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Icardi-Real Madrid: i motivi per cui non sarebbe una catastrofe

Perchè l’eventuale cessione di Icardi non sarebbe la fine dell’Inter

I tifosi interisti, non si scopre di certo oggi, sono divisi su Mauro Icardi. Le ultime uscite, fra il post su Instagram e lo “scoop” di Chi, non fanno altro che alimentare il fuoco delle polemiche (mai spento dopo la pubblicazione della sua autobiografia).

 

L’idea sul valore tecnico di Mauro Icardi non è mutata nel corso degli anni: chi scrive, ha sempre rivisto in lui Hernan Crespo. Il grande problema è che l’accostamento tra Icardi e Crespo è decontestualizzato. Mentre Crespo giocava in un decennio in cui i centravanti dovevano fare i conti con difese forti fisicamente, Icardi gioca nel periodo in cui il calcio è stato nuovamente rivoluzionato. 

 

La figura chiave è, lupus in fabula, la stessa persona che ha fatto sì che Icardi maturasse la decisone di andare via dal Barcellona: Pep Guardiola. L’attuale allenatore del Manchester City, nel suo periodo alla guida dei catalani, ha stravolto tanti dogmi del calcio, seguendo e amplificando gli insegnamenti del vero, grande rivoluzionario Johan Cruijff. “Il nostro centravanti è lo spazio”: poche parole per spiegare una rivoluzione “copernicana” che lo stesso Cruijff aveva appreso ai tempi del grande Ajax del calcio totale. 

 

Icardi, come detto, prende quindi un’altra strada, vola verso Genova, si impone nella Sampdoria e arriva all’Inter per 11 milioni di euro. In nerazzurro continua a fare ciò che gli riesce meglio: segnare. A livello personale è un’escalation di soddisfazioni: prima capocannoniere, poi capitano e ora simbolo della squadra dentro e fuori dal campo. Peccato, però, che i risultati siano insufficienti. Così sorge il dilemma: è Icardi che non supporta l’Inter o è l’Inter che non supporta Icardi? 

 

La risposta, come sempre, sta nel mezzo. Icardi è un finalizzatore, che ha bisogno di una squadra che giochi per lui e che gli consenta di mettere in atto il suo (sterminato) bagaglio di movimenti offensivi. L’Inter, attualmente, non è quel tipo di squadra: è costruita per giocare un calcio “antico”, che sfrutta le corsie laterali e che si serve di tanti cross. Quando tutto gira bene, e gli esterni mettono in mezzo palloni invitanti, Icardi anticipa l’uomo e segna (o crea occasioni da goal) nella maggior parte dei casi. Quando, però, gli esterni non riescono a sfruttare a dovere le proprie qualità, il binomio Icardi-goal si inceppa. Le ultime prestazioni della squadra di Spalletti, purtroppo, ne sono prova. Quindi si inceppa Icardi, si inceppa anche l’Inter, che non riesce a trovare strade alternative perché ha un centravanti che non è un attaccante associativo come possano esserlo i vari Higuain, Aguero, Benzema. Le colpe, quindi, vanno equamente divise tra il numero nove e la squadra in cui gioca. 

 

Ma il tasto più dolente è, secondo tantissimi tifosi, il comportamento di Icardi fuori dal campo. Un esempio? Nell’estate 2016, quando Wanda Nara (che nel frattempo è diventata, oltre che moglie, anche il procuratore di Icardi) va a trattare con Aurelio De Laurentiis il trasferimento del suo marito/assistito al Napoli. Peccato che l’Inter non voglia vendere Icardi e che quella situazione alimenti le polemiche intorno alla società nerazzurra già alle prese con “i mal di pancia” di Mancini e con il terzo cambio di società in quattro anni. 

 

Mauro Icardi è uno straordinario centravanti, che è sinceramente innamorato dell’Inter. Il suo “problema” è il non essere ciò che molti tifosi chiedono ad un capitano dell’Inter: Icardi scende in campo per 90 minuti, fa il suo mestiere e, finita la partita, ritorna ad essere il ragazzo di 24 anni tutto casa, famiglia e social network. Non dimostra mai, secondo i suoi detrattori,  quella passione che fa innamorare i tifosi interisti: non riesce ad avere comportamenti come quelli che tenevano Zamorano, Berti e Materazzi. E per una tifoseria che antepone la passione per la squadra a tutto il resto, è quasi un peccato capitale.

È giusta una “sentenza” del genere? Non spetta a noi dirlo. Se davvero il Real Madrid volesse prendere Icardi, francamente, sarei favorevole ad una sua cessione. Perché Icardi è troppo divisivo, sia in campo che fuori: per vincere serve unità, quell’unità che Mauro Icardi non riesce (ancora) a garantire, specialmente ad una tifoseria eternamente divisa come quella dell’Inter.