Buffon: le “vigliaccate”, un diversivo contro il Tottenham ed il tempo che passa

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1 Un trucco vecchio2 Calciopoli e scommesse per nascondere il Tottenham3 Un avversario immarcabile, il tempo4 Per la lealtà sportiva chiedere a MuntariUn trucco vecchio

Eh no caro Buffon, siamo nati prima noi, nun ce provà…
Sappiamo come funziona il trucchetto: quando un bimbo sa di averla fatta grossa cerca di richiamare l’amore dei genitori deviando la loro attenzione con un pianto ben fatto.
E poi siamo in Italia, il nostro è pur sempre il paese dove, a detta di molti che osservano queste cose, quando il terrorismo o le malefatte della politica imperversavano, arrivava una bomba in una piazza o in una stazione a sviare l’interesse dell’opinione pubblica e per rinsaldare il sentimento di unità della gente.
Non sappiamo se l’uscita della sua intervista su calciopoli e scommessopoli proprio oggi sia casuale oppure no, poco importa.
L’effetto che la sparata sulle due “vigliaccate” che dice di aver subito è però evidente.

Calciopoli e scommesse per nascondere il Tottenham

Calciopoli e scommesse sono un diversivo tutto suo, è su questo terreno questo che vorrebbe spostare l’attenzione della gente. Perché quello che gli brucia tremendamente oggi non sono quei fatti, ma il gol del Tottenham che ha sulla coscienza, quel 2 a 2 che somiglia ad un abisso dopo aver provato l’ebbrezza del 2 a 0.
E’ quella barriera messa come peggio non si può che non lo ha fatto dormire ieri notte. E’ quella smanacciata clamorosamente tardiva sul tiro di Eriksen che aggroviglia i suoi pensieri e le sensazioni.
Questo gli sta “uccidendo l’anima” (tanto per restare in tema), altro che Guido Rossi o il tabaccaio di Parma.
Ieri sera non è stato l’eroe di sempre. Ieri sera tutta Europa ha visto quello che è. Un grandissimo portiere che sta facendo i conti con il centravanti che lo befferà sempre e comunque: il tempo.

Un avversario immarcabile, il tempo

La Champions e l’età: due avversari che lo stanno respingendo, che gli stanno dicendo oggi, più che mai, “scansati Gigi, il tuo tempo è finito adesso tocca ad altri”.
Il tempo, lui si è che è vigliacco, passa come un lampo e finisce sempre nel sette, nella sua porta come nella nostra.
La sua “Fornero” lavora al contrario della nostra, la sua pensione è molto più vicina della nostra. E a nulla vale ribellarsi, se non a dare di sé un’immagine triste, quella dell’eroe che non riesce ad accettare la sconfitta e fa ancor più male a sé stesso ed ai suoi soldati.
Di questo non vorrebbe che si parlasse oggi, di questo vogliamo parlare invece. Perché è giusto, perché è l’attualità, perché il tempo parla di questo, perché non gli può essere permesso di nascondersi dietro a nessun alibi.

Per la lealtà sportiva chiedere a Muntari

E ci permetterà anche due parole su “un aspetto fondamentale, la lealtà sportiva” da lui citato nell’intervista.
Riguardi la foto sopra Buffon, quel gol di Muntari così solare, e ripensi alle sue parole del 25 febbraio 2012: “se me ne fossi reso conto non avrei dato una mano all’arbitro”. Quel non gol valse un altro scudetto, più o meno.
Anche sulla “lealtà sportiva” Buffon ha messo male la barriera.
Calciopoli non è mai finita, le sue parole lo dimostrano. Ma le 30 sentenze di organi di giustizia di diversa natura di questi anni stanno lì, pesanti come macigni.
Scommessopoli è roba che non ci riguarda, come non ha riguardato Totti, Maldini, Del Piero, Zanetti. Una vicenda che riguarda solo lui e la sua coscienza.
Solo con quella ha fatto o dovrà fare i suoi conti.
Buon San Valentino, Gigi Buffon.