Milan: il NYT rottama il patto con l’UEFA, tsunami in vista per i rossoneri
Indice dei contenuti
1 NYT: Milan, le miniere non ci sono2 Parenti in galera, nessuno risponde3 Mille interrogativi senza risposta4 Che fine per il voluntary?5 Come fa l’Uefa a credere?NYT: Milan, le miniere non ci sono
Per non sbagliare, riportiamo testualmente alcuni passi dell’articolo comparso ieri sul sito della Gazzetta dello Sport a proposito della proprietà cinese del Milan:
”Il New York Times scrive che l’impero minerario descritto da Li Yonghong “era a malapena conosciuto” nel settore minerario e pone dubbi circostanziati sulla proprietà della miniera, che apparterrebbe invece a Guangdong Lion Asset Management, una società che ha cambiato quattro proprietari negli ultimi due anni…
I giornalisti del NYT hanno visitato gli uffici di Guangdong Lion a Guangzhou lo scorso agosto, trovandoli “chiusi, con un avviso di sfratto alla porta; all’interno, le scrivanie e le sedie erano in disordine, i computer erano privi di disco fisso e i vermi infestavano un cestino della spazzatura”…
Parenti in galera, nessuno risponde
“…Nel 2004 secondo The Shanghai Securities News, l’organo di informazione ufficiale dell’autorità di sicurezza cinese, l’azienda di famiglia di Mr. Li, la Guangdong Green River Company, si è associata con altre due compagnie per truffare più di 5.000 investitori per 68,3 milioni di dollari (circa 57,8 milioni di euro al cambio attuale). Il papà e il fratello di Mr. Li furono condannati alla prigione”…
Il New York Times ha contattato i protagonisti della vicenda. Mr. Li attraverso il Milan ha rifiutato una intervista. Rothschild, advisor di Mr. Li nella trattativa con Berlusconi, ha preferito non commentare…”
Mille interrogativi senza risposta
Insomma: gli asset produttivi non ci sono, nelle sedi regnano i vermi, hanno familiari in galera per truffa e non rispondono alle interviste.
La fonte è il New York Times, non “La Voce della Lunigiana”, con tutto il rispetto per la splendida zona toscana.
Quante cose dovremo ancora scoprire della proprietà cinese del Milan? E pensare che il “povero” Berlusconi aveva detto di essere felice di lasciare la sua creatura in mani tranquille.
Chi lo aveva convinto di ciò?
Questo non è un problema solo societario, il New York Times disegna uno scenario davvero imbarazzante per tutti.
Che fine per il voluntary?
Ma il punto veramente importante è un altro. Se le cose stanno davvero così, come può l’UEFA approvare il piano recentemente presentato da Fassone come voluntary agreement?
Il NYT, in poche parole, pone dubbi pesanti sulla solidità patrimoniale della proprietà della società e dunque l’organismo europeo sulla base di quali elementi potrà ritenere credibile il piano di sviluppo rossonero?
Se non ci sono le fondamenta economiche e patrimoniali del patron, il castello potrebbe crollare ancor prima di essere costruito. E il Milan rimarrebbe così esposto allo tsunami del settlement agreement che già ha colpito negli scorsi la Roma e l’Inter.
Come fa l’Uefa a credere?
Come può essere ritenuto credibile dall’organo europeo un piano che afferma di trovare sponsorizzazioni in Cina a iosa nei prossimi anni se l’architetto ha le credenziali descritte dal NYT?
Se dovesse accadere che l’Uefa approvasse il piano proposto dal Milan saremmo in presenza di un fatto ancor più grave dell’aggiramento delle norme realizzato la corsa estate dal PSG con l’acquisto di Neymar con i soldi degli sceicchi.
Lì almeno i soldi veri, fruscianti, odoranti di petrolio c’erano eccome.
Qui cosa c’è, o meglio, cosa non c’è, lo dice il New York Times.
Fonte: Gazzetta.it