Inter, Weisz il più giovane allenatore scudettato
Nella giornata della memoria, una informazione nerazzurra che si rispetti non può non sospendere per un momento le mille voci di calcio mercato e ricordare la vicenda umana e sportiva di Árpád Weisz. Ungherese, prima giocatore poi allenatore, per molti anni in due tornate dal 1926 al 1931 e dal 1932 al 1934 sulla panchina dell’Inter. Se ieri abbiamo festeggiato il compleanno di Josè Mourinho a maggior ragione oggi gli interisti devono prendere qualche secondo di pausa per commemorare quello che fu il tecnico più giovane a vincere un campionato di serie A. Il primo titolo lo conquistò nella stagione 1929-’30 con l’Ambrosiana, quando aveva appena 34 anni. Altri due fra il 1935 ed il 1937 con il Novara ed il Bologna.
Nel campo di concentramento, poi Auschwitz
Le leggi razziali promulgate dallo stato fascista costrinsero lui e la sua famiglia, di origine ebraica, alla fuga, prima a Parigi poi in Olanda. Si fermò a a Dordrecht, piccolo centro dove cercò di scacciare gli incubi della follia facendo quello che sapeva fare, allenare i ragazzi che giocavano a calcio, anche in quegli anni terribili . Salvò la squadra dalla retrocessione, dando spettacolo e lezioni di calcio persino al blasonato Ajax. Nell’ottobre del ’42 i fantasmi si materializzorono. Caduto in un rastrellamento, venne diviso dalla sua famiglia. La moglie Elena e i piccoli Roberto (12 anni) e Clara (8) vennero subito annientati nella camera a gas del campo di concentramento di Auschwitz.
Weisz venne spedito in un campo di lavoro nell’Alta Slesia in cui rimase per 15 mesi prima di trovare la morte anche lui nelle camere a gas di Auschwitz il 31 gennaio del 1944.
60 anni di oblio per una stella da non dimenticare mai
Nessuno si è ricordato di lui per 60 anni. C’è voluta la passione e la sensibilità di un giornalista vero come Matteo Marani che ne ha ricostruito la storia nel libro “Dallo scudetto ad Auschwitz”. Quando la follia dell’uomo prende il sopravvento sulla ragione nascono tragedie come l’Olocausto. Milioni di vite spezzate. In mezzo a queste anche Árpád Weisz, una stella che continuerà a brillare in eterno nel cielo e nella notte di ogni tifoso nerazzurro e nella storia dell’Inter.