Indice dei contenuti
1 Non è matematica, è storia2 Le campane stonate sui social3 La crescita di Maurito, tra stelle in offuscamento4 Il campionato della consacrazione5 Un mister lucida-mente idoneo6 Spalletti, un “agronomo” in campoNon è matematica, è storia
Semplice: 13 giornate di campionato, 13 presenze, 13 goals = MAURITO ICARDI, un centravanti che ricorda, per molti versi, attaccanti che hanno fatto la storia. Arieti d’area magari non eccelsi tecnicamente, ma micidiali per tempismo e fiuto del goal, come ora si sta confermando Icardi.
Citarne alcuni a caso, ma significativamente impressi nella memoria calcistica, non è cosa difficile: i primi che mi vengono in mente, dai più recenti ai più lontani nel tempo, sono nell’ordine Crespo, Kruz, Vieri, Trezeguet, Klose, Careca, Altobelli e Boninsegna, per somiglianza di caratteristiche tecniche, agonistiche e realizzative.
Le campane stonate sui social
Sono letteralmente ammutoliti in rete, quelli che fino allo scorso campionato erano soliti ripetere il ritornello “gol inutili, non è mai decisivo”.
Ne auspicavano addirittura la cessione per favorire chissà quale presunto fenomeno dal calcio estero, quando a pochi mesi di distanza vediamo chi ha speso cifre attorno ai 200 milioni di € arrancare a metà classifica. Il clamore sui social ne è testimone, e lo scontento riguarda più il mancato rendimento che i costi delle faraoniche campagne estive.
La crescita di Maurito, tra stelle in offuscamento
Vediamo stelle cadenti (temporanee, speriamo) come Belotti, Bernardeschi, altri come Higuain e Dybala, all’estero anche CR7, che pur giocando in formazioni di notevole spessore stanno stentando, o hanno avuto appannamenti tali da suscitare critiche sulle operazioni di mercato che li hanno visti protagonisti a suon di decine e decine di milioni.
Come non essere convinti ora della validità e della potenziale ulteriore crescita di Maurito, che a soli 24 anni si sta confermando al vertice di valori solitamente dominati da nomi altisonanti?
Il campionato della consacrazione
Mai come ora, dall’ormai passato ciclo del triplete, la tifoseria ha dato segnali tanto tangibili di fiducia, ottimismo e anche entusiasmo, stemperato per ora solamente dal senso scaramantico per le recenti delusioni ed al timore di ricadute che, per ora, non sembrano potersi considerare dietro l’angolo in campionato. Dovrebbe essere lecito pensare ad una consacrazione dei livelli esibiti finora.
Un mister lucida-mente idoneo
La prestazione robusta e rassicurante di Domenica a S.Siro con l’Atalanta, dopo quella di Napoli, dopo le vittorie iniziali e nel derby, è risultanza di una ritrovata condizione psicofisica, mentale e caratteriale in cui va riconosciuto a Spalletti un merito non indifferente. Ricostruire il morale di un gruppo, riaprire le menti ed impostarle all’autostima non è impresa da tutti. Io per primo avevo snobbato questo mister, ma devo piacevolmente ricredermi: ha fatto finora un pregevole lavoro, estraendo ottimi colpi da Maurito e recuperando anche individualità come D’Ambrosio, Nagatomo e Santon che parevano destinate a scomparire dall’organico.
Spalletti, un “agronomo” in campo
La metafora dell’agronomo Luciano non è casuale: se diamo in mano ad un esperto botanico un fiore, una pianta che sembra asfittica, appassita e poco propensa a prendere il vigore e la bellezza di cui la storia la esalta, si può assistere ad una rinascita prodotta da cure appropriate e somministrate da chi ha capito il malessere che la affliggeva. Così è sbocciato un fiore che promette molti altri variopinti petali, oltre quello ormai evidente di nome Maurito.