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Fabrizio Biasin: “E’ una nuova Inter. Pubblico speciale ma andiamoci piano con…”

Indice dei contenuti

1 Le parole di Fabrizio Biasin sull’Inter2 Le parole di Fabrizio Biasin su Libero3 Il cambiamento nerazzurro4 L’impatto di SpallettiLe parole di Fabrizio Biasin sull’Inter

Fabrizio Biasin, in un editoriale pubblicato su Libero commenta la vittoria sul Chievo ed in maniera più ampia l’inizio di stagione dei nerazzurri. Biasin centra il punto sulle critiche ricevute dai più prima che iniziasse la stagione e di come invece le cose sono andate diversamente. Un plauso alla società, all’allenatore ed ai tifosi. Un gruppo realmente unito dalla testa ai piedi che ora può puntare in alto ma, avverte Biasin, bisogna fare attenzione ora ad essere auto celebrativi.

Le parole di Fabrizio Biasin su Libero

“Cose che sentivi dire (e dicevamo tutti) non più tardi di 4 mesi fa. 1) «L’Inter è da 5˚ posto. Se va bene». 2) «L’Inter con Fiorentina e Roma nei primi due turni rischia di fare 0 punti». 3) «Spalletti è il rincalzo di Conte. E di Simeone. Ed è pazzo, a Roma lo sanno». 4) «A Suning non frega niente. #Suning vattene». 5) «Icardi è come Bacca. Scambiarlo con un altro attaccante non sarebbe un male». Varie ed eventuali. Poi la storia (parzialissima) ha detto il contrario. Ha detto, per esempio,che è sempre meglio parlare a cose fatte. Per questo sarebbe sciocco celebrare l’Inter ora, soprattutto a pochi giorni dalla sfida contro la Juve,ma sarebbe ancora più sciocco far finta che la società nerazzurra sia la stessa del lustro 2011-2016.

Il cambiamento nerazzurro

L’Inter è cambiata: nei risultati, certo, ma quelli sono effetto di decisioni (anche impopolari) imposte dall’alto e da lontano, addirittura dalla Cina. L’Inter dello sciagurato 7˚ posto decide di puntare su Spalletti, gli affida una squadra che per i più andava smembrata e infarcita di stelle e figurine («bisogna fare come il Milan!»). «Facciamo le cose senza fretta e seguendo il fair play finanziario», dice Zhang a Sabatini e Ausilio. I due si ritrovano a dover fare i ragionieri, più che gli uomini mercato: prendono Skriniar («chi cazzo è? Vogliamo Bonucci!»), Borja Valero a 5 milioni («Bollito!»), Vecino («Pagato troppo!»), Cancelo, Dalbert e Karamoh. Convincono Perisic a restare e confermano Icardi leader.

L’impatto di Spalletti

Il resto lo fa un tecnico che arriva e dice «l’anno scorso abbiamo fallito». Dice «abbiamo» come se fosse dipeso pure da lui e ti conquista col paraculismo. E il paraculismo è la tua condanna se non è accompagnato dai fatti, oppure ti trasforma in genio se a un passo da Natale non hai ancora mai perso, unica squadra tra A, B e C. L’Inter ha un capitano di 24 anni e 9 mesi che è in testa alla classifica cannonieri ma, soprattutto, si è trasformato in condottiero affidabile. I nerazzurri hanno un pubblico da Champions (oltre 58 mila spettatori di media) e un obiettivo scritto nel marmo e sbandierato al vento: «Tornare a giocare nell’Europa che conta». L’Inter ha perfino rianimato Nagatomo, Santon e – udite-udite – Ranocchia, simboli di un gruppo che a giugno sembrava l’Armata Brancaleone e oggi osserva tutti dalla cima della montagna”.