Indice dei contenuti
1 Pastore, se ne parlava dall’estate2 Era tutto pronto3 Cronaca degli ultimi giorni4 La faccia di Sabatini diceva già tuttoPastore, se ne parlava dall’estate
Pastore è un nome che veleggia intorno all’Inter ormai da diversi mesi. Sicuramente dall’ultimo mercato estivo, quando era stato uno dei nomi accostato più volte ai nerazzurri insieme a Di Maria e Lucas Moura.
Poi il mercato prese la piega che sappiamo grazie al FFP ed al governo cinese.
Ma il fantasma del Flaco non ha mai smesso di volteggiare tra San Siro, la Pinetina e Corso Vittorio Emanuele in questi mesi.
Il PSG è nelle mire dell’UEFA dopo i mega acquisti di Neymar e Mbappè e al contempo Walter Sabatini non è un dirigente qualsiasi per l’argentino. E’ colui che lo scoprì e lo portò al Palermo, un vero e proprio mentore, un amico forse. In più a Parigi Pastore stava giocando poco, troppo poco per un talento come lui nell’anno del mondiale. Se tre indizi fanno una prova, nel calcio mercato fanno una trattativa già quasi conclusa.
Questo l’antipasto. Primo e secondo ce lo hanno messo i giocatori dell’Inter, con i rovinosi 45 giorni tra dicembre e gennaio che hanno rovinato lo splendido avvio di stagione.
Era tutto pronto
Insomma la tavola era apparecchiata in grande stile per l’arrivo di Pastore, l’uomo che avrebbe dato un’ alternativa all’ormai scontato gioco sulle fasce, colui che avrebbe dovuto lanciare Icardi in profondità e non solo dal fondo, l’uomo di grande esperienza e anche di personalità.
Il talento del Flaco non è stato messo in discussione da nessuno, dunque tutto era pronto per la cena.
Poco prima di Natale, a Parigi nella partita con il Caen, addirittura la cerimonia di addio del Flaco allo stadio che l’ha esaltato per lunghi anni: “sentir cantare il mio nome per tutto il match, sentirli dire che vogliono che resti qui mi ha emozionato. È sempre una scelta difficile partire, i tifosi mi vogliono bene e io li adoro” furono le sue parole
Restava solo da definire l’aspetto economico. Tutti sembravano dare per scontato che il PSG, dall’alto del proprio grande potere economico, non avrebbe messo i bastoni tra le ruote dell’Inter .
Cronaca degli ultimi giorni
Arriviamo agli ultimi giorni.
Parla Pastore “tornerei volentieri in Italia, mia moglie mi ci porterebbe per forza”.
Parla Emery, allenatore del PSG : “ho capito che Pastore se ne andrà”
Simonian, agente del ragazzo arriva a Milano lunedì scorso. Per chiudere l’affare ovviamente, non per andare a giro per locali notturni.
Qui casca l’asino.
Si inizia a discutere sulla formula: prestito secco, prestito con diritto, prestito con obbligo.
L’atteggiamento “duro” del PSG, piano piano si sgretola, anche perché la società francese capisce che Pastore ha davvero la volontà di tornare in Italia.
Dalla richiesta di obbligo di riscatto a muso duro, si passa al diritto, con una cifra per il prestito che possa impegnare l’Inter a non bluffare.
La faccia di Sabatini diceva già tutto
Mentre la disponibilità del PSG cresce, la volontà di chiudere dell’Inter latita.
Ausilio e Spalletti sono costretti ai salti mortali e verbali per mantenere viva la trattativa e per dare spiegazioni ad addetti ai lavori e ai tifosi.
Che le cose non vanno bene lo si capisce dalla faccia di Spalletti all’uscita della sede nerazzurra lunedì sera, quando parla di “gestazione e affare improbabile”.
Davanti alle telecamere il responsabile tecnico di Suning appare stravolto in faccia e nell’umore. E’ evidente che dalla Cina arrivavano notizie negative.
Cinque sette milioni per il prestito e diritto di riscatto per arrivare a trenta in estate. Queste le cifre su cui Sabatini stava chiedendo l’autorizzazione a Nanchino.
Da Nanchino, stamani arriva la comunicazione: no all’autorizzazione. Discorso chiuso, Pastore resta a Parigi Simonian riparte.
I camerieri sparecchiano la tavola. Non c’è nessuna cena. Sabatini e Ausilio si pagheranno la pizza da soli anche stasera, visto che Nanchino non autorizza neanche quella.