FIGC: tutto cambia perché nulla cambi. Vogliono rovinare il calcio

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1 Il calcio, si sa, è lo specchio di un nazione2 La situazione2.1 …siamo un Paese normale?2.2 …come dicevamo, il calcio è lo specchio del Paese2.3 Quindi?Il calcio, si sa, è lo specchio di un nazione

Così un Paese che, da tanti anni, vive nel pantano – seguendo il gattopardesco adagio “Tutto cambia perché nulla cambi” – non può pretendere che lo sport più popolare (e ricco) viva altra situazioni. Dopo la mancata qualificazione dell’Italia al Mondiale di Russia, tutti erano pronti alla rivoluzione.

“Copiamo la Germania” urlava qualcuno, “E’ il nostro anno 0, si deve ricominciare” sbraitava qualcun altro. Poi, una volta ottenute le teste del presidente federale e del commissario tecnico, è ricominciato il solito teatrino. La forza riformatrice, che si fonda sull’associazione calciatori e sul Coni di Malago, si è subito scontrata con il “sistema”.

La situazione

La Lega Calcio è retta da un commissario. Se vi foste dimenticati il suo nome, noi siamo qui apposta per ricordarvelo: Carlo Tavecchio. Sì, proprio l’uomo degli “Optì Poba”, il personaggio pirandelliano che ha accusato tutto e tutti pur di non dire “Ho sbagliato io”. Già questo particolare dovrebbe invogliare a seguire il mitico sport della lippa, ma proseguiamo.

Se entro qualche settimane – la scadenza è precedente il periodo natalizio – non dovesse venire eletto un nuovo presidente, il commissariamento diventerebbe più di una possibilità. E, come detto, ci sarebbe addirittura il numero uno dello sport italiano, Giovanni Malagò, in prima fila. Malagò, nelle recenti interviste, ha infatti “fatto l’occhiolino” a quest’incarico, forse anche come personale riscatto dopo la “fregatura” patita per le Olimpiadi di Roma. Però, il capo dello sport italiano deve fare i conti – e rischia di finire in rosso – con quelli che molti indicano come il vero problema del calcio italiano: i presidenti dei club di serie A.

Questi ultimi, trainati da Claudio Lotito (qui altro che lippa, vien voglia di salire su una navetta spaziale e andarsi a fare un giro su Plutone), potrebbero puntare su Vegas. Se questo nome non vi ricorda niente, ci pensiamo un’altra volta noi. Vegas è stato senatore di Forza Italia per quattro legislature, per due volte ha ricoperto l’incarico di viceministro dell’Economia ed è stato infine presidente della Consob, l’organismo di controllo sulla Borsa. Tutt’ora è presidente della Consob proprio durante la stagione dei crolli bancari e dei soldi di milioni di risparmiatori andati in fumo.

…siamo un Paese normale?

In un Paese normale, una simile candidatura non verrebbe presa in considerazione ma l’Italia è tutt’altro che un Paese normale. Quindi? Quindi è il “cavallo” su cui qualcuno potrebbe scommettere una fortuna. Poi c’è l’ipotesi Paolo Nicoletti. E’ un avvocato di Milano e, dieci anni fa durante la tempesta di Calciopoli, fece parte dello staff del compianto commissario Guido Rossi. Non perdiamo di vista, però, il filo del discorso: non è importante il nome, per Lotito e compagnia l’importante è impedire a Malagò di fare il commissario del calcio. D’altronde, in ballo, ci sono i soldi dei diritti televisivi quelli che, come scrive oggi Mattia Feltri su La Stampa, “all’estero sono ceduti a prezzi di discount”. Il presidente di Lega, poi, è pedina fondamentale nella partita per l’elezione del successore di Carlo Tavecchio in Figc. Quindi? Quindi ecco che entra in ballo un altro ex senatore di Forza Italia: Cosimo Sibilia, presidente della Lega dilettanti.

…come dicevamo, il calcio è lo specchio del Paese

La cosa importante non sono le riforme – o in questo caso ridare soprattutto dignità a un movimento che ha patito la più cocente delusione dal 1958 ad oggi – ma spartirsi le poltrone. “Il potere logora chi non ce l’ha” diceva Giulio Andreotti. E, purtroppo, anche nel 2017 non c’è frase più attuale. Perché chi ce l’ha il potere, a discapito della Nazionale o di un intero Paese, fa e farà di tutto per tenerselo stretto.

Quindi?

Quindi non ci resta che aggrapparci all’Inter e ai progetti della famiglia Zhang. Siccome proviene da un altro Paese, sta cercando di dare un’impronta manageriale ai neroazzurri. Suning sta ragionando come ragionano i grandi club della Premier League o come ragiona la squadra per eccellenza del calcio mondiale: il Real Football Club de Madrid. I rischi, però, sono dietro l’angolo. Un esempio? Chiedete a Pallotta che aveva in mano il nuovo stadio della Roma, ma poi si è scontrato con la Raggi di turno. A quel punto il biglietto per Plutone lo offriremo noi di InterDipendenza: sempre che non siamo scappati prima.

Perché tanto il calcio italiano “cambierà tutto perché non cambi nulla”. Buona catastrofe, quindi: l’apocalisse è appena iniziata.