Adriano | L’imperatore che si prese Milano. Buon compleanno campione
Indice dei contenuti
1 Oggi compie 36 anni l’Imperatore2 Gli inizi a Rio3 Destino inverso4 L’Inter5 Il Parma ed il ritorno a Casa6 La morte di papà Almir7 Quando un imperatore cade la terra trema8 Il ritorno in BrasileOggi compie 36 anni l’Imperatore
Adriano | Ci sono dei posti nel mondo dove gli uomini vivono in una strana simbiosi, dove ti capita di girare l’angolo ed il paesaggio cambia completamente. In una casa, in cima alla collina che prende il nome di Vila Cruzeiro, nasce 36 anni fa nasce un bambino diverso dal contesto in cui crescerà. Papà Almir, che sarà un personaggio centrale nella vita di questo ragazzo, guarda suo figlio e spera che quel ragazzo potrà essere la salvezza della propria famiglia. Si perchè, il mondo non è sempre lo stesso, quasi mai a dirla tutta. In Europa avere un figlio che sa giocare a calcio è un qualcosa in più, in Brasile, nelle favelas, può essere tutto. Adriano Leite Ribeiro, figlio di Almir e della signora Rosilda ha una struttura muscolare diversa da tutti, era un bambino intrappolato nel corpo di un gigante.
Gli inizi a Rio
Papà Almir crede fermamente che quel ragazzino, che tratta la palla come pochi, possa farcela. Come tutti i ragazzi cresciuti per strada, gioca quelle partite incredibili, 20 contro 20, senza linee, senza regole, solo tu, la palla e 20 avversari. La regola fondamentale di quel calcio cosi romantico giocato per strada è evitare i contatti, perchè a terra non c’è la soffice erba verde del Maracanà, ma c’è il grigio duro dell’asfalto misto a pietre. Adriano la impara quella regola ma neanche tanto, è già più forte fisicamente dei suoi compagni che può permettersi di accettare i contatti, perchè tanto a terra lui non và. Questa sarà una costante che lo accompagnerà per tutta la sua vita. L’unico che poteva buttare a terra Adriano, purtroppo, è sempre stato Adriano.
L’opportunità però arriva ed il Flamengo bussa alla porta di casa Ribeiro, dove papà Almir, convinto che suo figlio possa farcela accetta. Adriano deve muoversi con i mezzi per andare al campo di allenamento ma i Reais a casa mancano. Ci pensa mamma Rosilda, andando a vendere caramelle per le strade di Vila Cruzeiro, a trovare i soldi per i sogni di Adriano. Al Flamengo inizia da terzino, c’è un problema però, il ragazzo non sà assolutamente difedere. Il fisico c’è però ed il ragazzo sta diventando sempre più alto, cosi alla Rubro Negra decidono di spostarlo più avanti. Sarà la svolta per la carriera di Adriano che inizierà a segnare e non si fermerà più.
Destino inverso
A 18 anni debutta in prima squadra con la maglia rosso nera, ed in fondo questa è una storia di destino, ma non del solito destino, di un destino che cambia spesso le carte. Papà Almir, che non si perde una partita di suo figlio, 8 anni prima era stato coinvolto in una sparatoria, in modo del tutto casuale, tra le strade di casa come troppo spesso accade in quella parte del mondo. Adriano era con lui e vide il padre cadere a terra, sanguinante. Da allora suo papà viveva con un proiettile nel cranio, troppo profondo per essere rimosso, troppo debole per ucciderlo. La vita di Adri in quel momento cambia, dopo aver rischiato di perdere suo papà, all’età di 10 anni, il bambino si è fatto uomo e sviluppa un’attaccamento emotivo alla famiglia che lo accompagnerà per tutta la sua vita.
L’Inter
A Milano tengono d’occhio quel ragazzino che segna valanghe di gol con la maglia rosso nera (è una storia di destino inverso) e Moratti decide che è un giocatore da non lasciarsi sfuggire. Nel 2001 passa dalla Rubro negra del Flamengo al Nero azzurro dell’Inter. E’ fatta, Adriano ha ottenuto la sua grande occasione. A 19 anni debutta una sera d’estate al Santiago Bernabeu, l’Inter, in un amichevole estiva sta pareggiando 1-1 contro i Galacticos di Raul, Figo, Roberto Carlos e Zidane. Entra al minuto 85, e c’è una punizione dal limite che lo attende. Tutti sono concentrati sui piedi di Seedorf ma lui, diciannovenne, prende la rincorsa e spara un siluro sotto la traversa che fissa il punteggio sul 2-1.
E’ un amichevole estiva, si esulta poco ma più che Adriano, sono i compagni ad esultare. Non tanto per il gol, tanto per ciò che vedono. Capitan Zanetti pensa tra se “abbiamo trovato il nuovo Ronaldo”. L’Hobre vertical, che in quel momento è seduto sulla panchina dell’Inter però lo vede poco, a gennaio infatti andrà in prestito alla Fiorentina dove comincerà a farsi notare.
Il Parma ed il ritorno a Casa
Nel 2002 approda al Parma dove si consacra definitivamente. In coppia con Mutu forma uno degli attacchi più forti della serie A, e và molto bene anche al suo esordio in coppa Uefa, a Parma rimane un anno e mezzo perchè, nel gennaio del 2004, dopo il fallimento della Parmalat Moratti decide che è tempo di riportare a casa Adriano. Con l’Inter segna, e segna per davvero, dal suo ritorno in nerazzurro mette a segno 9 reti in 16 presenze. Ora l’imperatore ce l’ha fatta veramente. E’ stato difficile distaccarsi dalla famiglia ma, adesso, grazie al suo calcio è riuscito a portare fuori da vila Cruzeiro tutta la sua famiglia, anche il suo fratellino Thiago e gli zii. Come spesso succedere però, e questa è una storia di destino inverso, il fato ha un modo tutto suo di svelare le carte.
La morte di papà Almir
Una sera, calda, afosa, quando il calcio è un semplice passatempo per chi torna dalla spiaggia, si sta giocando il trofeo Birra Moretti. L’imperatore però riceve una telefonata: “Adri, papà Almir è morto”. Adriano piange, singhiozza, si dispera e qualcosa dentro di lui si rompe. Ha il permesso da Moratti, che ha trattato ogni suo giocatore come un figlio, di prendere l’aereo per tornare a Rio, per salutare un ultima volta il suo Superman. L’uomo che ha vissuto 12 anni con un proiettile nel cranio ma che si è caduto per arresto cardiaco. Adri ci prova, vuole portare la sua famiglia in Italia, vuole che il suo fratellino Thiago cresca con accanto una figura maschile. Adriano è un ragazzo con valori veri, un gigante gentile, anche troppo, che non nega un atto di gentilezza a nessuno.
Una volta pagò andata e ritorno dal brasile e 50 tra familiari ed amici solo per assistere ad un derby, i suoi derby, contro la squadra che ha gli stessi colori del suo inizio. E’ un ragazzo felice, era un ragazzo felice fino a quel momento, riconoscente a Moratti per avergli permesso di scappare da quella favela dove è cresciuto e dove, proprio perchè è una storia di destino inverso, tornerà. E’ un ragazzo che sorride, sempre, come dice lui stesso: “Io sorrido sempre. So che qualcuno mi considera strano, ma ho visto accadere cose tristissime, non passa mese che non mi giunga notizia di un amico finito male. La mia vita è stata dura e mi è rimasta dentro la paura di cadere. Guardo sempre avanti e voglio rimanere così: felice e sincero”.
Quando un imperatore cade la terra trema
Per 3 anni sarà l’attaccante più forte del mondo. Segnerà con l’Inter tanto e diventerà l’uomo con più gol in champios per i nerazzurri, record ancora imbattuto. Però qualcosa si è rotto, dentro di lui, ha perso suo padre, il suo Nord, la sua bussola morale gira come impazzita. I suoi momenti di distacco da ciò che accade intorno sono sempre più frequenti. L’alcool diventa un compagno troppo intimo, ma è l’unico compagno che allevia il suo dolore. Un uomo fisicamente troppo forte, un ragazzo mentalmente troppo fragile. L’Inter però non riesce più a gestirlo. Troppe feste, troppe voci che girano sul suo conto, la rissa con Howell, il centro di Varese di 2 metri e più. L’Inter ci prova, lo manda in brasile ma Adriano non tornerà mai più il calciatore di prima. Se chiedete a capitan Zanetti qual’è il suo unico rimpianto risponderà: quello di non essere riuscito a salvare Adriano dalla depressione. Il ragazzo è amato da tutti, presidente, compagni tifosi. Ma come spesso accade in queste storie, l’unico che poteva salvare Adriano, ancora una volta, era Adriano.
Il ritorno in Brasile
Nel 2009 le strade si separano, dopo 8 anni dal suo arrivo in Italia Adriano tornerà in Brasile, tornerà a casa, al Flamengo. Farà in tempo a tornare in Italia. Questa volta alla Roma, e i tifosi dell’Inter lo ameranno ancora perchè, è più importante vedere Adriano in campo e non su quale campo. Ma il suo ritorno è modesto e lascierà definitivamente l’Italia per tornare in Brasile, ed in America poi. Non sarà mai più però lo stesso giocatore, non tornerà mai. I Marines hanno un detto, quando vedono cadere un loro compagno: perso ma mai dimenticato. Adriano è caduto, è caduto più volte e probabilmente non si è più rialzato da quella sera del 2004 quando, in ginocchio, piangendo, apprese della scomparsa di papà Almir.
I tifosi dell’Inter però non lo hanno mai dimenticato. Ogni volta che torna a casa San Siro gli tributa lo stesso applauso che gli tributava quando diventava Hulk, quando segnava quei gol che solo lui sapeva fare. Oggi Adriano è tornato in Brasile, nella sua favela. Dice di voler tornare a giocare perchè ha lasciato a metà il suo percorso, dopo brutti momenti ora sembra stare meglio. Oggi compie 36 anni l’imperatore di Milano, quel gigante buono che faceva impazzire i tifosi. Oggi compie 36 anni Adriano Leite Ribeiro. Buon compleanno campione.