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(GdS) Fredy Guarìn “L’Inter è la mia famiglia, riportatemi a casa”

Indice dei contenuti

1 Sulla Gazzetta l’intervista a Fredy Guarìn2 A Milano fanno fatica…3 Cosa non andò nella sua Inter?4 «L’unico merito di Thohir»: in tanti lo pensano.5 E che trattativa…6 Sarebbe andato nella squadra più forte in A: amaro in bocca?7 L’addio fu posticipato di due anni esatti.8 Tornerebbe?Sulla Gazzetta l’intervista a Fredy Guarìn

Fredy Guarìn gioca in Cina, precisamente allo Shanghai Shenhua, ma la sua squadra resta a Milano a tinte nerazzurre. Se la società dovesse pensare di nuovo al colombiano lui garantisce: “Mi basta un quinto dello stipendio”, in Cina guadagna 10 milioni l’anno

Nonostante la diversità e i problemi che si possono attraversare trasferendosi da una parte all’altra del mondo, Fredy Guarìn non si pente di nulla “Un’esperienza positiva, il club punta su di me”. Il richiamo di casa, però, si fa sentire. L’Inter che è stata la sua casa per quattro anni e il colombiano vorrebbe tornare a casa.

A Milano fanno fatica…

“Sono deluso dagli ultimi risultati, come tutti i tifosi. Ma resto fiducioso per la Champions, questo può essere l’anno della svolta. La squadra è forte e meriterebbe questo traguardo.”

Cosa non andò nella sua Inter?

“Tanti cambiamenti, i risultati furono una conseguenza. La solidità societaria è fondamentale. Ci chiedevamo chi sarebbe arrivato e come sarebbe stato, ma Suning è una certezza.”

«L’unico merito di Thohir»: in tanti lo pensano.

“Aveva tanti impegni extra-calcio, ma lo ringrazio: mi ha fatto sentire importante in ogni modo trattandomi come la star della squadra. Fu lui a propormi il rinnovo dopo la trattativa saltata con la Juventus.”

E che trattativa…

“A chi lo dice! Volevo restare, fu Mazzarri a spingere per arrivare a Vucinic. La Juve mi voleva già quando arrivai in Italia, ma avevo fatto la mia scelta. Durante quel gennaio mi consideravano un traditore, ma se l’allenatore ti dice chiaramente di andare via inevitabile fare valutazioni differenti.”

Sarebbe andato nella squadra più forte in A: amaro in bocca?

“Inoltre nell’anno della finale di Champions a Berlino, ma non importa: sono felice per come sono andate le cose.”

L’addio fu posticipato di due anni esatti.

“Per il Financial Fair Play. In dirigenza furono chiari: “Tu e Icardi siete gli unici con un valore economico importante, abbiamo bisogno di denaro”. Nessuno mi obbligò, ovvio, ma la mia cessione fu importante per le casse. Fu l’unico aspetto positivo della mia partenza.”

Tornerebbe?

“Subito, è il mio più grande desiderio. I soldi non mi interessano, accetterei di guadagnare molto meno. Ne parlammo già l’estate scorsa: c’era De Boer e parecchia confusione, ma volevo tornare a tutti i costi. Purtroppo la situazione economica di quel momento lo impedì.”