Hakan Sukur, la gloria
Hakan Sukur all’Inter non lascia ricordi proprio indelebili. Arrivato con l’appellativo di “Ronaldo del Bosforo”, si rivelò lontano anni luce da quel “Fenomeno” che fu chiamato a sostituire. Eppure in patria veniva considerato una vera e propria leggenda, come rivela il Corriere della Sera: “Un tempo per i turchi era una divinità, il «toro del Bosforo» lo avevano soprannominato, il «re», il calciatore che con la maglia del Galatasaray segnò più di 200 gol, l’uomo che vinse la coppa Uefa”. Oggi non è più così.
L’esilio
Hakan Sukur oggi è costretto a vivere in esilio in California, a Palo Alto, a causa delle divergenze con il premier (dittatore, ndr) turco Erdogan. I dettagli di questa delicata vicenda li rivela il Corriere della Sera: “Oggi il suo nome non si può più pronunciare nel Paese della Mezzaluna. Gli stadi a lui dedicati sono stati ribattezzati e persino la squadra per la quale ha tanto segnato lo ha espulso e lo ha rimosso da tutti i documenti ufficiali sulla storia del club. Nel 2011, dopo il ritiro calcistico, Sükür viene eletto deputato in Parlamento nelle file del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, proprio l’Akp che è ancora oggi ben saldo al comando nel Paese, ma la sua carriera politica finisce quando scoppia la tangentopoli turca nel 2013 e alcuni esponenti del governo Erdogan vengono travolti. È l’inizio delle ostilità con Gülen che viene accusato di essere dietro all’azione della magistratura”. L’apice questa vicenda lo raggiunge nel 2015 quando: “Arriva il momento della fuga in California con la sua famiglia, la seconda moglie e i tre figli, dopo che la magistratura lo accusa di aver insultato il presidente Erdogan su Twitter”. Insomma, vittima di un vero e proprio regime dittatoriale che prima lo accoglie e poi lo costringe alla fuga.
Il dramma del padre
Il povero Hakan Sukur riesce a fuggire dalla Turchia prima che la situazione si complichi ulteriormente. Suo padre invece non riesce a fare altrettanto. Ecco cosa gli è accaduto: “Nemmeno un anno dopo, nel novembre 2016, viene prelevato mentre era in moschea ad Adapazari per presunta complicità con i rivoltosi nel tentato colpo di Stato del 15 luglio. È un modo, neanche troppo nascosto, per colpire l’ex goleador sulla cui testa da agosto pende un mandato di cattura, con l’accusa di far parte di «una organizzazione terroristica». Sükür potrebbe, forse, scegliere un’altra strada: quella di rinnegare Fethullah Gülen. Ma non lo farà come non l’ha fatto nel 2013 quando si dimise da deputato. Lui ha sempre difeso l’operato del predicatore islamico rifugiatosi in Pennsylvania nel 1999, negando un suo ruolo nel tentativo di golpe. Il padre però non ce la farà: morirà di cancro 8 mesi dopo l’arresto senza aver riconquistato la sua libertà”. E da quel momento la sua terra natia, la sua casa è diventata impossibile da raggiungere. Con in più, il dramma per la perdita dell’amato padre. Dalla gloria all’esilio come i peggiori dittatori: questa la parabola della vita di Hakan. A causa di un dittatore che si professa democratico, che di democratico non ha nulla.