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Sabatini: o si fa l’Inter o si muore, finalmente qualcuno ci mette la faccia

Già il fatto che Sabatini torni a parlare oggi dimostra quanto sia delicato il momento che sta vivendo l’Inter. Intendendo non solo la squadra ma anche la società e perché no, il rapporto di entrambe con i tifosi. Parla poco Sabatini perché parla poco Suning. Scelta discutibile quanto si vuole, di pretto stampo cinese, della serie facciamoci gli affari nostri e chi se ne frega della stampa. Scelta a cui i tifosi italiani non sono abituati, vista la bulimia di parole che caratterizza il calcio nostrano. Ma tant’è, i cinesi la pensano così, almeno i nostri. Non resta che adeguarsi. La vulgata che circola in queste ore con zio Zhang che trovando 5 minuti da dedicare all’Inter alza il telefono e chiama Sabatini per capire le ragioni di tanto subbuglio potrebbe essere più che verosimile.

L’esito di questa telefonata, ove mai ci sia stata, è che finalmente qualcuno ci mette la faccia e si prende le responsabilità. Se le prende colui che forse ne ha meno di tutti, ma che da plenipotenziario di Suning non può fare a meno di dire che il “primo colpevole sono io”, ben sapendo che questo è il modo migliore per mettere tutto il resto del management di fronte alle proprie corresponsabilità. A chi parla Sabatini è facile immaginare. In primis Piero Ausilio, ma di sicuro anche Robert Faulkner capo della comunicazione, probabilmente Zanetti per finire come è ovvio con Spalletti.

Spalletti sotto esame come tuttiIl mister “rimane il migliore in ogni caso” dice Sabatini, e di questa scelta rivendica in qualche modo la paternità. Dunque messaggio chiaro: Spalletti non si tocca almeno per ora, anche se quel “in ogni caso” pare mettere anche lui in discussione se non dovesse arrivare il quarto posto. E magari “nella prosa ridondante e nelle divagazioni varie” da accantonare il manager di Suning pensa anche a qualche parola di troppo del mister di Certaldo, che poteva risparmiarsi qualche intervista davanti a qualche ristorante.

Ma le parole che lasceranno il segno di questa intervista sono “la sintesi brutale alla quale nessuno potrà sottrarsi nello spogliatoio, in campo, in sala stampa e negli uffici della sede”. Siamo al redde rationem, il boia sta lustrando la ghigliottina per quello che sta avvenendo da tre mesi a questa parte, magari senza neanche aspettare il giorno in cui il quarto posto sarà definitivamente conquistato o perduto. Per vedere quali teste cadranno basterà aspettare qualche settimana. Resta da capire se la “sintesi brutale” riguardi davvero anche lo spogliatoio, dunque la guida tecnica della squadra, oppure se questa sia stata citata da Sabatini proprio per evidenziare che nessuno può sentirsi con le chiappe al sicuro, tutti sono sotto giudizio anche se evidentemente con modalità diverse.

E di tutto questo Sabatini dice che occorre rendere conto ai tifosi prima che alla proprietà. Il concetto non fa una grinza, ma come non pensare ad un messaggio lanciato per tranquillizzare quei settori della tifoseria che minacciano proteste fin dalla gara con il Benevento? Siete voi i veri padroni dell’Inter pare dire Sabatini ai tifosi, io sto anche dalla vostra parte. E se anche così fosse, meglio tardi che mai, basta che non restino parole al vento e si dia loro un significato effettivo.

Dulcis in fundo la squadra: anche qui basta con le parole generiche, evocative ma retoriche. Le qualità per arrivare quarti ci sono, lo dimostrino ai tifosi e a noi, soprattutto chi ritiene di meritarsi l’Inter anche per il futuro.

Non il solito discorso accomodante insomma. Nessuna banalità, nessuna parola scontata, cinque minuti se non di minacce per tutti di durissimo richiamo alla realtà per ogni componente del mondo Inter. Silenzio e pedalare per portare a casa il risultato, queste le uniche due medicine che il medico Sabatini ha imposto al convalescente. Ed un avvertimento chiaro: qui o si fa l’Inter o si muore, a buon intenditor poche parole.