Inter Roma finisce con un pari. Il big match di giornata non ha né vinti né vincitori. I nerazzurri mantengono le tre lunghezze di vantaggio proprio sui giallorossi, in attesa che questi recuperino la gara contro la Samp mercoledì. In caso di vittoria della formazione di Di Francesco, l’Inter, in virtù della vittoria dell’Olimpico, conserverebbe in chiave Champions un piccolo vantaggio per gli scontri diretti. Ma il campionato è ancora lungo e certi discorsi sono prematuri.
Ci sono due modi di guardare la partita di ieri: uno che vuole il bicchiere mezzo pieno e uno che lo vuole mezzo vuoto. A rinfoltire la schiera degli scontenti ci sono tutti coloro che vedono nel pareggio in casa un motivo di delusione, per non aver sfruttato l’occasione di staccare i giallorossi ed essere rimasti dietro la Lazio, vittoriosa in casa contro il Chievo. Ma il calcio è così. E se nella gara di Firenze siamo stati raggiunti alla fine, qua siamo stati noi a raggiungere gli avversari. Certo, rispetto a Firenze, dove la Fiorentina ci ha schiacciati e il punto alla fine si è rivelato assolutamente guadagnato, contro la Roma, a guardare le statistiche e quanto prodotto, a parte in alcuni frangenti, l’Inter avrebbe meritato i 3 punti. E qui quelli del partito del bicchiere mezzo pieno ci si ritrovano alla grande
Alcuni dati fanno capire meglio la situazione. L’Inter supera la Roma nel possesso palla, con un 54% a dispetto del 46% giallorosso. I nerazzurri hanno fatto 16 tiri contro i 5 dei capitolini. Tiri in porta siamo 8 a 1 per la squadra di Spalletti. Infatti Handanovic è stato inoperoso facendo, per questo, imprecare qualche fantallenatore. I tiri fuori dallo specchio vedono ancora l’Inter primeggiare per 8 a 4. I corner sono stati 6 a 5 per l’Inter. Infine, l’Inter è finita in fuorigioco 3 volte, mentre la Roma una soltanto. Questa è la fotografia del match. E se i numeri non mentono mai, possiamo affermare, al di là di ogni dubbio, che l’Inter poteva fare bottino pieno. Anzi, se lo avesse fatto, nessuno, probabilmente, avrebbe avuto da ridire. Ma i tre punti non sono arrivati e i motivi sono abbastanza evidenti.
Intanto, dopo la partita con la Juve i nerazzurri sembrano essersi svuotati di energie e aver smarrito le convinzioni nei propri mezzi. Non si vince dal 2 dicembre. È innegabile che Spalletti abbia portato la squadra a dare il massimo nei primi 3 mesi e che adesso paghi un po’ quello sforzo. Detto questo, le squadre contro cui l’Inter dovrà battagliare fino alla fine per l’accesso alla zona Champions sono Roma e Lazio, che forse hanno un organico al momento più forte, ma non certo vantano un gioco e un’organizzazione tattica superiori.
Il problema più grosso che l’Inter si porta dietro è il centrocampo, reparto che non funziona come dovrebbe, ed altri equivoci tattici, come Borja Valero trequartista, che non ha assolutamente il passo per giocare lì. Lo spostamento dello spagnolo a regista basso da parte di Spalletti ne è la conferma. Piuttosto la domanda é: quante volte il tecnico di Certaldo deve schierarlo ancora in quella posizione, per poi rinnegare puntualmente la scelta iniziale, prima di farsi comprare un vero trequartista o cambiare modulo? Borja non è un trequartista e non imparerà certo a farlo a 33 anni. L’allenatore ha due strade: pensare a qualcosa di tatticamente diverso o farsi comprare dalla società i giocatori più adatti a ricoprire i ruoli. Non ci sono alternative.
Il più propositivo del centrocampo nerazzurro è finora Vecino, fisicamente presente, disciplinato tatticamente, inserimenti importanti senza palla, tiro dalla distanza e nel suo curriculum anche il gol, come quello di ieri in un momento critico. Gagliardini continua a deludere. L’ex atalantino sembra quasi smarrito, spesso in ritardo, la sua fisicità è solo nominale, perché nei fatti non la fa valere. E questo alla lunga si paga. Il ragazzo, arrivato l’anno scorso e accolto come un investimento intelligente, deve dimostrare più grinta e maggiore attenzione. Brozovic ha avuto il merito di mettere in mezzo la palla del gol, ma anche lui va a corrente alternata: potenzialmente un grande giocatore, praticamente un ragazzo svogliato e a volte irritante.
I nuovi arrivi, Rafinha e Lisandro Lopez, hanno corroborato l’ambiente. Ma il brasiliano deve dimostrare di essere veramente guarito dall’infortunio che lo ha tenuto lontano dai campi per parecchi mesi. Se le sue condizioni sono buone, il figlio di Mazinho potrà dare una grossa mano al centrocampo, avaro in qualità e decisamente l’anello debole della squadra. Servirebbe, poi, ancora un altro innesto, un trequartista o un esterno d’attacco per essere in grado di raggiungere la Champions. Altrimenti non ci facciamo illusioni: sarà difficilissimo. Speriamo che questi ultimi giorni di mercato regalino all’Inter e ai tifosi un altro grande colpo con cui completare lo scacchiere.
Altre note dolenti: Perisic e Candreva. Il croato è la pallida controfigura del giocatore ammirato nella prima parte di stagione. Non è più dirompente come lo è stato, per esempio, contro l’Atalanta. La sua corsa appare appannata, le sue conclusioni deboli e il suo strapotere in contropiede non si vede più da tempo. Cosa sta succedendo? Candreva è diventato talmente monotono che i giocatori sanno in anticipo cosa farà: palla avanti, corsa come un matto dietro al pallone e cross in mezzo. Il fatto è che, a volte, la mette in mezzo anche quando non dovrebbe, e senza guardare il movimento del compagno, cioè Icardi, con il quale ieri non si sono quasi mai intesi. Le qualità dei due sono innegabili, ma fin quando le terranno nel cassetto non aiuteranno la squadra.
Proprio il capitano non può lottare da solo. Quest’anno si sta sacrificando molto in fase di ripiegamento, dimostrando maturità tattica e voglia di aiutare la squadra, ma è chiaro che ha bisogno di giocatori bravi e tecnici che gli girino attorno liberandogli lo spazio per andare a concludere. Abbiamo uno degli attaccanti migliori al mondo, ma fin quando non avremo giocatori in grado di creare superiorità sarà sempre un attaccante solo al centro dell’area. Sono il centrocampo e la fase di appoggio il nervo scoperto, è lì che facciamo gran fatica. Spalletti metta dentro un po’ di estro, imprevedibilità, agiti bene e serva il cocktail. Poi ci penserà Icardi a renderlo esplosivo.