Stefano Pioli alla Gazzetta “All’Inter rifarei tutto, non ho rimpianti”
Stefano Pioli intervistato dalla Gazzetta parla del suo passato, compresi i mesi all’Inter
La partita al Franchi dell’anno scorso fu quella che costò a Stefano Pioli la panchina dell’Inter. Dal Franchi Pioli parla del suo passato ricordando, anche, il rapporto con Spalletti ed i mesi passati a Milano in nerazzurro: la fantastica rimonta e il crollo verticale. Dalle stelle alle stalle.
Non sarà una “resa dei conti”. Sarà una normalissima partita di calcio tra due squadre in lotta per l’Europa: l’Inter per la Champions mentre la Fiorentina lotta per l’Europa League. Pioli, dopo gli anni con la Lazio, ha avuto l’opportunità di allenare l’Inter e nei mesi iniziali il suo lavoro fu ineccepibile. Poi, il crollo fisico e mentale.
Le parole di Stefano Pioli
«Dopo Parma Roma 0-4 del 2006 Spalletti mi fa: “Manderei Andreazzoli a vedere una settimana dei tuoi allenamenti”. A febbraio, esonerato da poco dopo un 30 beccato contro la sua Roma, gli faccio: “Verrei a Trigoria con il mio staff”. Una settimana di chiacchierate, compreso il riesame della relazione del suo collaboratore. E’ per dire che fra allenatori magari non siamo amici, ma ci confrontiamo perché anche le nostre idee possono fare la differenza: non so in che percentuale, ma alcuni di noi fanno rendere i giocatori oltre le loro potenzialità e altri al di sotto. Dunque abbiamo la nostra importanza.»
Dalle stelle alle stalle
«Un esonero ti ferisce se arriva per colpa di rapporti deteriorati, o se ti lascia dei rimpianti. Per questo mi fece più male come finì alla Lazio che all’Inter. Se ripenso all’Inter non ho rimpianti, né sassolini da togliermi: rifarei tutto allo stesso modo. So che quel crollo sembrò inspiegabile, ma in realtà non lo fu: spendemmo tanto in una rincorsa “folle”, impossibile, e il ko con la Samp fu lo spillo che sgonfiò all’improvviso il nostro involucro di motivazioni. Venute a mancare quelle il buco si allargò, finché il pareggio nel derby al 97’ fece scoppiare tutto. Ma oggi, anche grazie a certi risultati iniziali e rinforzi, l’ambiente è diverso da allora: comunque più solido, consapevole. E Spalletti è in panchina da luglio: un conto è iniziare una costruzione chiara da subito, un conto è subentrare.»