il Vasas di Budapest, Mazzola parte palla al piede appena superata la metà campo avversaria, supera un difensore in velocità, se ne beve un altro, superando il portiere in uscita si decentra, rientra, mette a sedere un altro difensore. Mentre l’Italia incollata alla TV esplodeva in una preghiera “tira, tira”, Mazzola aspettò pure che il portiere quasi tornasse in porta, prima di mettere la palla nell’angolino destro della porta ungherese.
Insomma il gol giustamente strafamoso di Maradona all’Inghilterra aveva un avo in bianco e nero (pure la TV a quei tempi aveva solo questi due colori…).

6 palleggi con la Svizzera

Il secondo fotogramma riguarda una partita che la Nazionale azzurra giocò in preparazione dei Mondiali messicani del 1970.  Sotto 1 a 0 con la Svizzera, gli azzurri stavano rischiando la solita brutta figura di molte altre amichevoli, prima e dopo di quella.
Con la difesa elvetica schierata come si dice oggi, con il pullman davanti alla propria area, solo pensarlo un gol così pare irrealistico.
Mazzola ricevete una palla a mezz’altezza. Al primo controllo di coscia fece seguire altri 5 palleggi, di cui uno in elevazione aerea, prima di mettere palla a terra e infilare il gol del pareggio con un colpo da biliardo all’angolo alla destra del portiere svizzero.

Mazzola uguale Coppa Campioni

Mazzola per l’Inter vuol dire soprattutto Coppa dei Campioni.
Anche allora vincerla era qualcosa di indescrivibile.
Dopo averla sfilata dalla sala trofei del Milan, da esordiente, con una doppietta nella finale con il Real Madrid, uno potrebbe anche dire basta, il calcio mi ha già dato tutto quello che poteva darmi.
Giusto per capirci, in quel Real giocavano tipi come Di Stefano e Puskas, come mettere CR7 e Leo Messi nella stessa squadra di oggi.
E l’anno dopo il bis a San Siro nella finale con il Benfica.

La Juve ci provò ma…

La Juventus lo cercò, lo tampinò, lo allettò. Nel 1967, racconta Mazzola stesso, arrivò l’offerta irrinunciabile: ingaggio raddoppiato, una concessionaria Fiat, un’agenzia SAI Assicurazioni. Insomma un piccolo impero economico.
Quando il calcio era orgoglio, senso di appartenenza e memoria del papà capitano del Grande Torino, succedeva anche che si potessero rifiutare offerte come questa.
Mazzola ringraziò, girò i tacchi e salutò l’Avvocato Agnelli.

Una storia infinita

Erano i tempi in cui a San Siro non risuonava ancora Pazza Inter Amala, ma una nenia dolce come una filastrocca stava a tutte le ore sulle bocche degli interista: Sarti,Burgnich, Facchetti…e quando si arrivava a Mazzola gli occhi di grandi e piccini si illuminavano.
Tra gli interisti e Mazzola sarà davvero una storia infinita e durerà anche più di una vita.
Buon compleanno Sandrino!!