Indice dei contenuti
1 Inter Chievo Verona: lettura tattica di una partita vinta sotto tutti i punti di vista con due novità importanti2 Gli schieramenti tattici di Inter Chievo Verona3 Il primo gol e i movimenti del terzino4 La forza fisica di una squadra abituata a correre con ordine5 L’ingresso di Dalbert e Karamoh e il calcio modernoInter Chievo Verona: lettura tattica di una partita vinta sotto tutti i punti di vista con due novità importanti
Inter Chievo Verona è stata una partita dominata in tutto dalla squadra allenata da Luciano Spalletti. I demeriti degli ospiti hanno facilitato il compito, come ammesso dallo stesso Maran, ma Icardi e compagni ci hanno messo abbondantemente lo zampino.
Gli schieramenti tattici di Inter Chievo Verona
I nerazzurri hanno dato prova che il modulo adottato sia un concetto di squadra ben chiaro e definito. Nonostante i cambi forzati a centrocampo e in difesa, tutti i suoi interpreti hanno saputo gestire bene il loro compito. Il 4-2-3-1 è il credo di Spalletti. Il 4-3-1-2, come già riportato nella preview di questo match è stato invece lo schieramento scelto da Maran per tentare di aprire la difesa nerazzurra.
Il primo gol e i movimenti del terzino
La prima rete, per quanto possa essere arrivata a seguito di una rocambolesca respinta di Sorrentino su Perisic, è concettualmente ciò che richiede in maniera esplicita Spalletti: spinta dei terzini e densità maggiore nella zona centrale della trequarti. Il gioco nella restante parte di gara, si è sviluppato come al solito sulla destra con un Candreva straripante e in piena fiducia dei propri mezzi. Basti pensare al primo tempo a come sia riuscito a gestire all’altezza della bandierina di centrocampo, palleggiando e voltandosi su Birsa con un sombrero. Il ragazzo di Terni inoltre, per non lasciare in inferiorità numerica il centrocampo, nella prima frazione di gioco ha arretrato molto il suo raggio d’azione fungendo quasi da mezzala.
Ciò che ha destato maggiore scalpore è stato sicuramente l’ingresso da titolare di Ranocchia. Ha disputato una partita ordinata sancendo definitivamente la capacità di gestione mentale di Spalletti. Solo su Meggiorini ha sbagliato in area la marcatura che grazie al solito Handanovic, si è risolto tutto con un nulla di fatto.
La forza fisica di una squadra abituata a correre con ordine
Se da un lato la lettura tattica di Spalletti è stata perfetta, sfruttando le fasce e limitando le uscite centrali come anticipato in conferenza, dall’altro i nerazzurri hanno dimostrato di possedere una condizione fisica incredibile.
Non sono più solo Perisic e Candreva a strappare, ma adesso anche Brozovic corre in maniera più ordinata sia in fase di pressing che in fase di attacco. Quello che impressiona è il gol di Skriniar avvenuto proprio grazie ad una sua uscita palla al piede e una corsa per settanta metri con successiva verticalizzazione del numero 77 su Candreva. Il suo colpo di testa dello slovacco è un appoggio semplice grazie all’ennesimo cross perfetto dalla destra.
Il Chievo per via dell’aggressività subita, non è quasi mai riuscito a impensierire l’Inter anche perché sulle palle alte, Ranocchia è stato insuperabile; per vie centrali non hanno mai trovato lo spazio e di conseguenza la loro manovra si è sviluppata con un possesso palla sterile che poi è stato occasione di recupero da parte interista, oppure con palle lunghe a scavalcare il centrocampo.
L’ingresso di Dalbert e Karamoh e il calcio moderno
Come detto durante il post partita da parte di Paolo Condò, noto giornalista di Sky, l’ingresso dei due giocatori è la prova che il progetto Inter riguardi tutti. In un’azione in particolare, Perisic ha tenuto palla e anziché cercare il fondo ha sterzato verso il centro; poco dopo si è sovrapposto Dalbert che è stato servito sulla corsa e che a sua volta ha trova Karamoh al centro. Solo pochi centimetri hanno separato lui dalla gloria della prima rete in nerazzurro.
È anche questa una importante novità perché finalmente il croato ha cominciato ad accentrarsi anche con la palla (in occasione del primo gol lo aveva già fatto ma senza la sfera) creando una situazione di imprevedibilità in cui il marcatore si è trovato costretto a scegliere se coprire la discesa del terzino avversario, oppure se seguire lui con il pallone per impedire la conclusione.
(Redatto in collaborazione con Matteo Mazzetto e Simone Politi)