Antonio Candreva, e tutta la nazionale, nella partita di ieri ha sbagliato tutto quello che poteva: le lacrime dopo non servono a niente
Antonio Candreva ieri ha deluso, non per il gol sbagliato sulla ribattuta: per tutto il resto; scelte e gesti tecnici da galleria degli orrori
Ieri notte ho pianto fino alle tre. Stamattina quando mi sono svegliato ho sperato che fosse di nuovo lunedì, che in realtà fosse tutto un sogno e che la vera partita fosse ancora da giocare. Invece no.
Con ancora la stessa rabbia che aveva De Rossi in panchina mentre bestemmiava dietro a Ventura accendo il telefono e vado a farmi del male: andiamo a guardare le pagelle di ieri sera “magari abbiamo giocato meglio di quanto pensi” mi dico.
Mi soffermo sul numero 6, quello che San Siro dovrebbe chiamarlo Casa dall’anno scorso.
5.5, 5, 5, 4. Inorridisco.
Non ho dovuto fare io le pagelle, altrimenti nessuno avrebbe meritato più di 3, ma tu caro Antonio avresti preso 1.
Uno come i gol che ci bastavano per almeno dire “Ci abbiamo provato”, uno come i cross che hai azzeccato in 180′.
Ma come si fa?
Ok, anche Ventura a dirti di crossare per tutta la partita contro una squadra che mediamente raggiunge i 2.20 di altezza non è di certo un premio Nobel. Ma in campo ci vai tu, sei tu a prenderti gli insulti da “Va a dà via el cu” a “kitemmuort”.
Non è colpa degli stranieri, togliamoci quest’idea. Se non abbiamo nessuno meglio di Candreva da mettere a destra vuol dire che c’è un problema di fondo: facciamo schifo.
La Svezia non è una squadra di Lega Pro come dice Pocheschi della Ternana, ma non è nemmeno una squadra che dovrebbe vantare di aver tenuto la porta inviolata per 180 minuti contro l’Italia: non un Belgio qualunque, la seconda nazionale per mondiali vinti.
Dopo questi 180′ penosi, ridicoli e inguardabili tornerò ad amarti contro l’Atalanta perché il bello dello sport è questo: hai sempre un domani con cui rimediare.
Però caro Antonio Candreva potrai anche vincere il pallone d’oro per i prossimi 5 anni consecutivi, non basterà ad alleviare questa ferita.
“E’ martedì mattina, la tua ragazza ti ha lasciato e piove. Poi ti ricordi che tifi Italia…”