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Santon: “Nella vita nessuno ti regala niente. Su Mourinho e CR7 dico…”

Indice dei contenuti

1 Davide Santon racconta la sua carriera2 L’intervista di Santon3 Il sacrificio e la carriera4 Mourinho e Cristiano Ronaldo5 Altre esperienzeDavide Santon racconta la sua carriera

Davide Santon è tornato tra i titolari domenica contro l’Atalanta, dopo quasi un anno dalla sua ultima partita giocata dall’inizio. La carriera di Santon all’Inter è sempre stata molto particolare, fatta di grandi alti e bassi. L’esordio con l’Inter in prima squadra è avvenuto quando Davide era solo un ragazzino, tanto da essere soprannominato “il bambino” da Mourinho. Ora Santon, a 26 anni è tornato nelle rotazioni nerazzurro e potrà essere un arma in più per Spalletti. Santon ha parlato della sua carriera a Drive Inter, programma di Inter tv dove i calciatori si raccontano mentre sono alla guida di un auto.

L’intervista di Santon

“A me è sempre piaciuto guidare, è una cosa che mi è sempre piaciuta. Sono appassionati di macchine, mi piace molto. Mi diverte soprattutto quando ho una macchina che va forte. Social? Sono social ogni tanto mi dimentico di postare però è una cosa che seguo molto, adesso i social sono la cosa principale per seguire quello che ti interessa. Seguo anche i miei ex compagni, anche altre squadre e altri sport. Seguo un po’ di tutto e un po’ di gente. Mi piacciono un po’ tutti gli sport.

Il rito di quando arriva un nuovo acquisto o quando uno rientra è che a cena la sera e devi cantare una canzone. Io l’ho detto a Eder che non sono un nuovo acquisto, sono solo rientrato da un infortunio. Non sono molto bravo a cantare e non ho cantato. Mi hanno fatto un applauso perché sono rientrato dopo l’infortunio. Con Eder e D’Ambrosio ci siamo presi un po’ in giro sui social. Siamo un gruppo che stiamo bene insieme, andiamo d’accordo non solo in campo. Anche fuori. E’ una cosa molto importante. Per i momento si vede che stiamo bene insieme, dai risultati Speriamo che continui così e vada sempre meglio”.

Il sacrificio e la carriera

“Nella vita non ti regala mai niente nessuno, Se vuoi qualcosa devi guadagnartelo. L’unica via è tanto lavoro e tanto sacrificio. tanti pensano che il calciatore abbia una vita facile. Quando arrivi è facile, ma la parte difficile è arrivarci. Non sai se giocherai in serie A o in lega Pro. Fai dei sacrifici, lasci la famiglia all’età di 14 anni come è successo a me. Ti dedichi a una cosa sola, quella che vuoi raggiungere. E’ quella che io ho sempre avuto. Ci vuole anche un po’ di fortuna, ma la cosa principale sono i sacrifici”.

Il numero 17 – Vinto il 17° scudetto nerazzurro, il mio primo infortunio fu il 17 e anche il mio primo gol. E’ un numero che mi ha dato tante soddisfazioni e qualche dispiacere. Mia figlia è nata il 21, ma siamo lì. Quel numero lì è stato un numero importante sia nel bene che nel male. L’ho tatuato sul braccio. Uno perché è il mio scudetto importante vinto con l’Inter. Sono attaccato a questo numero.

Il rapporto con Balotelli? Mario è un matto buono, però un matto. E’ stato anche un simbolo, eravamo sempre insieme. Avevamo la camera insieme, ci sono stati quegli anni in cui abbiamo fatto bene. Poi ci siamo un po’ separati. Avevamo legato tantissimo, vinto tanto. Con l’Inter erano anni importanti. Anche lui è patito di play station.

Mourinho e Cristiano Ronaldo

Mi chiamavano il “bambino” – Ero talmente giovane che Mourinho mi ha accolto come un figlio. Da lì è partita la parola in conferenza stampa e poi il soprannome. Tutti mi hanno chiamato così perché ho esordito a 18 anni e un mese, ma ero andato in ritiro già a 17 anni. Mi piaceva. Mi sentivo protetto. Adesso ho dieci anni in più. E sono anche papà.

CR7 E’ stata una partita tosta, se ci penso adesso me ne rendo conto. In quel momento là ero molto spensierato, non mi rendevo conto e non ci pensavo. Quella partita era veramente importante. Lui è sempre stato il mio idolo, da piccolo non giocavo terzino. Giocavo ala o addirittura da punta. Mi ispiravo a lui, mi piaceva. Sei mesi prima ci giocavo alla play station poi uno davanti all’altro è una situazione difficile. Me la sono cavata. Le gambe non tremavano, però hai quella tensione degli 80.000 a San Siro. Avevo 18 anni e tre mesi. In quell’anno successe tutto in fretta. Esordio in coppa Italia, in campionato, in Champions League, convocazione in U21 e nella nazionale maggiore. Sei mesi indimenticabili”.

Altre esperienze

La Premier – E’ un campionato molto fisico, meno tattico. Atmosfere fantastiche in qualsiasi stadio, campi bellissimi, gente che viene per tifare- Un’esperienza bellissima che mi ricorderò per sempre. Il pomodoro crudo – Non mi piace, diventa acquoso. Il sapore non mi piace. In convitto quando ero più giovane ti davano il panino alla sera, quando lo mangiavi era tutto liquido. Era meglio non mangiarlo. Musica – Dopo l’esperienza in Inghilterra ho incominciato ad ascoltare più generi. Ascolto di tutto. Non ho un idolo musicale, ce ne sono tanti. Da piccolo mi piaceva Tiziano Ferro, Vasco, Laura Pausini. Sotto la doccia non canto perché non so cantare. La

Playlist di Davide  “Versace on the floor” di Bruno Mars; “Passionfruit” di Drake, “I’m the one” di DJ Khaled; “Unforgettable” di French Montana; “El amante” di Nicky Jann. Rigori? Li tiravo quando ero più giovane, poi adesso ho smesso perché c’è il nostro capitano che li calcia lui. Non m sentirei più di calciarli. Sulle punizioni potrei presentarmi. Natale – E’ una cosa bellissima, magica. Adesso che ho una bimba voglio che lo sia anche per lei. San Siro – E’ il sogno di tutti. Quando hai giocato lì puoi dire che hai raggiunto tutto. Una cosa unica che auguro a chi sogna di giocarci. Giocarci una volta ogni due domeniche è ancora più bello. Le tre parole di Davide  Sempre Forza Inter!