Indice dei contenuti
1 Inter: finisce un annus orribilis2 Dopo il pari col Torino tutti mollarono3 La telenovela allenatore4 La potenza di fuoco5 Il colpo di genio di Spalletti6 Un mercato impossibile7 Storia recenteInter: finisce un annus orribilis
Finisce un anno che lascia pochi sorrisi ai tifosi interisti ma tante risate. Amare, ma pur sempre risate.
Il 2017 si apre con Pioli in panchina, dopo il grigio inizio di campionato di De Boer ed il breve interregno di Stefano Vecchi. Dopo il rovinoso 3 a 0 di Napoli del 3 dicembre, i nerazzurri sembrano trovare la quadra. Genoa Sassuolo e Lazio vengono regolate nelle ultime tre domeniche del 2016, mentre dopo i botti di fine anno sono nell’ordine Udinese, Chievo, Palermo e Pescara a subire la ritrovata verve dei ragazzi di Pioli. La sconfitta per 1-0 in casa della capolista Juventus, maturata non senza qualche polemica, non lascia strascichi particolari. La corsa riprende con Empoli, Bologna, Cagliari e Atalanta, con la sola battuta d’arresto interna con la Roma. Insomma da dicembre in poi 8 vittorie e due sconfitte, ruolino di marcia che riporta l’Inter a ridosso dei posti buoni per l’Europa che conta.
Dopo il pari col Torino tutti mollarono
5 e 12 marzo, segnatevi le date. Sono quelle delle gare a Cagliari e con l’Atalanta al Meazza, 12 gol fatti e due subiti, un 5-1 ed un 7-1 che fanno scintillare occhi e sogni dei tifosi. Li si spenge la luce. Arriva il pareggio interno con il Torino, quello che rimarrà nella memoria per le parole di D’Ambrosio “dopo il pari con il Torino abbiamo mollato” , come se fosse stato loro diritto staccare la spina a loro discrezione. Salvo pretendere ovviamente che la società non mollasse di pagare gli stipendi mensili. Dovremo aspettare il 21 maggio per rivedere l’Inter vincere una gara, all’Olimpico in casa della Lazio, dopo aver dovuto gustare domeniche surreali, come quella di Crotone o di Firenze. Giusto per la cronaca, nel frattempo a tre domeniche dalla fine, anche a Pioli era stato dato il benservito, per richiamare in panca Stefano Vecchi, la vera Protezione Civile nerazzurra, l’uomo buono per tutti i naufragi.
La telenovela allenatore
Finito lo strazio più incredibile dei sette anni post triplete, neanche il tempo di respirare che inizia un altro rosario. Anzi, per la verità le giaculatorie erano già iniziate prima, l’Inter si porta sempre avanti col lavoro, quando si tratta di allenatori. Un periodo in cui tutti i giorni, più volte al giorno prima e dopo i pasti, ed anche la notte se qualcuno soffre di prostata sembra risuonare una continua telecronaca del mitico Adriano De Zan di un arrivo in volata al giro: “Conte…Simeone… Conte prende la ruota di Simeone, ma l’argentino rimette la testa avanti, Simeone, Conte, Conte… primo Spalletti, secondo Simeone terzo Conte”. Il 6 giugno Luciano Spalletti diventa ufficialmente il nuovo allenatore nerazzurro. Viene da un ottimo campionato, segnato dal record di punti (87) per la squadra giallorossa e da polemiche feroci con Totti e tutto il mondo tottiano per la gestione der Pupone in vista della celebrazione del suo ritiro dai campi di gioco. Nel frattempo è arrivato anche un altro ex romanista di prestigio, Walter Sabatini, a dirigere le operazioni calcistiche di tutto il gruppo Suning in Itali ed in Cina.
La potenza di fuoco
Siamo a giugno, qui si apre un altro capitolo indimenticabile per i tifosi nerazzurri. Quello della “potenza di fuoco”.
Non sono ne Trump né il coreano con il parrucchiere strambo a proferire queste parole. Giornali, Tv, social e chiunque avesse una tastiera o un microfono a portata di mano iniziò a parlare e scrivere di 100,150, 280 milioni di euro che Suning era pronta ad investire sul mercato per riportare l’Inter in alto. L’avevano fatto così bene e con tanta enfasi che forse, in fondo al loro cuore, ci avevano creduto anche Sabatini e Spalletti. Salvo poi doversi svegliare dallo stato onirico quando qualcuno gli fece notare che il FFP non solo non permetteva botti e fuochi artificiali, ma imponeva i salti mortali per rispettare gli accordi sottoscritti da Thohir (brrr…solo a scriverlo c’è da temere che succeda qualcosa). Ci siamo sempre chiesti perché la società permise il diffondersi di notizie così strampalate sulla “potenza di fuoco” . Perché permise l’accendersi di tante aspettative illusorie. Solo pessima gestione dell’informazione o davvero nessuno si era accorto della effettiva scadenza del FFP?
Il colpo di genio di Spalletti
Iniziò così l’ennesima litania, quella della plusvalenza da 30 milioni entro il 30 giugno. Ci fu chi propose di vendere il primo anello rosso, altri suggerirono di comprare e vendere bitcoin. Quando si arrivò alla stretta finale con l’inevitabile cessione di Perisic o Icardi, Sabatini come il mago Otelma tirò fuori il coniglio dal cilindro e le 30 piotte vennero fuori come per magia. Caprari non ha mai giocato un minuto con la maglia nerazzurra, ma i tifosi interisti gli saranno debitori a lungo. Lui magari non lo sa, noi si.
Un mercato impossibile
Nelle settimane successive furono 5481 i giocatori accostati all’Inter, da Di Maria a Bale che qualcuno sognò di vedere a cena in un ristorante milanese… e che, vuoi che Sabatini non l’abbia convinto a firmare? Da De Rossi a Suso, per arrivare a minatori della Cornovaglia e bagnini di Miami. Bastava che avessero tirato due calci ad un pallone, anche in età prescolare, che diventavano subito appetibili per l’Inter da rifondare. D’altro canto, tutti avevano sentito parlare della “potenza di fuoco” di Suning e tutti si sentivano in diritto di trattare l’Inter come un bancomat. “Quel ragazzo del 2004? 27 milioni”, “quella muta di magliette è special prize, per voi solo 2,5 milioni”.
A Sabatini dovettero curare i nervi, la Marlboro lavorava ormai quasi solo per lui. Alla fine portò a casa una compagnia di figure di secondo piano, come molti definirono Vecino e Borja Valero, Skriniar e Dalbert, Cancelo, Karamoh e Padelli. Le polemiche si sprecavano, le ironie regnavano incontrastate sui social e in TV. Anche perché al contempo sull’altra sponda milanese una campagna acquisti faraonica lasciava prevedere una stagione di difficoltà e di sfottò senza fine.
Storia recente
Il resto è storia recente, gli equilibri si sono spostati alla parte sbagliata, le formalità hanno preso una brutta piega, Napoli e Juve viaggiano da par loro. Nel frattempo la piccola Inter di Spalletti ha fatto sognare per quattro mesi, prima del solito maledetto malanno decembrino. Ha vinto a Roma ed è uscita imbattuta dallo Stadium e dal San Paolo. Ha assaporato la vetta della classifica, ma lì sono arrivate le vertigini e le inattese imbarcate in casa con l’Udinese e a Sassuolo. Nel frattempo, Skriniar si è rivelato un gigante, quasi come Musacchio.
Vecino e Borja Valero hanno confermato le loro qualità, Cancelo sta mettendo la testa fuori in queste ultime giornate in maniera assi interessante. L’ultimo brodino preso con la Lazio permette solo di respirare un po’ meglio, in attesa di un 2018 che tutti ci auguriamo diverso. Lo scudetto è forse ancora merce inarrivabile, il quarto posto per tornare in Champions è obbligatorio. La prossima primavera ci dirà… .
Alla Società, alla squadra e soprattutto a tutti i tifosi nerazzurri gli auguri più sentiti di un felice 2018 da tutta la redazione di Inter Dipendenza.
PS. Non si può chiudere un articolo sul 2017 nerazzurro senza ricordare il triplete delle giovanili. Primavera, Juniores e Giovanissimi hanno portato tre raggi di sole in una stagione grigia. E poi dicono che i giovani non hanno la testa a posto…