Inter: le maglie del marketing se le tengano gli altri, per noi solo il nerazzurro
Indice dei contenuti
1 Inter in testa con il nerazzurro2 Maglie incredibili, d’accordo con Sarri3 Nei colori storici c’è cultura, popolo, tradizioni4 E guai a chi tocca il nero e l’azzurroInter in testa con il nerazzurro
L’Inter è primatista solitaria in cima alla classifica come i tifosi sognavano da due anni.
Quello del dicembre 2015 fu un sogno breve, un mordi e fuggi, un coitus interreptus che illuse per poi franare in rapida successione nelle domeniche immediatamente successive alla pausa natalizia. Adesso il primato dell’Inter si confronterà domenica prossima con la prova più sfidante, quella dello Juventus Stadium contro i rivali di sempre. Una settimana divisa tra sensazioni diverse, la gioia di essere lassù e l’attesa della Partita, quella con P maiuscola. San Siro oggi ha potuto vivere un vero e proprio orgasmo da gol, un tourbillon di azioni, di tiri, con gli avversari annichiliti da un pressing micidiale. L’entusiasmo dei tifosi verso i colori nerazzurri è ora tracimante. Ma c’è un altro aspetto, che solo apparentemente può essere considerato secondario, che permette a questo affetto di manifestarsi.
Maglie incredibili, d’accordo con Sarri
Mentre le altre squadre, in nome della modernità, adottano divise dai colori più improbabili, a San Siro regna solo il nerazzurro. Magari in tonalità diverse, più o meno evidenti, più o meno accese, ma una maglia dell’Inter senza un richiamo nerazzurro sarebbe un dito in un occhio alla stragrande maggioranza dei tifosi. A proposito del match tra Napoli e Juve, giocato con dalle squadre con le maglie grigia e gialla, Maurizio Sarri ha detto tra il serio ed il faceto: “Speravo di poter morire un attimo prima di vedere una cosa del genere”. Bravo mister, siamo d’accordo al 1000% con te.
Nei colori storici c’è cultura, popolo, tradizioni
E non per uno scherzo. Perché in quei colori c’è una storia, c’è una tradizione, ci sono popolo e affetti che vi si riconoscono. C’è l’identità di una città, o di una parte di essa. C’è una poesia che nessuna strategia di marketing e nessuno sponsor devono avere il diritto di violare. Staccarsi da quei colori può portare magari tesoretti insperati ma se si intende far crescere il conto in banca dei club con questi espedienti, smettiamo poi di chiederci perché la gente non va più allo stadio. Certo per gli stadi vecchi, inadeguati scomodi, per il timore di risse e violenze ma anche per altre ragioni meno evidenti come questa.
E guai a chi tocca il nero e l’azzurro
Non si possono chiudere i portoni della storia di una squadra in nome del nuovo che avanza. La modernità deve rendere il calcio più bello, più fruibile, più trasparente senza recidere il cordone ombelicale che ogni benedetta domenica spinge migliaia di persone a viaggi interminabili per star vicino alla propria squadra. E quella squadra deve avere i colori che lo storia gli ha assegnato. I nostri colori sono quelli del cielo e della notte, e guai a chi li tocca.