Indice dei contenuti
1 Niente Inter, nelle sfere di cristallo d’Agosto2 Alba e tramonto di Kulovic3 Aumentano concretezza e cinismo, squadra tosta.4 E adesso… a Torino, con la serenità dei forti5 A proposito di…Niente Inter, nelle sfere di cristallo d’Agosto
A campionato ancora da iniziare, concerti di fanfare e tromboni per la vaporosa campagna acquisti del Milan. C’erano ovviamente le immancabili sviolinate per il calcio “champagne” del Napoli, e anche le scontate spavalderie Juventine.
Per l’Inter c’era invece la solita, immancabile e spocchiosa prosopopea degli avversari, sia nei bar dello sport che nel giro degli addetti ai lavori. Non era ignorata, ma semplicemente outsider nei talk show precampionato, riguardo il futuro pool degli eletti al podio.
Alba e tramonto di Kulovic
Parte il campionato, Inter-Fiorentina 3-0. Doppietta di un Icardi che parte a razzo, Perisic la chiude. Alla seconda, Roma – Inter, si scatenano i fan del “fattore C, o K”: giallorossi in goal con Dzeko, poi fanno il campionato dei pali con 3 centri, contro 3 goal dell’Inter… I romanisti invocano un rigore, negato, e dagli studi tv si inizia a magnificare il determinante ritorno di Kulovic, invisibile giocatore dell’Inter.
La squadra di Spalletti, comunque, mette in evidenza già allora quella che sarà presto una costante: non molla la presa, combatte fino al termine, soffre pure, ma ci crede sempre.
Altre partite, alcune senza acuti nel gioco, qualche lacuna e qualche pausa. Gli avversari successivi, Spal, Genoa, Crotone, Benevento, vengono illusi di poter strappare qualche punto, lamentano pali, parate di Handanovic , errate valutazioni arbitrali poi smentite da moviole e VAR. Soltanto Bologna e Torino riescono a portare a casa un punto.
Aumentano concretezza e cinismo, squadra tosta.
Il gioco migliora visibilmente, ìl fattore “C” inizia a sbiadire ma rimane ancora per gli scettici la principale dote dell’Inter. Anche nel derby, quando un contestatissimo rigore di Icardi porta l’Inter sul 3-2 in pieno recupero. Ma è dal derby che i nerazzurri iniziano a convincere sempre più. Incontrano il Napoli al S.Paolo, subiscono una scontata supremazia territoriale e possesso palla. Ma alla fine, non solo fermano la squadra di Sarri , riescono anche a metterle una certa apprensione sul finale.
Seguono poi altre prestazioni sempre più sicure, le azioni diventano divertenti, il pubblico si esalta e la squadra lo premia, colpisce a sua volta pali e traverse. I gufi perdono di vista Kulovic, andato a giocare nelle file avversarie. Le ultime partite sono conferme di raggiunta concretezza e cinismo nella gestione dei match, spesso conclusi nel finale, con determinazione a portare a casa il massimo risultato.
E adesso… a Torino, con la serenità dei forti
Finora l’Inter sembra essersi fatta beffe dei gufi, delle malelingue e degli scoop di mercato su Icardi, tesi a denigrare il lavoro svolto dalla squadra. Sotto la regia, possiamo dirlo? sapiente di Spalletti, emergono ricordi di un’altra Inter, altro allenatore, altra epoca che sembrava ormai lontana. Riattaccata la spina, riaccesi i riflettori, ora ci si appresta ad una settimana di concentrazione in vista di Juve – Inter di Sabato . Sfida scudetto a Torino? Non ancora, il campionato è lungo e la classifica per ora molto corta tra le prime 5-6. Ma se non da scudetto, è senz’altro sfida caratteriale, molto più equilibrata rispetto ai recenti campionati. Il gap, a dispetto dei detrattori, si è vistosamente ridotto e a Torino, con la serenità dei forti, potrebbe accadere quello che alcuni continuano a credere impossibile…
A proposito di…
A proposito di gufi, un tale Caressa, giornalista indiziato di gobbopatìa, aveva sfornato l’ennesima perla: L’INTER NON VINCERA’ CON IL CHIEVO…
Peccato, profezia sventata da San Sorrentino, portiere del Chievo che stavolta dimentica l’aureola negli spogliatoi e raccoglie 5 belle pere, che metterà in un cesto natalizio e consegnerà a mò di “Tapiro d’oro” al signor Caressa. Il medesimo, faccia pure le sue gufate, pari pari per Sabato, ma se poi venisse ancora sbugiardato non evochi quel famoso giocatore, Kulovic, che a tutti gli effetti pare egregiamente sostituito da connazionali come Perisic, Handanovic e Brozovic.