Ivan Perisic : Evoluzione o involuzione? Com’è cambiato il gioco del croato con Spalletti
Indice dei contenuti
1 Analisi sul rendimento di Ivan Perisic2 Il Cambiamento di Perisic con Spalletti3 Adattamento tattico4 Cosa comporta questo rispetto al gioco offensivoAnalisi sul rendimento di Ivan Perisic
Ivan Perisic merita sempre un capitolo a parte, per le sue giocate da fenomeno e per le sue assenze dal campo in alcuni momenti. Il calcio di oggi, per certi versi è un evoluzione o, un invuluzione (ci sarebbe da discutere pagine e pagine) del calcio totale degli olandesi negli anni 70. Rinus Michels e la sua Olanda dei fenomeni giocavano un calcio per certi versi irripetibile, a cui si può solo aspirare. Il calcio di oggi prende tanto da quello degli orange ed è diventato un calcio estremamente tattico e di lettura.
Oggi, i giocatori devono saper fare più fasi ed improvvisarsi anche in momenti tattici mai pensati prima. Quello che sorprende di più, a mio modo di vedere, è che nel calcio di oggi le squadre per girare al massimo hanno bisogno che tutti e 11 i calciatori girino al massimo. Questo non significa che tutti e 11 devono giocare in modo perfetto ogni partita, bensi ogni giocatore deve assolvere ai ruoli, non più ruolo ma ruoli, a cui è stato assegnato dall’allenatore. Il campo è una grossa scaccihera dove se salta un pezzo la squadra va in difficoltà e bisogna ridisegnare. Negli anni 80/90 si diceva che in 10 si giocava meglio, e per certi versi era cosi. Oggi, se si perde un uomo durante la partita, in 10 sembra che si riesca a fare davvero ben poco.
Il Cambiamento di Perisic con Spalletti
Partiamo dal modulo. Il 4-2-3-1 è un modulo che richiede il sacrificio di tutti, soprattutto delle ali esterne che devono correre avanti e indietro sulla fascia per 90 minuti. Ripieghi e ripatenze, a formare un difesa a 6 nei momenti di assedio difensivo ed un attacco a 4 nei momenti di assedio offensivo. Il punto fondamentale di un modulo cosi esposto è che le ali devono assolvere al compito di terzini aggiunti per far girare bene la squadra. Candreva lo fà, lo fà molto bene, per Perisic il discorso è diverso. Negli scorsi anni è stata palesata la mancanza di spirito di sacrificio del croato, che spesso non ripiegava e lasciava il terzino in inferiorità numerica.
Quest’anno il primo punto di differenza del gioco di Perisic è proprio questo: attenzione assoluta alla fase difensiva. Perisic torna, copre, aiuta in fase difensiva e a volte è realmente terzino. Questo lo abbiamo visto spesso ma, ne abbiamo avuto la certezza quando contro il Toro, in una situazione di 1-1 quindi non disperata, Spalletti lo ha messo come esterno a tutta fascia. Questo significa che il tecnico si fida di Perisic in fase difensiva a tal punto da potergli affidare i due compiti, attacco e difesa.
Perisic è un giocatore, per alcuni tratti, vecchio stile. Un ala classica come non se ne vedono più in giro. Ivan non ha nelle sue caratteristiche il gioco difensivo e lo abbiamo notato in pieno negli anni passati all’Inter. Il fatto che Spalletti lo abbia convinto a giocare per la squadra in difesa, adattando le sue caratteristiche fisiche per dare una mano in fase di copertura è già di per se un evoluzione del gioco del croato.
Adattamento tattico
La vera magia di Spalletti, e di Perisic stesso è stato trasformarlo in un terzino aggiunto sfruttando le caratteristiche del giocatore per adattarle al ruolo e non viceversa. Perisic intuisce spesso le linee di passaggio e sà intuire il momento in cui portare il pressing e Spalletti glielo lascia fare. Spesso il croato si ritrova la palla tra i piedi senza dover intervenire ma semplicemente capendo dove il pallone arriverà. Poi chiaramente c’è la parte fisica: Perisic dà il meglio di se quando deve rincorrere l’avversario e con le caratteristiche da decatleta che ha è perfetto. Và detto che questo lavoro di copertura lo fà in modo eccellente quando riesce ad imprimere un’applicazione mentale costante alla partita, dottrina di cui Perisic non è il miglior esponente.
Cosa comporta questo rispetto al gioco offensivo
Chiaramente per fare tutto ciò ci deve essere un rovescio della medaglia, Questo rovescio è la fase offensiva. Intendiamoci, in 12 partite Perisic ha messo 5 assist e 4 gol a referto, non sono numeri banali. Di certo si nota, a differenza degli anni passati, un minor apporto di posizione in fase offensiva. Spiegando meglio, Lo scorso anno Perisic era l’uomo più avanzato, spesso e volentieri, nelle azioni di ripartenza, anche più di Icardi. Questo permetteva a l’Inter di sviluppare contropiedi che partivano dalla trequarti campo.Oggi troviamo un Perisic sempre più basso e che, per creare ripartenze ha bisogno o di un passaggio al centrocampista, o di una corsa di 40 metri. Tutto ciò chiaramente è più dispendioso e si nota anche un’assenza maggiore in fase mentale durante le partite, con un Perisic estremamente attento alla fase difensiva più che a quella offensiva in alcune occasioni.
Questa è un involuzione, ma la dobbiamo contestualizzare in un involuzione di una parte del gioco di un singolo giocatore, perchè, questa involuzione personale migliora l’evoluzione tattica della squadra. A Perisic è chiesto di più, non ci sono dubbi, ma credo che quello che il croato debba trovare in più sia un equilibrio tra le due fasi. Essere presente in difesa ed essere presente in attacco.
La cosa è fattibile, l’abbiamo vista fare ad Eto’o, a Mandzukic e sicuramente a Perisic le doti attletiche non mancano per riuscirci, deve solo imprimere un lavoro maggiore ed una continuità mentale alle partite. Involuzione od evoluzione? la linea è sottile ma ciò che si nota è il cambiamento del croato. Perisic è passato da essere un giocatore per larghi tratti solista, ad essere un giocatore corale. Spirito di sacrificio in difesa, assist e gioco per la squadra. Questa, per l’Inter, è di certo un’evoluzione.