Lippi e l’Inter, Helsingborg e Reggina non vennero per nuocere
Indice dei contenuti
1 Lippi nerazzurro, un grande errore di Moratti2 Prima mossa: via Simeone, Pagliuca e Bergomi3 Il Chino Recoba e Marazzina4 Fuori dal grande giroLippi nerazzurro, un grande errore di Moratti
Marcello Lippi ha sentito il bisogno di tornare sul breve periodo che lo vide inquilino della panchina nerazzurra.
Il tecnico della nazionale cinese lo fa ovviamente a modo suo, non risparmiando di ricordare il suo orgoglio di juventino anche mentre allenava i nerazzurri e la soddisfazione per lo scudetto sfilato all’Inter il 5 maggio 2002. E sostenendo infine che “a Torino ho vinto perchè lavoravamo più e meglio di tutti”. Chi ama l’Inter ha amato Moratti e Moratti ha amato l’Inter come nessun altro Presidente, prima e dopo di lui. Proprio per questo vorremmo chiedergli ancora una volta cosa diavolo gli passò per la testa in quella primavera del 1999 quando decise di portare il viareggino sulla panca nerazzurra. Il fascino del vincente? Semplice desiderio di rivalsa sui bianconeri? Tutto quello che il Presidente può aver pensato si rivelò fallace e fallimentare quasi subito.
Prima mossa: via Simeone, Pagliuca e Bergomi
La prima mossa di Lippi fu quella di cacciare Pagliuca, Simeone e Bergomi. Come infilare un dito in occhio ai tifosi nerazzurri. Se c’era una possibilità una che Lippi potesse attirarsi qualche (rara) simpatia, se la giocò prima della prima di campionato. Solo per i più giovani, era l’Inter di Vieri e Ronaldo, Recoba e Zamorano, Pirlo ed un certo Roberto Baggio, che già aveva avuto le sue belle rogne con Lippi a Torino, puntualmente ripetute anche a Milano.
Il Chino Recoba e Marazzina
Con il senno di poi, benedetto fu l’Helsingborg ed il rigore sbagliato al 90mo dal Chino Recoba. Il 23 agosto del 2000 l’Inter uscì dal preliminare di Coppa Campioni in maniera indecorosa. Due settimane dopo, con le stesse modalità perse a Reggio Calabria. Il 2 a 1 firmato da Marazzina fece esplodere di rabbia Lippi. Per fortuna esplose anche Massimo Moratti che preso da un lampo di ritrovata lucidità, il calcio nel culo lo rifilò a lui anziché alla squadra. Su una cosa sola ci sentiamo di dare ragione a Lippi, quando dice di aver vinto a Torino perché lavoravano più e meglio di tutti. Calciopoli in effetti ha spiegato quanto e come lavorava la dirigenza bianconera dell’epoca.
Fuori dal grande giro
Da anni il calcio che conta non lo vede più protagonista, dopo il fallimentare mondiale del 2010. Come CT della Cina ha fallito l’obbiettivo qualificazione ai mondiali di Russia. Voleva tornare alla grande nel giro azzurro come DT della nazionale. Un cavillo regolamentare glielo ha impedito (per fortuna aggiungiamo noi). Forse si sente un po’ dimenticato Lippi dal parterre calcistico più prestigioso, quello Europeo. O forse sta lanciando messaggi a qualche club italiano di indubbio prestigio che l’anno prossimo potrebbe aver bisogno di un nuovo mister. La Cina di certo gli sta dando grandi soddisfazioni economiche; di sicuro le dà anche a noi interisti se continua a farlo lavorare lì.