Inter: basta con il “si, però…”, chi vuole il bel gioco si accomodi, conta solo vincere
Inter: quel “però” da eliminare
In politica tempo fa regnava il “ma anche”. Per una parte dei tifosi interisti ora è il momento del “si però…”. “Si, siamo lassù però…, la vittoria di Cagliari? Ok, bene però…”.Finchè le cose vanno così, quella parolina di quattro lettere vediamo di scordarcela. Quel “però” ha per mamma la legittima soddisfazione di vedere l’Inter nei piani nobilissimi della classifica e come papà il desiderio soffocato ed inesaudito di ammirare la squadra giocare un calcio scintillante, esteticamente voluttuoso. Mettere insieme le due cose sarebbe bello, certo. Ma come cantava Gianna Nannini ora sarebbe bello e impossibile. Impossibile perché la squadra non ha le caratteristiche per esprimere quel tipo di gioco che gli esteti del pallone prediligono. Tra le note caratterizzanti l’Inter di Spalletti, c’è la fisicità, c’è l’ordine, c’è il senso del sacrificio, c’è la garra. C’è, soprattutto, lo studio di come recapitare la palla nei modi più opportuni dalle parti di quel dominatore dell’ area di rigore che è Icardi.
Squadra con altre caratteristiche
Con il materiale umano a disposizione, altro non è possibile. Spalletti lo ha capito rapidamente ed ha costruito un meccanismo basato sulla fatica e sulla tenuta mentale, sull’astuzia, sulla professionalità dei giocatori e sul richiamo all’orgoglio che indossare questa maglia deve far sentire. La raffinatezza del palleggio, l’ eleganza nei movimenti dei singoli e dell’intero schieramento e altre amenità di questo genere il mister le ha chiuse nel magazzino di Riscone e le ha lasciate lì. E ha fatto bene.
Conte una sola cosa: vincere
E d’altro canto, quando l’Inter così concepita ha affrontato la squadra che interpreta alla perfezione il connubio bel gioco-risultato, ovvero il Napoli, non è che abbia sfigurato, anzi! Il “mondo Inter” in questa fase non può permettersi il lusso di aver fame di estetismi fini a sé stessi. C’è un solo obbiettivo, quello di tornare ad ascoltare quella musichetta che risuona negli stadi più importanti d’Europa il martedì’ ed il mercoledì. Quella del giovedì la lasciamo volentieri, almeno per ora, all’altra squadra di Milano. Che questo risultato venga inseguito con una squadra non appariscente e con un calcio “ignorante” (nel senso di privo di tanti fronzoli) è la nostra realtà di quest’anno. Può piacere o meno, ma è così. E su questa linea occorre remare tutti dalla stessa parte.