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Federcalcio: per il calcio italiano un Commissario straniero e tre Re Magi

Indice dei contenuti

1 Federcalcio ad un passo obbligato2 Il compito di Malagò3 Ora un Commissario straniero4 E con lui due superconsulenti5 Maldini potrebbe essere l’uomo giustoFedercalcio ad un passo obbligato

Quando una società fallisce si dice che porta i libri in tribunale. Dopo la procedura di rito, il giudice nomina un curatore.
Ecco, la Federcalcio è a questo passo. Ora Tavecchio ed i suoi collaboratori se ne facciano una ragione e portino i libri del fallimento azzurro in tribunale.
Siamo convinti che non ciò accadrà. Troppo Vinavil sulle comode poltrone di Via Allegri, la parola d’ordine sarà stringere le chiappe, aspettare che il ventaccio cessi, magari una manciata di polvere negli occhi dell’opinione pubblica con Ancelotti o un altro nome di rilievo convinto a suon di sponsorizzazioni a prendersi la rogna.
E resistere, resistere, resistere!

Il compito di Malagò

Malagò subito dopo l’eliminazione ha detto che il Coni non ha gli strumenti per imporre un Commissariamento.
Spetta proprio a lui, a Malagò quale massimo rappresentante dello sport italiano, trovare la strada per convincere Tavecchio a mollare.
Trovi lui il modo, non gli manca certo l’abilità per far capire a questo signore quanto è opportuno che liberi l’incarico oggi più inviso del territorio nazionale.
Malagò è uomo intelligente e dirigente di grande esperienza; non per nulla ha parlato di commissariamento e non di rinnovo degli incarichi.
C’è bisogno di un periodo di passaggio, segnato da una presenza extra statutaria con poteri straordinari.
L’ordinarietà va bene per i periodi di bonaccia, ma per il calcio italiano siamo all’8 settembre.
Oggi tutti sui media e sui social si improvvisano Presidente federali, indicando i nomi più altisonanti per la successione di Ventura.

Ora un Commissario straniero

Noi ci asteniamo da questo giochino,il pesce puzza dalla testa e la panchina è il filetto. Ma anche noi vogliamo portare il nostro mattoncino alla causa.
Malagò liberi il posto di Tavecchio e poi segua uno dei pochi esempi virtuosi che la politica è riuscita a dare di sé negli ultimi anni, quando si è trattato di nomine, quello dei grandi musei italiani.
Sei o sette grandissimi manager dell’arte, reclutati tutti all’estero, che hanno reso prestigio, grande pubblico e grandi incassi alle più conosciute istituzioni museali del paese.
Un manager di altissimo livello nel mondo dello sport reclutato in un paese europeo, garantirebbe conoscenza del settore, assoluta mancanza di vincoli con la politica ed i club, mani completamente libere per fare quello che c’è da fare.
Ovvero portar via le macerie delle vestigia crollate lunedì sera e avviare la ricostruzione.

E con lui due superconsulenti

E insieme a lui, non una pletora di lecchini ben pagati ma solo due “consulenti”.
Un uomo di sport e uno di relazioni internazionali.
L’importanza dei due campi di intervento a supporto del Commissario è evidente.
Sulle competenze nelle relazioni internazionali, ovviamente, non abbiamo alcuna competenza per discettare, mentre sull’uomo di calcio qualcosa ci sentiamo di dire.
Tre nomi: Del Piero, Maldini, Totti.
Tre miti del calcio nostrano degli ultimi decenni, tre bandiere delle rispettive compagini. Gente che non si è mai venduta per un milione di euro in più, personaggi che hanno dimostrato in tutta la loro carriera integrità morale, rispetto dei valori e delle persone, sia compagni che avversari, qualsiasi maglia vestissero.
Una rosa di tre personaggi (in strettissimo ordine alfabetico) cui attingere per trovare la persona che possa autorevolmente collaborare per riportare aria fresca, idee nuove, le innovazioni necessarie al sistema del calcio tricolore.

Maldini potrebbe essere l’uomo giusto

Nella logica della proposta, Maldini potrebbe essere quello più adatto, perché dopo il ritiro è stato fuori da ogni incarico dunque da qualsiasi diatriba, da qualsiasi gestione di interessi più o meno nobili.
Ed il nome che porta sarebbe garanzia di amore per l’azzurro.
Ma se fosse uno degli altri due andrebbe a meraviglia ugualmente.
Dunque creare un triumvirato, un terzetto (parlare di triade in casa nerazzurra è come parlare di corda in casa dell’impiccato) cui affidare le sorti del calcio italiano per un periodo non brevissimo.
Un periodo che permetta di metabolizzare l’apocalisse svedese, individuare le strategie necessarie per la ricostruzione ed avviarle concretamente, in maniera che quando gli organismi federali potranno essere rinominati non possano più tornare indietro.
Visto il periodo cui andiamo incontro, potremmo parlare dei tre Re Magi, che invece di oro, incenso e mirra portino in dono credibilità, trasparenza e prestigio.