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Spalletti : #senza tregua va bene, ma senza tirare in porta…maledetto dicembre

Indice dei contenuti

1 Spalletti, è stata davvero una illusione?2 La realtà svelata3 Il pericolo del ritorno al passato4 Responsabilità e cambiamenti5 Due equivoci da risolvere6 Brozovic e Joao Mario7 Situazioni diverseSpalletti, è stata davvero una illusione?

Non c’è due senza tre, ora abbiamo dato ragione anche al più usurato dei proverbi. Il Babbo Natale nerazzurro è passato dal Meazza e con la sua generosità ha regalato una serata da eroi a undici milanisti in piena crisi di identità. In crisi si, ma con un particolare non trascurabile, la fame di uscire dalla brutta situazione in cui si sono cacciati.
L’Inter di Luciano Spalletti invece ormai da tre settimane pare satolla dei complimenti ricevuti fino al 5 a 0 con il Chievo. Un brutto anatroccolo che si è creduto per un attimo una fata bellissima. Come l’Inter di Mancini di un paio di stagioni fa. Squadre che illudono, che si illudono, fino a quando la realtà prevale sulle apparenze e disvela la vera natura delle cose.

La realtà svelata

La realtà di questa Inter è quella di una squadra che ha perso la sua ventata di freschezza, che stava tutta (o quasi) nelle sue fasce alte. Ormai lo hanno già detto in molti, chiusi Perisic e Candreva, davanti l’Inter ha la consistenza di un soufflè, che si sgonfia al primo tocco del coltello. Icardi è un mostro, e su questo nessun dubbio. Ma in tre partite gli sono arrivati due palloni giocabili. Uno messo dentro con l’Udinese per il provvisorio pareggio ed uno malamente ciccato a Sassuolo solo a cinque metri dalla porta avversaria (rigore sbagliato a parte). Perisic è dalla tripletta con il Chievo che non trova la porta, Candreva è dall’anno scorso che non segna. Le tonnellate di cross tentati dai due hanno prodotto una miseria in termini di palloni davvero giocabili dal capitano. E quando le parti si invertono, quando è Maurito a trasformarsi in uomo assist, assistere alla indegna ciabattata di Joao Mario che recapita in bocca al fratello meno ricco dei Donnarumma l’unica palla gol davvero chiara del derby, non lascia più neanche l’amaro in bocca.

Il pericolo del ritorno al passato

Se nei tifosi subentra l’assuefazione al peggio significa che all’orizzonte si intravedono segnali inquietanti. Tristi preavvisi di un proseguimento di stagione simile a quello dello scorso anno. Nessun facile ottimismo prima, troppo pessimismo adesso? Siamo i primi ad augurarcelo. Ma le coincidenze sono troppe per non ritornare con la mente a 12 mesi fa o al campionato di due anni fa, quando proprio a dicembre, con la Lazio a San Siro, si chiuse il sogno di un campionato di vertice. Da lì in poi fu una slavina di risultati negativi, che portarono al quarto posto finale a 13 punti dalla Roma, terza.

Responsabilità e cambiamenti

Ora, a voler stilare l’elenco delle responsabilità potremmo già riempire qualche quaderno. Spalletti ha fatto un lavoro enorme fino ad oggi. Criticare il mister sarebbe il solito esempio di tafazzismo cui i tifosi interisti ricorrono ogni tanto spesso. Sta proprio a Spalletti trovare la quadra, tecnica e psicologica, per ricostruire una volta ancora la mentalità vincente messa in mostra dai ragazzi fino ad un mese fa. L’unico problema è che ora non c’è Riscone di Brunico davanti, non ci sono amichevoli. Ora ci sono tre giorni e poi sarà Inter Lazio. Al di là della rivalità cittadina, un appuntamento forse ancor più importante del derby di Coppa Italia. In gioco ci sono tre punti fondamentali per la Champions, senza la quale il destino nerazzurro dei prossimi anni sarà tutto da reinventare.

Due equivoci da risolvere

Quanto ai singoli, serate come questa fanno passare la voglia di parlare di qualcuno in particolare. Le polemiche fioccheranno come sempre in questi casi ed il rischio che molti non vedono sarà quello di gettar via il bambino con l’acqua sporca . Ma se è vero che ci sono delle certezze in questa squadra, è vero anche che ci sono degli equivoci ancora irrisolti ormai da troppo troppo tempo. Equivoci che hanno nome e cognome, Marcelo Brozovic e Joao Mario.

Brozovic e Joao Mario

Due esempi di come ragazzi di grande talento possano disperdere la loro fortuna pur senza rendersi protagonisti di balotellate varie. Per vanificare delle capacità non c’è bisogno di essere eccentrici. Spesso è sufficiente la superficialità, non esercitarle con la dovuta concentrazione, con la giusta applicazione, insomma accendendo il cuore ed il cervello prima di scendere in campo. Dunque nessuno scandalo se fin dai prossimi giorni si dovessero invitare gli agenti di questi due signorini a trovare, ed alla svelta, altre destinazioni per i loro assistiti.

Situazioni diverse

Con una sola differenza. Per Brozovic potrebbe essere trovata una soluzione economicamente vantaggiosa per tutti, visto che ormai il suo valore ammortizzato a bilancio dovrebbe essere intorno ai 4 milioni. Dunque tutto quello che dovesse venire in più andrebbe a plusvalenza, per la felicità dei contabili e dell’UEFA. Per il portoghese il discorso è ben diverso. Arrivato l’anno scorso per oltre 43 milioni di euro, il suo valore a bilancio a gennaio, detratti gli ammortamenti, dovrebbe essere intorno ai 32 milioni di euro Trovare una soluzione senza dover contabilizzare minusvalenze non sarà facile.