Spalletti, l’artefice di tutto. Tutto cosa?
Indice dei contenuti
1 A scanso di equivoci…2 Relazione tra capitale umano, ambiente e società3 Da Gasperini a…4 Ranieri, Stramaccioni, Mazzarri…5 Ritorna Mancini6 Morale della favola, Spalletti e poi…A scanso di equivoci…
…devo iniziare da qui: “E lui l’artefice di tutto ancora non lo avete capito, non è da Inter a questo punto della stagione e meglio che vada via, il calcio non è questione di nomi ma di organizzazione tattica quella che Spalletti non riesce a dare all’Inter, non è capace di cambiare modulo ne strategia senza parlare del mercato estivo giocatori cacciati via proprio da lui, ora che c…o si lamenta a fare, e non chiedete giocatori perché alla fine giocano sempre quelli, Spalletti vaff…” Per chi volesse approfondire la conoscenza di tanto genio: https://www.facebook.com/profile.php?id=100010486393761&fref=gc&dti=1529722390574865 . Questo è quanto capita di leggere tra i post di una delle tante pagine social che parlano di Inter. Non ha raccolto un solo like, ma c’è da chiedersi dove sia la materia grigia di un individuo che si professa tifoso esprimendosi in quel modo. Non credo sia opportuno lanciare esche a simili confronti, ma si può puntualizzare alcuni passaggi significativi sulla storia dell’Inter e dei suoi allenatori.
Relazione tra capitale umano, ambiente e società
Anzitutto, diamo un’occhiata a cosa accade a poca distanza da Milano, quindi da S.siro e di conseguenza dall’Inter: a Bergamo, esattamente. Un allenatore che non molti anni fa era approdato alla sponda nerazzurra milanese, ebbe poca fortuna come una discreta serie di suoi predecessori. Gasperini aveva preso in mano una squadra con ben altro blasone, potenziale e bagaglio tecnico rispetto all’Atalanta. Ma oggi sta dimostrando che anche con un organico privo di nomi altisonanti, o “top players”, si può mettere in campo una formazione di tutto rispetto. A patto ovviamente di avere quella caparbietà e volontà di vincere che possono risultare decisive, a dispetto del minor blasone della società, e del bagaglio di esperienza. Il risultato è poi la crescita delle quotazioni di giocatori spesso allevati nelle giovanili, che inseriti in prima squadra diventano in breve punti fermi.
Da Gasperini a…
Senza tirare in ballo paragoni improponibili, Gasperini è probabilmente un buon allenatore come altri che lo avevano preceduto senza fortuna: Benitez e Leonardo. Allenatori senza bacchette magiche nè doti miracolose, ma con una dote certa, la serietà. Forse la società Inter, al tempo, non aveva a disposizione un ambiente favorevole, troppo abituato a vincere e diffidente su nuove direttive tecniche . La serietà professionale non era però sufficiente a garantire al mister Gasperini la gestione del notevole capitale umano che gli era affidato, e la pressione di una tifoseria esigente lo metteva all’angolo. Eppure poteva contare su gran parte di quegli elementi che avevano appena concluso una serie memorabile di trionfi: Milito, Schnejder, Maicon, Samuel, Lucio, Zanetti, Cambiasso…
Ranieri, Stramaccioni, Mazzarri…
Dopo un avvio disastroso con 5 sconfitte, Gasperini va, arriva Ranieri e inizia una nuova serie di alti e bassi, all’insegna della continuità perduta. Si conclude a Marzo 2012 con la sconfitta contro la Juventus e l’esonero dell’allenatore. Subentra il giovane Stramaccioni, prelevato dalla Primavera nerazzurra, conquista 17 punti su 27 e piazzamento al sesto posto. Ma il campionato dopo, il ritornello continua: conclude al nono posto, con 16 sconfitte, nonostante la presenza di quei mostri sacri del triplete. Allora via Strama, arriva Mazzarri, dal Giugno 2013 a Maggio 2014. Punto e a capo, nuovi schemi, nuove tattiche importate da quel suo Napoli che aveva ben plasmato. Niente da fare…Non si concretizza il feeling con il pubblico e nemmeno con lo spogliatoio, e a Novembre 2014, toh…chi si rivede?
Ritorna Mancini
L’illusione di tornare ai tempi d’oro sembra prendere corpo, ma non è così. Il rapporto si logora lentamente, fino all’estate 2016, quando a pochi giorni dal campionato il Mancio saluta e se ne va, sostituito da De Boer. Il taciturno tecnico olandese appare un pesce fuor d’acqua, stenta a farsi capire, l’italiano è per lui ostico. Ma alle prime battute dal campo arriva una soddisfazione enorme: batte la Juve a S.Siro, con Icardi e Perisic su tutti. Ma poi sulle prime 14 partite, le sconfitte sono la metà… E così, a Gennaio 2017, eccone un altro: Pioli, allenatore parmigiano che si dichiara interista da subito. I suoi risultati non sono male, ma alla fine la qualificazione in zona Uefa sfugge con il derby di ritorno. In pieno recupero, al 92°, il Milan riesce a raggiungere un pareggio insperato sul 2-2, togliendo all’Inter due punti preziosi.
Morale della favola, Spalletti e poi…
Sul successivo ingaggio dell’ex allenatore della Roma, i pareri sono discordi, tra chi diffida, chi lo critica e chi lo innalza a possibile allenatore della svolta. E dalle prime 16 partite, sembrava che finalmente la risalita fosse un fatto acquisito e consolidato. Invece quella flessione che molti avevano semplicemente previsto come fisiologica, per altri diventa subito lo spauracchio di un nuovo fallimento. Dalle stelle alle stalle, come solitamente si dice, e c’è chi (vedi inizio articolo) si diletta in anatemi e condanne, via Spalletti, non è da Inter… Beh, anche Gasperini non era da Inter, su queste basi, ma di fatto all’Atalanta dimostra che se in campo si muove e gioca una squadra che ha agonismo e tanta voglia di vincere, anche un allenatore senza bacchetta magica può fare la sua bella figura. Quella voglia di vincere che deve ritrovare anche l’Inter, rimettendo in carreggiata una squadra che nelle ultime partite si dice che ha vacillato. Vero, ma ha evidenziato carenze di organico (panchina corta) più ancora che condizione atletica in calo. E quelle carenze hanno una sola cura: un mercato su cui investire subito per non perdere dopo.