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Inter come un bancomat per Gabigol e Dalbert, brasiliani con tante parole e pochi fatti

Le parole di Dalbert a France Footbal

Dalbert ha rilasciato una lunga intervista a France Football. Ne riportiamo qialche passo:
Certe opportunità arrivano una volta sola. Quando è arrivata la proposta dell’Inter ho innanzitutto pensato alla mia famiglia: volevo metterli al riparo. Poi ho pensato a me e mi sono detto che avrei provato un’esperienza straordinaria, che mi avrebbe dato più visibilità anche per la mia Nazionale… giocando nell’Inter avrei avuto più possibilità di essere convocato“.
E poi, ricordando i suoi rapporti con i dirigenti del Nizza:
Se i dirigenti non volevano vendermi allora volevano che restassi. Ma a quel punto, avrebbero dovuto valorizzarmi di più o per lo meno discutere per migliorare il mio contratto. Non era una questione di soldi, ma visto da dove arrivo, devo mettere al sicuro la mia famiglia. Si tratta di una necessità, una questione di sopravvivenza”.

Comprensibile, ma fino a un certo punto

Che un ragazzo dalle origini modeste abbia la voglia e la soddisfazione di sfruttare l’occasione della vita per garantire un futuro decoroso alla sua famiglia è più che comprensibile. Chi non farebbe altrettanto?
Ok. Detto questo però, il buon Dalbert non può venirci a raccontare che lui è venuto all’Inter solo perché la moneta offerta dai nerazzurri era superiore a quella messa sul tavolo dal Nizza, così come la visibilità per andare in nazionale.
C’è un club tra i più titolati al mondo, un prestigio, un pubblico enorme da rispettare.
Chi ti paga lo stipendio ma soprattutto chi viene alla partita pagando un biglietto, ha tutto il diritto di sapere che vesti quella maglia con orgoglio, che essere all’Inter è un punto d’arrivo non solo per l’estratto conto ma anche per il professionista.
E magari ha anche il diritto di vedere prestazioni almeno allo stesso livello delle attenzioni che l’Inter ti ha dedicato in una lunghissima trattativa di calcio mercato e dei soldini spesi per garantirsi le tue prestazioni.

E poi c’è Gabigol

Aspetti secondari? Risposte date da un giocatore ancora poco avvezzo al pubblico nerazzurro? Risposte date come messaggio alla sua ex società francese? Può darsi. Ma se a qualcuno sale un filino di rabbia su per la vena a sentirsi raccontare queste cose, come biasimarlo?
E lo stesso schizzo di rabbia che sale a sapere di Gabriel Barbosa che a Lisbona invece che decidersi a dimostrare quel che sa fare in campo, dimostra tutta la sua attenzione per la vita notturna.
Poche apparizioni in campo, un solo gol messo a segno.
In compenso, discoteche lusitane che vedono il nostro Gabriel protagonista di notti lunghissime, anche violando il codice di comportamento del club.
I cui dirigenti, ovviamente, non vedono l’ora che arrivi gennaio per rispedirlo al mittente.
Il tutto per la modica cifra di tre milioni l’anno netti, che l’Inter sta pagando ancora per la metà in virtù dell’accordo con il club di Lisbona.
Brasiliani furbi o società nerazzurra troppo generosa?
Una cosa è certa con la mentalità cinese di Suning e dei suoi dirigenti: se prendi i soldini devi dimostrare di valerli…altrimenti quella è la porta, goodbye and good luck.