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Biasin: “Inter trattata come un insieme di parti. Ora bisogna…”

Fabrizio Biasin ha parlato anche della situazione dell’Inter nel suo editoriale per TMW.

Sulle pagine di TuttomercatoWeb, Fabrizio Biasin ha parlato a ruota libera della situazione attuale dell’Inter e di come provare a risolvere la situazione. Ecco le sue parole:

 

“Ci indignamo con l’Inter. Perché è una società allo sbando. Perché è colpa del tecnico. Anzi no, dei giocatori. Anzi no, dei dirigenti. Anzi no, della “talpa”. Anzi no, di chi mangia il gelatino. Oh, ci fosse uno che dice “è colpa mia” o “è colpa dell’Inter”. No, l’Inter viene trattata non come “cosa unica”, semmai come insieme di giocatori e faccendieri che sbagliano ognun per sé. E allora si parla di proprietà “lontana”, che però era lontana anche il giorno del 5-0 al Chievo, con la squadra che in campo aveva la bava alla bocca, l’allenatore che “è il nuovo Mou”, i dirigenti “bravi a scegliere i giocatori giusti senza buttar via soldi, mica come il Milan”, i cinesi “programmatori” e la squadra che “non può nascondersi, per lo scudetto c’è anche lei!”. Ora no, sono tutti stronzi. E chi diceva “l’Inter per lo scudetto c’è” ora dice “l’avevo detto che i cinesi non programmano, che i giocatori sono deboli, che Spalletti è sempre il solito, che Ausilio non ne azzecca una e Sabatini fuma troppo”. Tutti abbiamo sempre ragione: nel bene e nel male. Tutti abbiamo la soluzione. E la soluzione di solito è sempre la solita: “Via tutti questi, dentro tutti quegli altri”. Perché, da che mondo e mondo, “gli altri” sono sempre quelli giusti. Mai che si ragioni sul presente, sul fatto che quelli che erano “da scudetto” e ora “fanno ridere”, devono a tutti i costi trovare un modo per raggiungere il quarto posto, altrimenti sarà fallimento sportivo. No, non interessa a nessuno cercare una soluzione, non ci si domanda perché tre mesi fa “quelli lì” osavano, ci credevano, facevano godere i loro tifosi e ora sembrano degli smidollati. La soluzione, oggi, non si chiama “processo pubblico”, semmai “lavoro e silenzio”. Lo si deve pretendere da tutti: “Lavoro e silenzio”, una pratica fuorimoda che, a volte, è l’unica soluzione. “