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1 Juve Inter: niente è normale, per non dimenticare2 1961: Sky non c’era ancora, gli Agnelli si3 I mattoni del 19834 Montero picchiava, Agnelli sorrideva5 E poi venne Ronaldo…6 55 anni di arretratiJuve Inter: niente è normale, per non dimenticare
Juve Inter è una partita normale come una nevicata a ferragosto. Non sono i tifosi con le loro sensazioni a dirlo, è la storia. Una storia che nasce prima di molti di noi. Ma occorre informare, ricordare non per sobillare gli animi ma per non dimenticare. Perché l’oblio rappresenterebbe l’assoluzione più immeritata, una verginità ricostruita con le protesi del tempo che passa.
1961: Sky non c’era ancora, gli Agnelli si
Era il 1961 quando i nerazzurri furono costretti a schierare la Primavera in segno di protesta conto la Federazione. La gara a Torino si era svolta con migliaia di persone assiepate a bordo campo che a 15 minuti dalla fine invasero il campo. L’arbitro sospese e mandò tutti sotto la doccia. 0-2 per l’Inter a tavolino la decisione degli organi federali competenti. Ma alla guida della FIGC c’era un certo Umberto Agnelli. Alla vigilia dell’ultima giornata di campionato, con le due squadre appaiate in testa alla classifica, la CAF decise per la ripetizione del match. In quel 9 a 1 per la Juve esordì Sandro Mazzola. A quei tempi non c’era Sky, non c’era Scarpini ma gli Agnelli già regnavano.
I mattoni del 1983
Il 23 aprile 1983 lo ricordano in pochi. Il pullman dei nerazzurri stava arrivando nei pressi dello stadio torinese. Le due squadre erano i cani da caccia all’inseguimento della lepre giallorossa che si avviava a vincere il secondo scudetto. I soliti amiconi bianconeri accolsero l’arrivo dell’Inter con qualcosa di più concreto dei soliti cori e sfottò. Quando partì l’assalto non c’erano droni o telecamere a riprendere le gesta nobili di quelli che per decenni ci hanno smarronato con lo “stile Juve”. Non furono le solite uova, e neanche i soliti sassi. Erano belli carichi gli juventini, carichi di mattoni, con cui sfondarono i vetri del pullman e la faccia di Giampiero Marini. Quando la CAF annullò il 3-3 sul campo e assegnò lo 0-2 a tavolino all’Inter ci fu chi ebbe da ridire.
Montero picchiava, Agnelli sorrideva
Risalendo i decenni, si arriva al dicembre 2000. A gioco fermo prima di un corner Paolo “pigna” Montero si avvicina a Gigi Di Biagio. Sembra volergli dire qualcosa ma invece delle parole arriva all’orecchio del centrocampista nerazzurro un gancio destro che Patrizio Oliva avrebbe invidiato per anni. Non vide nulla, ovviamente, l’arbitro Braschi, né i guardalinee, non vide niente nessuno. Tranne i 70 mila presenti sugli spalti e i milioni incollati alla TV. E’ Montero stesso a ricordare che la mattina dopo l’Avvocato lo apostrofò così: “Paolo non mi sei piaciuto per niente, non l’hai preso bene, un bravo pugile con un gancio così l’avrebbe steso” (fonte: intervista a Montero, sito Excalciatori.com, 14.4.2009). Simpatico vero?
E poi venne Ronaldo…
Sul rigore di Ronaldo del 1998 sono già state spese troppe parole. Se volete farvi del male, su You tube si trova ancora la radiocronaca di Roberto Scarpini “Simoni in campo, tutta la panca in campo…signori Scarpini vi saluta…”. Uno dei momenti più bui del calcio italiano di tutti i tempi. Meglio una mattonata in faccia come a Marini che uno spregio così.
Fermiamoci qui. Ci sarebbero altri 50 piccoli episodi da raccontare, ma al confronto di questi sarebbero parva materia.
Vediamo complotti in tutti gli angoli?, soffriamo di vittimismo? Sfida raccolta: qualcuno trovi un solo episodio analogo a quelli citati a parti invertite e il caffè è pagato.
55 anni di arretrati
Una storia che avanti dal 1961, ad essere buoni fino al 2006, 55 anni. Ci sentiamo appagati e ricompensati da un anno di serie B dei rivali? Chi ha vissuto tutta questa storia potrà ben dire “solo parzialmente, 55 anni non sono uno scherzo, neanche la reclusione di Papillon durò così a lungo”. Diciamo che con la metà degli anni si potrebbe chiudere la faccenda. Se con reciproca soddisfazione non è dato sapere…