Inter – 33 anni fa, se ne andava uno dei padri del catenaccio.

Alfredo Foni, nato ad Udine il 20 gennaio 1911, morto a Breganzona il 28 gennaio 1985.

Alfredo Foni, pragmatico e vincente, sia da giocatore che da allenatore, arrivò dalla panchina della Sampdoria e rimase su quella interista per quattro anni.

Oro olimpico a Berlino nel 1936 e campione del mondo due anni più tardi con la maglia della nazionale italiana a Parigi.

L’uomo al quale il presidente Masseroni decide di affidare la panchina dell’Inter nel settembre del 1952 dopo due stagioni consecutive in cui i nerazzurri finiscono dietro ai cugini rossoneri. L’Inter ha del potenziale, ma deve riuscire a convogliarlo verso l’obiettivo massimo.

I nerazzurri segnano tanto, danno spettacolo, ma non vincono: 107 gol nella stagione 1950/51, 86 in quella successiva, ma lo scudetto va al Milan prima e alla Juventus poi.

La statistica dei gol subiti, è impietosa, 92 reti subite, in due campionati. Così Foni, costruisce una squadra solida, impermeabile, poco spettacolare, ma che sa far male in qualsiasi momento.

Gli artefici di tutto ciò, i tre ragazzi terribili del reparto offensivo:Lorenzi, Nyers e Skoglund. Una squadra “sparagnina” usando la definizione di Brera. Delle 19 vittorie conquistate nella prima stagione, otto sono per 1 a 0.

E alla fine dei giochi l’Inter è campione d’Italia per la sesta volta, tredici anni dopo l’ultimo successo, con appena 46 gol fatti, ma solo 24 subiti.

Fonte: Inter.it