La necessità di riferimenti solidi e precisi
Ho perso il conto degli allenatori dell’Inter dal 2011 in poi. Ma è anche più facile contare quelli che con altri giocatori e in altre squadre, prima e dopo, hanno fatto miglior figura mostrando un calcio migliore. L’ultimo è Spalletti, e la Roma che aveva allenato prima di arrivare all’Inter era più squadra, con parecchi punti in classifica in più. Un altro è Gasperini, che con l’Atalanta sta certamente facendo un ottimo lavoro, anche considerato un ambiente meno pressante e critico di quello dell’Inter. Mazzarri aveva fatto ottime cose nel Napoli, ma arrivato all’Inter ha dovuto combattere contro i mulini a vento. Che erano i giocatori, presi singolarmente di ottima levatura, ma nel collettivo mai bene assemblato non facevano gruppo, non formavano una squadra compatta e determinata. Non avevano mai un paio di punti di riferimento precisi e trainanti, che portassero acqua al mulino della manovra efficace.
Dopo 7 anni, il solito problema…
Quando manca chi si assuma la responsabilità di guidare un attacco ed un centrocampo con le palle, il gioco non scorre. Le azioni si interrompono spesso al secondo o terzo passaggio, per imprecisione o per anticipo dell’avversario, manca agonismo, autostima e convinzione di raggiungere un risultato. Questo, dopo 7 anni, è ancora il problema principale dell’Inter: non avere un’ossatura seria e solida su cui costruire una formazione competitiva. Servono 2-3 giocatori di caratura assolutamente superiore alla media, in grado di infondere sicurezza ed entusiasmo al resto della squadra. Per cui, lasciamo stare le solite danze degli allenatori, che ormai sanno di aria fritta, e lasciamo stare Spalletti in panchina finchè ne ha la forza. Qui anche se tornasse Mourinho domani, non caverebbe il classico ragno dal buco, e comunque non accetterebbe di tornare senza garanzie di investimenti suggeriti (o meglio imposti) da lui. Ma dovesse decidere di riprendersi l’Inter ottenendo i giocatori che vuole, gli servirebbero un paio di campionati prima di presentarsi in grado di reggere il passo fino alla fine.
Troppi gol da ex interisti
Quando Mou vinceva, certo la sua mano reggeva il timone, ma di una “barca” con ben altri marinai, oggi ex interisti anche rimpianti. Sabato, dopo lo sfortunatissimo autogol di Ranocchia, ci ha fatto gol Pandev, uno di quelli che a Madrid sollevarono la Champions. In Inter-Bologna, gol di Palacio, uno degli ultimi attaccanti di spessore arrivati, è vero, a rimorchio della grande Inter del triplete, ma ancora in grado di fare la differenza in una squadra di non elevata caratura. Di loro l’Inter si è disfata con troppa disinvoltura, senza trovare (Icardi a parte) attaccanti in grado di sostituire degnamente non solo un Milito, un Eto’O, ma nemmeno un Pandev o un Palacio. E ci si ritrova, per l’ennesima volta, a discutere del prossimo mercato estivo, a implorare l’ingaggio di top players per fare il salto di qualità. E si straparla di disfarsi di Icardi (18 gol, e da 3 partite non gioca) ma non di affiancargli gente che sappia metterlo in condizione di fare quello che sa, nella posizione che è la sua, in area. Rafinha? Ottimo, ma è arrivato tardi. Tuttavia può essere utile ad evitare il naufragio, se qualcun’altro si sveglia per tempo (Perisic, B.Valero, Gagliardini) e qualche giovane (Karamoh, Pinamonti) prende coraggio e ci crede.