Inter, un mercato chiuso all’inglese?
Indice dei contenuti
1 Problemi di dinamismo e intensità2 Sturridge ok, se porta agonismo e sostanza3 Una serie di aspettative deluse4 Dalla Premier L., mai un Messi o CR7…Problemi di dinamismo e intensità
Giorni di mercato per le italiane che cercano capi pregiati ma in saldo, commercio sempre un pò a rischio. L’Inter, dopo i due nuovi arrivi, Rafinha e Lisandro, cerca un terzo elemento. Un attaccante di peso, che dia maggiori garanzie di utilizzo a brevissimo termine, se non immediato, rispetto agli altri nuovi arrivati. A proposito dei quali, come più volte sottolineato da Spalletti, l’incognita è legata soprattutto al brasiliano Rafinha ed alla sua lunga inattività. Il giocatore, definito come elemento di ottimo livello qualitativo, non è attualmente soluzione risolutiva per il centrocampo nerazzurro. Occorre che la squadra e la società siano l’aiuto che gli serve per rientrare in gioco, e non il contrario. Di conseguenza, pur potendo contare su Lisandro per rinsaldare una difesa già più che discreta, (da sperimentare nei prossimi incontri) rimane un problema di dinamismo e intensità nel centrocampo. Affiancare un attaccante a Icardi per creare maggior pressione alle difese, può essere una soluzione alternativa, in attesa di quadrare i conti nei reparti centrali.
Sturridge ok, se porta agonismo e sostanza
L’attaccante su cui pare puntare negli ultimi giorni l’Inter, è la punta del Liverpool Daniel Sturridge, 28 anni, centrale di punta, mancino. Senza sbilanciarsi su inutili pronostici riguardo l’inserimento di un giocatore come lui, si suppone che possa rendersi utile nel contesto attuale. Se non altro, per via di quella caratteristica di agonismo e dinamicità della Premier League che potrebbe essere importata nel nostro campionato. Tuttavia, in considerazione dei precedenti, salvo rare eccezioni, non ritengo sia il caso di esaltarne anzitempo l’acquisto o il prestito. Ricordiamo brevemente una sequenza di nomi che, dal calcio britannico a quello italiano, non hanno lasciato tracce importanti nella storia dei campionati di serie A…
Una serie di aspettative deluse
Alcune eccezioni positive, ma comunque fugaci, come Paul Ince nell’Inter ’93/’95, Paul Gascoigne nella Lazio ’92/’95, e Trevor Francis nella Samp ’82/’85 (17gol e 1 coppa Italia). Potremmo aggiungere Mark Hateley, detto “Attila“, che nel Milan giocò 3 stagioni (’85/’88) segnando 17 gol in 66 presenze. Rimase nella memoria dei tifosi per un gol all’Inter, che permise al Milan di vincere un derby dopo diversi anni. Oltre questi, una serie ben più nutrita di giocatori inglesi che per diversi motivi hanno deluso le aspettative nelle loro esibizioni italiane. Blisset nel Milan ’83/’84, 30 presenze e appena 5 gol. David Platt proveniente dall’Aston Villa e giocatore dell’anno nel ’90 in Premier L., che dopo una buona incidenza nel Bari ’91/’92 va alla Juventus per un anno, poi alla Samp per le due ultime stagioni. Da citare come blanda presenza anche D.Beckham che, pur confermandosi centrocampista di classe e qualità, non determina alcuna svolta decisiva nel Milan di allora.
Dalla Premier L., mai un Messi o CR7…
Da questi precedenti, nasce il dubbio, per non dire diffidenza, sulle effettive garanzie che il calcio inglese trapiantato in italia possa attecchire. Sicuramente c’è da considerare la differente mentalità di un ambiente meno intasato da tatticismi, come in un campionato come il nostro. La tendenza al calcolo dei risultati utili da conseguire col minimo sforzo, rende stridente il confronto con il livello agonistico e i ritmi di gioco spesso spregiudicati del torneo inglese. Un torneo in cui si vede senz’altro la voglia di spettacolo, sia dei giocatori che del pubblico, ma anche il tasso tecnico raramente eccelso, spesso offuscato dalla frenesia dei ritmi indiavolati. A meno di sorprese, chi arriva dalla Premier non si rivela mai di livello tale da ricordare anche solo vagamente i vari CR7, Messi, Bale, Benzema e&…