Bella intervista rilasciata da Sandro Mazzola a “El Pais”
Sandro Mazzola, ex giocatore nerazzurro e figlio d’arte dice la sua sull’Italia e sul calcio Italiano che, secondo Mazzola, è in completo delcino. In una lunga e ricca intervista rilasciata a “El Pais”, Sandro Mazzola tratta molti tempi che riguardano il calcio Italiano. Mazzola và più nello specifico però, non limitandosi a dire le solite cose sui giovani e la loro carenza. Mazzola genera dei punti di rilessione davvero importanti su come il calcio italiano sia cambiato. I metodi di lavoro e la strategia di allenament hanno stravolto, secondo Mazzola i punti forti della scuola Italiana, Fino a rendere il nostro calcio di un livello inferiore rispetto al passato. L’intervista di Mazzola fà relamente riflettere su alcuni passaggi chiave che hanno visto il calcio del bel paese perdere la propria identità.
Le parole di Sandro Mazzola
“L’Italia è ancora una potenza mondiale del calcio? No. Abbiamo perso l’abitudine di far giocare a calcio i giovani. Negli ultimi anni hanno voluto creare atleti anziché calciatori. Hanno dimenticato la cosa più importante: la palla”. In Italia non si cerca più il talento? Quando ho iniziato a giocare nell’accademia giovanile dell’Inter, a 11-12 anni (anni 1953-54), ci hanno dato una palla ciascuno e prima dell’allenamento abbiamo corso da una porta all’altra con la palla attaccata al piede, prima con il sinistra, poi il destra, poi l’interno, poi l’esterno…Lo facevamo 40 minuti al giorno. Poi arrivò un punto in cui cominciò a dire che fisicamente gli italiani erano meno forti di altri e cominciarono a formare i giovani solo sul fisico. Nel calcio, l’attrezzo più importante è la palla.
Cosa ha sbagliato l’Italia che l’ha portata a mancare la qualificazione? Ciò che è stato fatto male è ciò che ho detto prima. Quindi puoi scegliere un giocatore o un altro, ma se hai un gruppo unito le cose si possono superare e non abbiamo saputo come farlo. Non abbiamo avuto personalità per farlo. Perchè l’Italia ha perso la grinta, la personalità e l’essere competitiva che l’hanno sempre contraddistinta? Perché ai bambini quando iniziano a giocare, gli ripeti ancora e ancora: non dribblare, gioca facile, palla laterale, su tutti insieme. Il risultato è che quando arrivano lassù sono bravi atleti, ma non sanno come usare i piedi. In Spagna giocano a calcio, in Italia non sappiamo più come giocare, il nostro è un altro sport. Non si vedono dribbling, finte, pallonetti”.